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La lentezza delle indagini nei casi di omicidio e l’incertezza degli esiti. Federica Mangiapelo e Cecilia Beretta: due ragazze unite da una fine misteriosa e tragica.

Creato il 27 novembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

27 NOVEMBRE – Altre due ragazze italiane morte nel mistero e ormai dimenticate dall’Informazione.

La lentezza delle indagini nei casi di omicidio e l’incertezza degli esiti. Federica Mangiapelo e Cecilia Beretta: due ragazze unite da una fine misteriosa e tragica.
Federica Mangiapelo è la giovane sedicenne trovata morta sulle rive del Lago di Bracciano il 1° novembre. Il primo indagato per omicidio volontario è stato il suo fidanzato, Marco, in quanto ultimo ad averla vista quella sera e con il quale lei aveva litigato prima di scendere dalla macchina, nella piazza di Anguillara, intorno alle ore 3 di notte, secondo quanto affermato da lui. Nel primo mattino un ciclista ha ritrovato il cadavere della ragazza, secondo la scientifica morta da almeno quattro ore, forse per cause naturali: molto probabilmente un malore, considerando anche che la vittima soffriva di epilessia, secondo la testimonianza di suo padre. Dalle 3:00 circa alle 9:00 del mattino restano più o meno sei ore di vuoto nella ricostruzione, ore inerenti alle quali sono state apportate diverse ipotesi, ma le indagini ancora non hanno trovato alcuna soluzione plausibile al caso.

La lentezza delle indagini nei casi di omicidio e l’incertezza degli esiti. Federica Mangiapelo e Cecilia Beretta: due ragazze unite da una fine misteriosa e tragica.
Cecilia Beretta è la studentessa universitaria di Farmacia dell’Università di Pavia ritrovata morta nelle acque del fiume Po, sabato 3 novembre, completamente nuda. Non è stato trovato alcun indumento o accessorio di sua proprietà. Pare che la venticinquenne soffrisse di problemi neuropsichici e per questo motivo è stata avanzata un’ipotesi di suicidio, ma la ferita sulla sua fronte non esclude l’eventuale omicidio. Secondo alcune testimonianze, potrebbe essere stata avvistata prima della morte con un suo ex, tunisino, nel milanese, poi in Croazia, ma tutti gli indizi non costruiscono un filo logico per la risoluzione del caso.

Questi sono solo gli ultimi due gialli rimasti avvolti nel mistero, ma sono gli ultimi di una lunga serie che in Italia non ha trovato ancora soluzione nelle indagini. Basti pensare per esempio all’omicidio di Sarah Scazzi, della quale ancora non è ben chiaro in realtà se sia stata assassinata dallo zio Michele, dalla zia, dalla cugina o da chissà chi altro. E poi ancora il caso della scomparsa di Yara Gambirasio, quello riguardante Melania Rea e tanti altri omicidi rimasti irrisolti, o con processi che a distanza di mesi o anni dall’accaduto non concludono la questione evidenziando chiaramente le responsabilità. E sono tutti casi specchio del meccanismo burocratico italiano, con tempistiche lunghe, pratiche che si aprono e non vengono mai chiuse chiaramente, casi irrisolti, eccetera.

Troppo semplice addossare la colpa sempre all’uso di alcoolici e droghe solo perché la maggior parte delle volte i casi di omicidio avvengono durante la notte. Sarebbe più consono, piuttosto, provvedere a rafforzare i controlli delle forze dell’ordine durante gli orari notturni, soprattutto all’uscita delle discoteche e dei locali in genere. Sarebbe un po’ più rasserenante, infatti, rincasare la sera o la notte tardi incontrando qualche volante di Polizia o Carabinieri passare per strada per sorvegliare la situazione nelle varie zone; e consolante poter chiamare d’urgenza una pattuglia sapendo di vederla arrivare nel giro di pochi minuti sul luogo di occorrenza, anziché dover telefonare più di una volta e rischiare di morire nel frattempo. Ma purtroppo in Italia molto spesso funziona così: è più facile che ti suonino i Carabinieri a casa perché la tua vicina si lamenta degli schiamazzi notturni mentre canti con gli amici durante una cena, piuttosto che essere salvata da un pedinamento di malintenzionati dall’arrivo immediato di una volante, evitando così lo stupro. In verità, non si tratta solo di un malcostume italiano. Lo scorso mese di ottobre, ad esempio, ha avuto ampia risonanza mediatica il caso di quella ragazza inglese, Caroline Coyne, uccisa a tarda sera da un pretendente respinto. Immaginando le intenzioni del ragazzo, la malcapitata era corsa in strada e aveva fermato una pattuglia della polizia che passava di lì. Eppure i due agenti nella volante non le avevano creduto, l’avevano presa per ubriaca, e “farneticante” l’avevano lasciata sola. Questo perché “non facciamo servizio taxi” hanno detto. Parole che ora risuonano come una condanna a morte, considerando che Caroline è stata raggiunta dal suo assassino poco dopo e finita a randellate.

Come tutti i casi simili passati, purtroppo – ma si spera sempre il contrario -, c’è da dubitare che gli uccisori delle ultime ragazze trovate morte vengano mai identificati, ammesso non si sia trattato di suicidio nel caso di Cecilia Beretta e di morte naturale nel caso di Federica Mangiapelo. Nel frattempo dilagano nel nostro Paese gli abusi sessuali, le rapine, altri omicidi. E non bisogna nemmeno fare un luogo comune accusando sempre gli stranieri, sebbene nella maggior parte dei casi gli indagati siano proprio cittadini extra-comunitari che, nei Paesi d’origine, verrebbero chiusi nelle celle e massacrati di botte. In Italia, invece, le indagini in ambito penale riguardo a delitti efferati non sembrano portare mai a una conclusione. E se i colpevoli alla fine finiscono in prigione hanno tanto di televisione in camera e ora d’aria.

Gloria Girometti


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