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La grande bellezza: aridatece Marcello!

Da Leggere A Colori @leggereacolori
small_131214-000427_to131213ap_3330Che La grande bellezza sia un film girato bene lo si intuisce subito, quando il regista, Paolo Sorrentino, ti tira dentro, brutalmente, nel bel mezzo di un festino animato da una strana ed impalpabile umanità danzante. Uno spaccato realistico delle notti romane, in cui primeggia la figura del protagonista, Jep Gambardella, re delle serate mondane, giornalista, ex scrittore, mattatore inarrivabile, stile e classe ineguagliabili, che, se vuole, riesce a rovinarla, una festa, e sa rimettere in riga qualunque ospite con ironia, e savoir faire, ma che, pur avendo ottenuto tutto ciò che desiderava, dietro l’apparenza nasconde più di qualche velo di malinconia. Uno scenario ne´La grande bellezza che è fotografato con lucido realismo e che non può né vuole piacerci, così come non piace allo stesso personaggio nato dalla penna dello sceneggiatore, perché questi trenini fatti di una varietà umana persa nel proprio egoismo “non vanno da nessuna parte“, perché non ha senso scrivere del nulla e del resto non c’è riuscito nemmeno Flaubert. La storia non ha quindi nulla di trascendentale ed anzi forse è debole quando in qualche modo prova ad uscire dal proprio percorso narrativo/descrittivo per giungere al proprio epilogo, e per far ciò scomoda la Santa ed i suoi amici cigni, ma La grande bellezza ha una struttura ed una portata apprezzabili; in molti momenti assume connotati surreali poiché il protagonista spazia con una certa frequenza su e giù tra i rivoli del tem Continua a leggere

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