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La Grande Bellezza, cronaca di un’emozione

Creato il 05 marzo 2014 da Molipier @pier78

Scritto da: Virginia Cerrone 5 marzo 2014 in Cinema, Spettacoli Inserisci un commento

Raccontare un’emozione non è cosa semplice ma, anche rischiando una non bella figura, ci voglio provare ugualmente.

Non ho seguito la notte degli Oscar, non solo perché non ne avrei avuto la possibilità, molto ha pesato la  vigliaccheria; una cosa però l’ho fatta, ho puntato la sveglia alle 6.00 del mattino del 3 marzo, ora d’inizio dei primi notiziari con i premi già sicuramente assegnati.

Quando finalmente la striscia in sovraimpressione passa e ripassa ciò che voglio leggere ma, non contenta, cerco un canale per seguire la cerimonia della consegna. Imparata a memoria anche questa penso sia il caso di dormire ancora un pochino e, prima di riprendere sonno, elaboro il titolo della pagina.

All’ora in cui, forse, siamo tutti sulla via del risveglio definitivo, prendo il cellulare e mando un messaggio all’assistente di Paolo Sorrentino. Testo dell’sms: “Che bellezza! Che onore! Che grande gioia!” Risposta: “Grazie Virginia, ciascuno di voi ha contribuito a quel premio …”.

Tutto aveva avuto inizio il 1^ maggio del 2012, quando la sottoscritta, che di cinema ama scrivere e non solo, aveva letto un annuncio di un casting per il nuovo film di Paolo Sorrentino: chi desiderava candidarsi doveva inviare foto e curriculum. Fatto e poi non ci si pensa più. Un pomeriggio di metà settembre, mi arriva una telefonata dall’assistente personale del regista che mi informa che faccio parte di una cinquina (già c’era odore di premio) di volti femminili da sottoporre al regista e mi chiede se, qualora prescelta, avrei accettato di fare la comparsa. Giro la domanda a chi avrà la cortesia di leggere questa pagina. Vengo scelta e convocata. Inizierà una due giorni di quelle che non desidero dimenticare.

Il giorno prima delle riprese vengo convocata a Roma per una prova costume. Siamo in un locale attiguo ad una chiesa. Entro e trovo letteralmente una folla di belle ragazze ed altra varia umanità, truccate o ancora al trucco o affidati al parrucchiere. Mi vestono, mi svestono e mi rivestono e mi scattano foto.  OK per le scarpe, posso usare le mie, e non è poco perché, per le riprese che inizieranno il giorno dopo, c’è una convocazione al centro di Roma fissata per le 16.30 ma non si conosce l’orario finale.

Con il mio borsone arrivo al campo base, così viene definito il punto di raccolta dove attori e comparse vengono accolti in roulotte allestite come saloni di parrucchiere, estetista e sartoria.

Arriva Tony Servillo che, con uno sorriso cordiale, saluta me e mio marito, che mi ha accompagnato. E’ ora di affidarsi alle mani del parrucchiere. Ho i capelli lunghi, me li raccolgono sopra la testa. Decidono di non truccarmi.

Due poltrone di fianco a me c’è Tony Servillo che chiede chi io sia e quale ruolo mi sia stato affidato. Gli dico che sono “l’infermiera del maestro”, solo perché ne sono stata informata. Vado ad indossare i panni del ruolo e mi preoccupano due cose: i collants e una giacchina di lana. E’ fine settembre ma il caldo è da ferragosto.

Ci portano qualcosa da mangiare e ci raccomandano di non fare complimenti perché le riprese potrebbero terminare anche a notte inoltrata.

Intorno alle 20 un’auto con parte degli assistenti della troupe mi preleva e mi porta in uno dei mille splendidi angoli di Roma, più precisamente in un appartamento di una palazzina nobiliare di quelli che si raggiungono salendo pochi gradini ma molto alti.

Lì vengo presentata a Paolo Sorrentino e ritrovo Tony Servillo il protagonista che interpreta Jep Gambardella insieme al mitico Giulio Brogi che ricordavo nel ruolo dell’Enea televisivo, tanti tanti anni fa.  Interpreta il “maestro” del cinema, io la sua infermiera. La scena verte su un’intervista che gli fa Gambardella. La mia è un’apparizione fugace ma sono felice di essere ultima tra grandi.

Il dialogo tra i due è poesia allo stato puro; purtroppo, la scena, insieme ad altre ugualmente intense, viene tagliata. Il cinema impone i suoi tempi.


Le riprese avvengono a finestre chiuse ed inevitabilmente mi domando perché in estate si debbano girare scene con abiti invernali. Un paio d’ore ed abbiamo terminato. Il sogno è finito, ma di lì ad un anno inizierà un viaggio fatto di tante tappe tutte vincenti. Il traguardo finale, ed il più importante, è a Los Angeles ed è nostro.

Di un regista italiano che ha saputo abbreviare la distanza tra realtà e sogno, di un cinema italiano che ha fantasia da vendere e di una città, che è anche la mia e che qualcuno ha definito “caput mundi”.

Cinema Jep Gambardella la grande bellezza oscar paolo sorrentino spettacoli Tony Servillo 2014-03-05

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