Magazine Attualità

La guerra contro “Živago” e “Živago” opera del Kgb?

Creato il 01 settembre 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

untitleddi Giuseppe Leuzzi.

È la storia della pubblicazione del “Dottor Živago”. Molto sul dettaglio, ed è il suo pregio, anche appassionante, poco sul contesto e la storia, ed è il suo limite: la vicenda fu politica, e non di poco conto. Non una censura, più o meno occhiuta e disdicevole come tutte le censure, ma il modo d’essere di una regime politico, il comunismo sovietico, tutto trucchi e disinformacija, e delle sue appendici europee, compreso, con tutti i distinguo che si vogliano, il Pci. Anche comunisti poi libertari, come Rossana Rossanda e altri del “Manifesto”. Mentre qui c’è poco Pci. Feltrinelli invece viene fuori infine a figura piena. Curatore degli archivi socialisti e di Marx e Engels. Nonché degli affari di famiglia (cellulosa, carta, vernici, scavatrici etc.).
Fu una brutta storia anche per venire dopo il disgelo e la destalinizzazione: una forma di pressione violenta su Pasternak e su Feltrinelli, per un libro – quel mondo “ideale” era fatto così, l’abbiamo scampata bella. Il Pci si portò poi accusatore. Ma non convinto, solo per opportunità, e dopo un molteplice impegno a favore di Mosca – era il Pci di Togliatti, su cui la valutazione storica rimane ancora vaga, ma che continuava, straccamente, le vecchie pratiche anche dopo la destalinizzazione.

Paolo Mancosu, Živago nella tempesta, Feltrinelli, pp. 496 € 29


Un’altra storia della pubblicazione di “Živago” ha Astolfo in “La morte è giovane”, romanzo in via di pubblicazione, a proposito di Vanni, un personaggio, onesto svizzero di Milano, che lascia il mondo con una deriva verso la reazione (“non si può stare con la tirannia” – lui diceva “con la stupidità” – “e pretendersi paladini della libertà”). Vanni, genio dell’editoria, socievole e solo, uno che si sorprendeva a dialogare con se stesso su irrisolvibili “problemi di base”, molto vicino a Feltrinelli all’epoca del romanzo, muore senza rimpianti se non uno: “Si può morire evidentemente per ragioni metafisiche. Vanni il suo telos limitò al whisky, doppio, liscio, il primo nella tarda mattinata, “allenta la voglia di cibo”, il secondo nel pomeriggio, “allenta la tensione”, la sera a volontà. Doveva sempre scrivere la storia dello “Živago”, della pubblicazione del romanzo. Non è andato oltre l’attacco: “Il 1956 è l’anno del Rapporto Krusciov, che fa scoprire ai comunisti, che non li sapevano, gli orrori di Stalin, mentre si preparano i “fatti d’Ungheria”, no-stro sedativo eufemismo. Per i comunisti che vanno a Mosca, Secchia, Robotti, Longo, Alicata, Spano, Rossanda, e per Suslov, Ponomariov, Serov, Breznev, è l’anno dello “Živago” trafugato. Questo è indice di sensibilità poetica, e può ascriversi a onore del comunismo sovietico.

“ – I comunisti non hanno capito che veicolo di propaganda era il romanzo. – Era sopraffatto dal rigurgito polemico, il fallimento indigerito: – Rossanda rimpiangerà di non aver fatto miglior uso della sua bellezza, quando scoprirà che la pubblicazione del romanzo fu opera del Kgb. – E qui si capisce il genio di Willi Münzenberg, che l’infamia rese eroica: di “Omaggio alla Catalogna”, che la fine dei compagni spiega in Spagna a opera degli stalinisti, non si vendettero in dieci anni le 1.500 copie della tiratura, benché alla fine del decennio Orwell fosse già autore acclamato della “Fattoria degli animali”e la “Fattoria” s’era dovuta pubblicare alla macchia, T.S. Eliot aveva dubbi sulla “posizione politica” di Orwell, il poeta conservatore. Con Koestler Willi ci riuscì, di “Buio a mezzogiorno” comprò e distrusse la tiratura. “Živago” opera del Kgb non è male”.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog