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La Grande Trota Marmorata del Sesia

Da Pietroinvernizzi
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Tra le braccia il sogno di una vita!

Quando sentii l’abboccata capii subito che era una trota più grossa delle altre, tirava in modo diverso, meno elettrico e più caparbio. Papà era lontano e la mia hardy di un metro e ottanta in fibalite si piegava più del solito. Il mepps 3 argento, legato al Platil Strong 0.18, era volato proprio in quel rimollo dietro il sasso in mezzo all’alto Sesia, dalle parti di Scopa, tre giri di manovella dell’Abu Cardinal C4 ed ecco la botta di adrenalina, <c’è!>, pensai con il cuore in gola. Papà mi vide e con un sorriso di gioia e orgoglio iniziò ad avvicinarsi. Intanto la trota era ormai vicina, ma inspiegabilemnte qualcosa andò storto: la bobina cadde in acqua… Sconcertato provai ad afferrare il filo con le mani e a recuperare il pesce a mano. C’era ancora! In breve fu tra le mie mani tremanti e papà mi era accanto; era enorme, faceva 35 centimetri! Ero un bambino e quella strana trota senza pallini era la mia prima marmorata.

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La mole possente della Grande Regina

Mi sorprese il fatto che papà disse di lasciarla andare, che era bella ma era piccola… piccola? Una fario di quella taglia l’avremmo senza dubbio tenuta e portata a casa con orgoglio per farla in padella!

Mar-mo-ra-ta. Così si chiamava la trota che a 35 centimetri era piccola ed il Sesia era la sua casa.
Era l’inizio di una lunga storia, di un sogno.

Per ancora tanti anni pescai come papà aveva insegnato, i suoi principi e le sue regole generali erano e saranno sempre il mio mantra alieutico. La pesca prendeva sempre più significato nella mia vita. Amavo tutto ciò che accompagnava ogni uscita: preparare i panini, i vestiti, le scatolette dei cucchiaini; amavo stare con papà sul fiume e quando c’era mio fratello era ancora meglio, i tre maschi di famiglia a condividere una grande passione. Quindi chiacchiere, discorsi, teorie e ricordi. La cattura grossa è sempre il sogno del pescatore, ma le grosse trote erano ancora un’idea astratta, perse tra qualche leggenda sentita al bar e viste di sfuggita in qualche foto ingiallita.
Venne un’età in cui gli ormoni provarono a distrarmi dalla pesca, tentazioni fatte di reggiseni slacciati in camerette, primi amori, motorini, sbronze e altre mirabolanti acrobazie adolescenziali; ma in quegli stessi anni scoprivo la pesca oltre la famiglia, con gli amici. C’erano a scuola alcuni loschi figuri che, così dicevano, amavano andare a pescare. Con molto scetticismo reciproco approcciammo l’argomento all’intervallo prima, sempre più spesso poi. Stava nascendo un sodalizio d’acciaio, erano gli albori dell’Anonima Cucchiaino!
Anno dopo anno migliorammo la tecnica insieme e ampliammo i nostri orizzonti, la pesca alla trota era sempre “La Pesca” per eccellenza in famiglia e con l’Anonima, e famiglia ed Anonima erano sempre più mischiati tra loro.
La Marmorata era sempre “Il Pesce” mitologico.
Un giorno ero con Jacopo all’altezza di Serravalle Sesia, scelsi un mepps 2 bronzo per quelle condizioni di luce e con molta convinzione lanciai alla testa di una pozza. Una bestia pazzesca strattonò la mia vecchia Browning e si mise a correre verso valle nelle schiume della corrente, lo 0.20 era messo alla frusta, ma presto il guadino a molla fu nella mia mano sinistra e per una volta, per miracolo, scattò e si aprì! <Jacopooo…> urlai, ma non mi sentiva e quella “bestia”, anche lei color bronzo, si dimenava. Senza esitare la uccisi con un colpo secco su di un sasso. Mi macchiai del peccato originale. Presto avrei iniziato ad odiare quella foto che poco dopo scattammo e che mi ritrae sorridente con soli 49 miseri centimetri di trota appesi alla mia mano.
Sventolare quel trofeo al mondo mi restituì, giustamente, tante frasi come: “peccato che tu l’abbia uccisa”, “non si fa”, oppure “bella, ma non arriva neppure a 50, il mio record è X di più”…
Nacque Facebook e si diffuse l’uso di Google… cominciai a vedere foto di trote grosse, grosse sul serio. Non solo in Adige, in Brenta, in Piave, in Po’, in Adda, quelle contavano meno, ma anche qualcuna in Sesia. Era lei, era La Marmorata!

Tra le braccia il sogno di una vita!

La grande marmorata del Sesia!

Ho fatto subito miei i principi del Catch and Release consapevole ed ho iniziato a pensare ad una pesca più pesante, più selettiva. Ho iniziato a studiare, nel vero senso della parola: libri, articoli, tesi di laurea, attrezzatura, molta attrezzatura. Ho iniziato ad essere ossessionato da quel pesce: la grande regina, la marmorata in generale ma quella del mio fiume in particolare, la Marmorata del Sesia.

Stavo iniziando la caccia! Stavo iniziando a capire come fare una pesca mirata, una pesca di sacrifici: attrezzatura più pesante, esche generose, posti particolari, sveglie all’alba e tramonti fino a buio, ma anche controllo meticoloso di ogni dettaglio, finali e nodi rifatti al minimo dubbio.

Un giorno molto speciale.

03/02/2013 Ricordi importanti sul fiume con gli amici!

Conobbi il Maestro.
Il Savio era leggenda per me, nessuno aveva preso più trote grosse di lui nel Sesia in tempi moderni.
Gli dei della pesca sanno quando è giusto mandare un messaggio: il giorno in cui lo conobbi pescammo qualche ora insieme, lui risalì il fiume ed io lo discesi e presi una marmorata da sessantacinque centimetri! Fu il mio nuovo record. Sapevo che non era un record degno di fama, ma per me era la prima Marmorata degna di questo nome. Il Maestro riconobbe in me l’Eletto e divenni il suo discepolo. In una sola stagione grazie ai suoi insegnamenti imparai quello che mi sarebbe costato anni ed anni di esperienza. Da quel giorno Savino non ha mai smesso di darmi preziosi consigli ed essere il mio punto di riferimento per confrontare scoperte, intuizioni ed idee nella caccia alla grande marmorata, ed è anche diventato un ottimo amico con cui è semplicemente bello condividere la stessa passione e lo stesso impegno per l’amato Sesia. La tecnica dunque ha continuato a migliorare, ma la tecnica per quanto importante, è solo uno strumento al servizio del Sogno. Ed il sogno divenne una visione sempre più chiara nella mia vita: una trotona oltre i 70 centimetri perché bramavo incontrare una Grande Regina del Sesia. E poi magari, un giorno, una oltre gli 80 per poter morire sereno. (Vedi questo Report ed il mio commento del 3/5/2012 … N.d.R.)

Una stupidaggine questa delle misure… non che le misure non contino, ma di certo hanno un significato molto molto relativo e non potremo mai misurare le emozioni né il valore di un pescatore.

In altri fiumi 70 o 80cm sono taglie ragguardevoli ma più frequenti, nell’alto Sesia, per quanto sia un fiume ricco di marmorate, sono taglie da capogiro. Questi numeri, ripetuti come una preghiera ad amici e conoscenti, sono diventati ben presto una malattia, qualcosa di cui in fondo avrei quasi voluto liberarmi se solo ne fossi stato capace… La pesca non è questo e lo so bene, pescare è una ricerca interiore, è stare nella natura, pescare è filosofia e condivisione… ma La Grande Trota reclamava il suo Sogno, il mito, la mia leggenda. La caccia continuava. Qualche altra trota degna di questo nome iniziava a popolare il mio album delle catture con sempre maggior frequenza! Ed ormai da qualche anno mi ero trasformato in uno dei paladini del Catch and Release incondizionato sulle marmorate. Sempre più convinto che i sogni debbano essere conquistati e meritati. Il papà di Francis, che ora condivide il paradiso dei pescatori insieme a mio padre, diceva che “per riuscire nei propri sogni c’è bisogno di talento, sudore e fortuna”; ho fatto di tutto per trovare in me il talento e continuerò sempre ad inseguirlo, il sudore non è mancato e non lo farò mancare, e la fatica è piacere quando insegui il tuo sogno.
L’anno scorso una beffa… una grande trota si fece ingannare dalla mia esca, ma era una grande trota cieca e debole, gli dei della pesca si prendevano gioco di me? Oppure mi incoraggiavano, sceglievano me per accogliere una loro regina e dirmi che ero sulla strada giusta?
L’amore è uno scambio costante, il fiume mi ha dato e continua a darmi tantissimo ed io penso sempre di dovergli qualcosa a cambio! Così mi sono impegnato nelle attività dell’SVPS al fianco di Savino ed altri validi pescatori, gli amici consiglieri, per tutelare il fiume e le sue meravigliose creature. Poi l’attività di questo blog, l’Anonima Cucchiaino, che con tutti i suoi articoli e i suoi post, ora seri ora giocosi, spero possa portare nel grande fiume della comunicazione un messaggio di pesca consapevole e rispetto della Natura.

La bellezza del Sesia il 25/5/2014

La bellezza del Sesia il 25/5/2014

Questo lungo cammino mi ha portato sabato sera, 24 Maggio 2014, a puntare la sveglia all’alba nell’unico giorno di riposo della settimana. Domenica alle 4.40 il sogno mi ha fatto svegliare laddove la sveglia da sola avrebbe fallito. Alle 6.15 barbellando di freddo facevo il primo lancio nel Sesia. Alle 11.30 sudando nell’afa della bassa pressione lanciavo una grossa esca di quasi 15 centimetri. A lanciare era la Bangher Rod, quella canna specialissima la cui costruzione, costata un anno di prove e ricerca, era stata pensata apposta per Lei. Ero lì sul fiume e questo è l’importante, ero lì con la mia storia alle spalle ed un grande sogno nel cuore. Inseguivo l’incontro con Lei. Lei esiste. Lei ha risposto fermando l’esca come un macigno nel profondo del fiume. Immobile sul fondo mi ha fatto capire che era grossa. Molto. Non si è mossa dopo la mia prima ferrata.

L’ho ferrata ancora due volte sentendo che quel fondo ondeggiava, sbranchiava, era vivo. Ha iniziato a dirigersi con fermezza verso monte, verso una schiuma bianca di corrente. Mi ha fatto paura. La frizione chiedeva pietà ma io ho provato a forzarla, volevo accompagnarla verso valle lungo la lama e non farla intanare a monte nelle correnti. Penso di averle girato la testa, perchè ha incominciato a scendere, io tenevo la tensione sulla lenza e cercavo di non pensare a quanto fossero spaventose le testate ed i colpi che sentivo arrivare dal fondo del fiume.

Non l’avevo ancora vista, penso fossero ormai passati tre minuti ed io non l’avevo ancora vista, la trota stava accelerando la sua corsa con la corrente ed io stavo già correndo tra i sassi, sempre più grossi su una sponda sempre più ripida.

Trota Marmorata del Sesia: la livrea più bella del mondo!

Trota Marmorata del Sesia: la livrea più bella del mondo!

Ricordo di aver anche messo i piedi tra le spire di un grande serpente, ma non era certo un problema una lunga biscia d’acqua, neppure un leone mi avrebbe fermato; sapevo che era Lei, ma non sapevo ancora se sarei riuscito ad averla. Mi superò nella corsa verso valle e per la seconda volta mi fece paura. Iniziai a cercare di frenare la sua discesa ma non potevo forzarla, troppo sforzo sull’attrezzatura. La vidi. Se ci ripenso mi si ferma ancora il respiro. Era davvero grande e vedevo che dava colpi a destra e sinistra con quella testa enorme, alternando questi movimenti a delle vere e proprie capriole. Era lunga ed era alta, massiccia come la più forte delle trote!
Ormai avevo affannosamente percorso circa cinquanta metri verso valle, la sponda era difficile, sempre più ripida e con sempre più vegetazione, ma soprattutto in fondo alla lama c’era un salto d’acqua violento. Ebbi paura per la terza volta. Se fosse arrivata al salto non avrei potuto tenerla. Ma nella sua lotta fece un errore: le sue capriole, girandosi su se stessa si era avvolta, arrotolata, nel filo… dalla testa fino alla coda. Non nuotava più. La sua mole nella corrente era comunque una fortissima trazione, ma almeno mi fu possibile abbattere la canna verso la riva e forzare leggermente il recupero. Dopo un lasso di tempo che mi è sembrato di ore, ma che probabilmente è durato 5 o 6 minuti, ero accanto a lei, nel guadino non entrava, sia per la mole, sia perchè il filo la teneva ormai per la coda; il guadino l’ho usato per spingerla contro le radici della sponda, mentre cercavo io stesso di non finire troppo dentro il fiume avendo ormai l’acqua alla cintura. Lanciata la canna sulla riva ho avuto paura un’ultima volta: con la destra ho afferrato il suo testone e l’ho girato dentro la rete. Avevo preso il Sogno e lo tenevo davanti a me nell’acqua. Telefonai subito al Maestro che insieme a Flavio Riva, grande guardapesca, in cinque minuti fu da me. Con il loro prezioso aiuto ho potuto avere delle belle foto ed il video del rilascio. Quando l’ho vista sconfitta, senza forze accanto alla canna, ho avuto una profonda sensazione di pena.

Bangher Rod

La splendida Bangher Rod ed il Twin Power Japan accanto al loro destino!

Mi sentivo in colpa per averla umiliata. Quella divinità del fiume davvero poteva essere presa e sconfitta? Di certo ucciderla mi avrebbe ucciso.

Oggi so con certezza quello di cui un tempo dubitavo: se prendi il pesce dei sogni desideri con tutto te stesso liberarlo. Non puoi uccidere il tuo stesso sogno!

Piano piano ha recuperato le forze ed è tornata nel mio, nel nostro fiume. (Clicca qui per il  Video del Release ! N.d.R.)

Ora la caccia è finita? No, ma di certo è finita l’ossessione, mi sento libero e fortunato. Se ripenso a Lei mi vengono quasi le lacrime agli occhi, vorrei parlarne con papà a cui dedico la cattura se ha un senso farlo; comunque posso parlarne con tutti voi ed è straordinario. Mi scuso se vi ho annoiato con questo lungo racconto, ma speravo di farvi capire perchè quella trota non è solo una trota, è un traguardo ed un punto di svolta in un percorso, rappresenta valori, affetti, storie di vita incrociate, è il sogno che ho vissuto e che non mi ha deluso in nulla… è stato tutto fantastico e sono pieno di gratitudine nei confronti della vita, del fiume e di tutti coloro con cui condivido questa infinita passione nei suoi valori più belli.

Se avete letto fino a qui avete senza dubbio guadagnato credito presso gli dei della pesca, ricordatevene al prossimo lancio quando vi concentrerete figurando il vostro sogno all’altro capo della lenza. Infatti le grandi catture sono figurazioni della mente. I pesci enormi esistono solo perchè i pescatori riescono ad immaginarli!

See you spoon

Rock’n'Rod

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