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La lettura cresce del +1%, c’è da essere contenti?

Da Ayameazuma

Da qualche giorno non faccio che leggere analisi e opinioni sui dati Istat riguardanti la lettura in Italia. Secondo il presidente dell'Associazione Italiana Editori, bisogna festeggiare perché, finalmente, dopo la diminuzione dei lettori che si è registrata tra il 2012 e il 2013, la curva negativa si è assestata e solo un italiano su dieci ha dichiarato di non aver letto nemmeno un libro durante l'ultimo anno.

Nel 2015, il 42% dei cittadini intervistati di 6 anni e più dichiara di aver letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti l'intervista per motivi non scolastici o professionali, un +1,7% rispetto al 2014.

Come al solito, mi sono detta, non tengono conto della lettura in digitale, degli ebook. Invece no, l'Istat rileva che nel 2015, quattro milioni e 687mila persone hanno letto o scaricato libri online o e-book (14,1% delle persone di 6 anni e più che hanno utilizzato Internet negli ultimi tre mesi).

Solo che l'ebook non risulta essere alternativo al cartaceo: la quota di persone che negli ultimi 3 mesi hanno letto online o scaricato libri o e-book aumenta in proporzione al numero di libri presenti in casa e tocca il valore massimo (23,8%) proprio tra le persone che dispongono già di una biblioteca domestica con oltre 200 volumi.

La lettura cresce del +1%, c’è da essere contenti?

Tenendo presente che il 9,1% delle famiglie italiane non ha alcun libro in casa e il 64,4% ne ha al massimo 100, tirate voi le somme.

Ma perché in Italia non si legge?

L'ambiente familiare è un fattore determinante: si stima che legga libri il 66,8% dei ragazzi tra i 6 e i 14 anni con entrambi i genitori lettori e solo il 30,9% di quelli con genitori che non leggono libri. Eppure, quella dagli 11 ai 19 anni è l'unica fascia di lettori in crescita, superiore al 50% della popolazione. La "generazione Harry Potter" l'ha definita Stefano Mauri.

Ma è evidente che dopo le saghe di maghi, vampiri e nerd, qualcosa succede, l'interesse per la lettura tende a calare.

"Vi è una larga fascia di popolazione, nel Paese, tagliata fuori da qualsiasi prospettiva di partecipazione culturale", prosegue il presidente del Gruppo GeMS.
"Una fascia alimentata purtroppo negli ultimi anni dalla disoccupazione giovanile (...) qualcuno ha potuto leggere di più grazie al mobile, e alla fine non è stata la tecnologia il nemico numero uno della lettura ma la crisi di un Paese che parte già, da sempre, svantaggiato, al 23esimo posto secondo l'OCSE per livello di Literacy, cioè di comprensione effettiva dei testi scritti".

Un paese che dopo vent'anni e più di predominanza della cultura televisiva, ha bisogno che i "libri vengano distillati". Ma non è che siamo diventati semplicemente degli stupidi?


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