Magazine Diario personale

La legge di Denai.

Creato il 16 settembre 2014 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

Ogni volta che provo a essere ottimista vengo punita, regalo agli altri un sacco di speranze ma quando loro provano a dare gli stessi consigli a me mi arrampico su scivolosi specchi rispondendo che non è la stessa cosa.

Non è mai la stessa cosa anche quando invece è proprio identica. Perché dicono che “più in basso di così c’è solo da scavare” e spesso mi riempio il cervello di frasi come “quando tocchi il fondo poi puoi solo risalire” e no, un paio di cazzi, mi immagino sempre in una piscina con l’acqua alta e io dell’acqua alta ho paura anche se sono una bagnina, e quando mi avvicino alla scaletta e provo a uscire qualcuno con un sorrisetto da stronzo me la tira via e io allora nuoto veloce fino all’altro bordo per usare l’altra scaletta ma lui corre più veloce di me e toglie anche quella e mi lascia lì ad annaspare, mentre lui si accende una sigaretta e spegne le luci. Mi salvo sempre, non affogo, ma che fatica.
Inizia tutto con un uomo che poi tanto uomo non è e ti dice che sei una psicopatica, a te, che sei sempre stata sicura di esserlo e quindi sentirselo dire butta sale su ferite ancora non rimarginate. E lui lo sa, ma non gli importa. Ma va bene, le persone fanno schifo, bisogna diffidare e io lo faccio sempre e poi quando ti chiedono perché non credi a nessuno spari queste due perle e ti dicono che ci vuole speranza, l’unica speranza che ho è quella di trovare qualcuno che non mi tratti così, e invece poi. Però forse è anche un po’ colpa tua, dicono, che hai fatto qualcosa di sbagliato da giustificare il suo “affoga nella doccia”, e quindi le gambe tremano ma non sai con chi prendertela, i battiti al minuto sono 150 e se cammini per tre minuti o sali una rampa di scale poi ti devi sedere, va tutto male, male chiama male, se questo è andato male andrà bene tutto il resto. Il tutto continua con te preoccupata perché aspetti una risposta importante e quindi il cervello diventa l’equivalente di flubber e prenoti un volo aereo che paghi quanto un cazzo di giro intorno al mondo per il giorno sbagliato, si dimenticano di te e ti lasciano chiusa in casa, riesci a uscire grazie al filippino che deve fare le pulizie e vai a salutare un amico di una vita che si trasferisce in Australia domani e allora piangi e quando piangi nemmeno a dirlo ti viene la tachicardia, però se non avessi sbagliato a prendere il volo non lo avresti salutato e allora lo vedi che il destino esiste? A Porta Genova fai ridere le cinquanta persone che ti vedono inciampare e cadere sul marciapiede perché ogni tanto capita che le gambe non reggano, da sempre, hai mangiato troppo poco dicono ma no non è quello il problema, chissà che cazzo vuol dire che fanno giacomo giacomo eppure fanno proprio così, così ecco il sangue che scivola giù lungo lo stinco e si infila dentro le scarpe e vai al carrefour a comperare i cerotti e ti guardano come se fossi una tossica ma invece hai solo preso dell’inutile valeriana che non ti ha aiutata affatto a gestire l’ansia ma in compenso ti fa avere un sonno che sembra sempre primavera con l’antistaminico in circolo nel corpo. La risposta nel frattempo ancora non arriva, ma non essere frettolosa perché arriverà, lui ti ha detto che fai schifo ma continua a fare schifo lui molto più di te ma dai non ti merita è solo un coglione, non fare le cose pazze e no non le faccio le cose pazze almeno finché il sole mi scalda la pelle quel tanto che basta che ricordarmi che sono ancora viva e finché posso andare a correre, sei carina anche con il ginocchio fasciato e la caviglia sbucciata, molte grazie davvero.
Il karma, la legge di Murphy che io ormai chiamerei legge di Denai, il destino, la forza di volontà. L’esasperazione.
Non devi sempre essere così pessimista, dicono, non devi fasciarti la testa prima di rompertela, poi mi guardo la ferita sul ginocchio e penso che io con la storia dell’ottimismo ci ho provato, ma adesso trovatemi qualcuno che mi tolga il malocchio.



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