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La Grecia e la sindrome Polverini

Creato il 24 settembre 2012 da Albertocapece

La Grecia e la sindrome PolveriniC’è un parallelo che si può fare e che apparentemente c’entra poco: quello tra le cifre del marcio che affiora inarrestabile, dilaga attraverso i rivoli aperti dalle inchieste giudiziarie con tutto il suo fetore e le tristi cifre della Grecia, già fallita a nostra insaputa. Bisognerà aspettare almeno le elezioni americane perché la verità ci venga rivelata, per ora Atene è ancora lo spettro grazie al quale si possono fare le stesse cose combinate contro il popolo ellenico. Ma leggendo i numeri tutto appare più chiaro: i 130 miliardi prestati alla Grecia (ma già non bastano più, ce ne vogliono altri 30) comporteranno una cifra  globale da restituire di 274 miliardi di cui il 52% andrà alle banche estere, il 23% alla Bce, un altro 2o% alle banche locali e solo il 5% rimarrà al governo greco per tentare una misera sopravvivenza.

Cosa c’entra tutto questo con la Polverini, Formigoni, Penati e quant’altri in prossima proiezione sullo schermo del nostro scontento? C’entra eccome perché il ceto politico centrale e decentrato fino al più piccolo comune, ha continuato a pasteggiare sul Paese durante gli anni di crisi e ora, arrivati al dunque, lo sta svendendo  in cambio della conservazione dei privilegi propri e della classe dirigente complice e correa. La corruzione progredita fino all’osso, fino alle spine dorsali di molti durante il periodo berlusconiano, è diventata un modus vivendi irrinunciabile. E questo è esattamente ciò che è accaduto in Grecia negli anni drammatici della crisi. Così come è avvenuta la deindustrializzazione “suggerita” da Ue ed Fmi, così come sono avvenuti i truffaldini pagamenti di liquidazioni e debiti nei confronti delle aziende in titoli di stato che oggi valgono il 20% della cifra originaria,

Atene, forte del diritto internazionale, avrebbe potuto anche opporsi alle manovre della troika, ma questo avrebbe significato per molti versi, dentro una microeconomia, una mutazione e ricostruzione integrale dell’ambiguo modello messo in piedi da NeoDemokratia a cominciare dal fatale 1989 e in particolare da Karamalis  con la complicità del Pasok. Paradossalmente permettere un impoverimento drammatico del Paese e la sua svendita ai potenti economici in agguato, è più funzionale a mantenere i privilegi. E badate che la Grecia aveva in casa propria le fonti di diritto con cui impedire il saccheggio: fu proprio negli anni Trenta con Metaxas ( quello a cui  volevamo spezzare le reni e le spezzò a noi) che si generò un contenzioso per un debito che il Paese aveva con il Belgio e che pagò solo in minima parte, un precedente di cui si sono avvalsi una decina di anni fa Ecuador e Argentina. Metaxas fece presente che il pagamento integrale del debito avrebbe messo a repentaglio il benessere del popolo e creato uno stato insurrezionale. La Corte Permanente di giustizia dell’Aia, poi sostituita dall’attuale Corte internazionale di giustizia, decise che queste situazioni prevalevano sul debito.

Ma appunto ricorrere a questo strumento avrebbe significato un ridimensionamento del sistema affari – politica e non ci si è nemmeno pensato. Cosa che avrebbe avuto un’efficacia assai maggiore del referendum proposto da Papadopulos e fattogli immediatamente rimangiare. Così oggi la Grecia è “capta” e governabile solo grazie a una bizzarra legge elettorale che non solo presenta uno sbarramento al 3%, ma anche un premio di maggioranza per il partito arrivato primo del 15%.

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