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La guerra e’ finita, infuria la battaglia. Ma kiev ha perso

Creato il 31 gennaio 2015 da Conflittiestrategie

genSe ai separatisti fosse stato ordinato di arrivare fino a Kiev, probabilmente, in poche settimane, li avremmo già visti marciare su Majdan Nezaležnosti, Euromajdan per i fabbricatori di falsi miti rivoluzionari ad uso e consumo dell’imperialismo americano. Questo per spiegarvi i reali rapporti di forza sul campo, nonostante la retorica ucraina )assistita da quella Atlantica) che sta raccontando una guerra mediatica rovesciata negli esiti ma che è stata persa militarmente da Kiev ancora prima di essere cominciata, facendo tanti morti civili perché aveva come principale scopo proprio la pulizia etnica dei russofoni dell’est. L’Occidente si è reso complice di questa mattanza razziale, ricorrendo ad schema già visto all’opera in altre aree dei Balcani negli anni passati, in quanto convinto che solo un’Ucraina derussizzata avrebbe potuto essere integrata più facilmente nell’UE e nella Nato. Il piano è ormai miseramente fallito, così come la possibilità di ricacciare la Russia fuori dalla sua orbita egemonica. Ma gli americani hanno dato agli ucraini l’ordine di tenere le posizioni fino all’ultimo uomo. Lo stesso comando che Hitler impose alla 6 armata nel 1942, resistere fino all’ultima cartuccia. E, difatti, i soldati di Kiev cadono come mosche con la loro diavoleria a batterie solari in tasca, donatagli dal reverendo Charles Stanley, della Chiesa del contatto della verità. Guardate voi stessi come si può ancora farsi fare il lavaggio del cervello mistico nelle nostre società materialistiche: qui . E’ una forma di Jihad tutta occidentale che fa certamente meno presa della sua versione musulmana, dove l’attaccamento alla fede combacia con uno stile di vita tradizionale e dunque intimamente più vicino al divino. Ma tant’è.

Sono state le provocazioni di Poroshenko e soci a convincere le milizie filorusse ad attaccare a Mariupol e a chiudere la sacca di Debaltsevo, dove quasi 8000 soldati ucraini rischiano ora di fare la fine dei tonni nella rete. Proprio i colpi sulle abitazioni civili a Mariupol, che però sono stati esplosi dalle postazioni ucraine, hanno spinto l’UE a prolungare le sanzioni contro Mosca. Lady PESC Mogherini ha addotto questo come pretesto per continuare a colpire il Cremlino con provvedimenti del tutto inutili ed ingiusti, considerato che le responsabilità per gli ultimi efferati delitti ricadono interamente sulla testa dei quisling ucraini. Evidentemente, dire la verità (che ammettiamo essere sempre contraddittoria, come diceva il Presidente Mao) non rientra nelle prerogative della carica ricoperta dalla Mogherini che sta riuscendo a fare peggio di Lady Ashton, e non era facile. Inoltre, sono gli stessi locali che smentiscono la presenza di truppe russe sul suolo ucraino, (questa è l’altra balla sulla quale poggiano le sanzioni). Il Generale Viktor Muzhenko ha negato, in una conferenza stampa, “la presenza di unità regolari dell’esercito russo in Ucraina”. L’affermazione è pesante e stride con le numerose dichiarazioni di senso contrario del governo filo-americano di Kiev. Ciò vuol dire che le forze armate sono stanche della propaganda dei loro governanti, anche perché a rimetterci la pelle non sono gli oligarchi ma i soldati. Nelle ultime tre settimane sono morti 1200 militari ed i feriti risultano almeno il doppio. Numeri che fanno rabbrividire anche chi è abituato alla guerra. Infatti, le defezioni aumentano vertiginosamente, i soldati chiedono asilo all’odiata Russia (che così odiata non sarà), passano con i ribelli, oppure, semplicemente si arrendono perché non hanno motivazioni a combattere. Chi ne avrebbe se costretto con minacce e con ordini suicidi a recarsi al fronte? Si può morire per una patria che nemmeno esiste più? Di fronte a questo sfacelo il Parlamento ucraino sta pensando di introdurre una legge che impedisca ai suoi cittadini coscrivibili di lasciare il Paese. Come scrive Mike “Mish” Shedlock, advisor di SitkaPacific Capital Management, il governo ucraino sta introducendo la schiavitù nei suoi confini, conculcando la libertà dei singoli. Eppure, prosegue, l’analista, la guerra è ormai finita anche se infuria la battaglia. Questa battaglia continuerà finché gli Usa ed il FMI continueranno a finanziare l’Ucraina, col solo intento di destabilizzare la Russia ed al costo della distruzione di un intero popolo. In ogni caso, dice ancora Shedlock: “l’Ucraina non sarà mai più un paese unito. E’ folle disegnare arbitrariamente le frontiere senza alcun riguardo delle credenze culturali, politiche o religiose. La guerra è finita. Kiev ha perso, anche con l’appoggio degli Stati Uniti. Lasciate che il processo di pace inizi prima che si perdano altre vite e si verifichino altre distruzioni inutili”.

Pur essendo sicuri che i separatisti non si spingeranno fino a Kiev, siamo quasi certi che potrebbero arrivare fino ad Odessa e chiudere definitivamente l’accesso al mare all’Ucraina. Quest’azione a protezione di una zona che i russi considerano di loro esclusiva pertinenza, troppo vicina ad una importante base navale per essere lasciata al nemico, è divenuta legittima nell’istante esatto in cui la Rada, il parlamento ucraino, ha rinunciato alla sua neutralità manifestando la volontà politica di aderire al Patto Atlantico. L’Ucraina si è ficcata in un vicolo cieco dal quale uscirà soltanto quando si rassegnerà, insieme ai suoi burattinai esteri, a firmare dolorose concessioni territoriali che la mutileranno per una lunga fase storica e, forse, definitivamente. Gli ucraini possono ringraziare di questa disfatta i loro fasulli movimenti nazionalisti che in combutta con i servizi segreti Usa hanno allestito un disastro in piena regola, sottovalutando la reazione di Mosca. Del resto, Putin ed il suo entourage strategico hanno preso sul serio le minacce del Dipartimento di Stato americano il quale parla già come se fosse in guerra contro i russi. Quando Vctoria Nuland dice espressamente che “dobbiamo mettere dei centri di comando e delle forze di reazione rapida nei 6 paesi dell’Europa che si trovano sulla linea del fronte” invia una dichiarazione di guerra al Cremlino che, pertanto, si mette in uno stato di allerta non per sua paranoia ma per il significato stesso delle parole pronunciate da membri influenti dell’amministrazione americana. Ciò che sconcerta è che la politica estera dell’Unione Europea esca direttamente dai centri strategici Usa che coinvolgono Bruxelles solo a giochi stabiliti. La Nuland delibera quello che si deve fare in sei stati membri della comunità ed i vertici europei non rilasciano nemmeno una frase di smentita per dissimulare un minimo di indipendenza dei loro uffici.

Questa Europa di servi non durerà ancora a lungo e non per colpa dell’euro o della crisi economica ma per una svendita della sovranità decisionale che la sta marginalizzando sullo scacchiere globale, in un periodo di immensi sconvolgimenti geopolitici che rifaranno i connotati al pianeta. E’ questa la lezione più dura che gli europei stanno apprendendo dalla crisi ucraina.


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