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“La lunga strada del comunismo”: 14 giornalisti e saggisti delineano il mondo dietro al muro di Berlino

Creato il 10 dicembre 2014 da Alessiamocci

Le foto di folle immense, tutti stretti in una piazza con bandiere rosse sventolanti e pugni chiusi levati in alto, fa ancora scendere una lacrimuccia ai pochi nostalgici. Ma oggi, il mito utopico del comunismo, nato dalla mente di Marx ed epicentro della vita politico-economica del Novecento, giace abbandonato pressoché da tutti i Paesi che lo avevano seguito il secolo scorso.

É questo lo scenario che attende il centenario della Rivoluzione d’ottobre, tra tre anni, in un’Europa che ha abbattuto i muri di casa sua da ben 25 anni. Ma se andassimo a ritroso nel tempo, di circa quattro decenni, troveremmo una situazione completamente diversa. Ed é per questo che é utilissimo riprendere in mano un libro dell’epoca, dal titolo abbastanza eloquente: “La lunga strada del comunismo” (SEI, 1968).

Tra movimenti studenteschi, scioperi operai, manifestazioni contro la guerra, il ’68 fu senz’altro un punto chiave del XX secolo. E a 51 anni dalla nascita del più grande Stato socialista della storia, 14 giornalisti e saggisti decisero di delineare passato, presente e futuro del mondo “dietro” al muro di Berlino: l’URSS, ovviamente, ma anche la Cina e le altre realtà rosse sparse in Europa.

Dopo un saggio introduttivo alla realtà dell’epoca, “Il comunismo cinquant’anni dopo“, firmato da Italo Martinazzi, vengono analizzate cause e origini del pensiero socialista. Iniziando dal principio, ossia Karl Marx, nello scritto di Fortunato Pasqualino “Marx, il pensatore“.

I toni piuttosto accesi e lusinghieri verso il filosofo fanno un po’ storcere il naso, ma non sono l’anticipazione di quello che sarà il libro.

Andando avanti con le pagine, infatti, non é palese un sentimento di netto attaccamento all’ideologia sovietica. Anzi, più volte i vari autori criticano apertamente le linee politiche e gli stessi governanti russi, iniziando con Stalin fino al più recente (per l’epoca) Kruscev.

Su Marx, come si é già visto, e Lenin invece i giudizi sono molto più contenuti, se non per qualche sfumatura di dissenso in poche occasioni.

Interessantissimo dal punto di vista storico, l’opera é però un po’ carente sotto l’aspetto del comunismo in generale. Il centro di tutto é praticamente solo l’ex Unione Sovietica, in quel periodo emblema marxista-leninista: ne vengono raccontati gli intrighi politici, le lotte interne al Partito per il potere dopo la morte di Stalin, i rancori tra i vari schieramenti. In una serie infinita di nomi impronunciabili, viene da chiedersi: e la politica “vera”?

Molto ben curati sono i capitoli “I “nipotini” della rivoluzione”, di Alfio Leone, e “L’economia in URSS”, di Ricciotti Lazzero, tra i tanti. Perché analizzano sia il lato sociale che economico della vita in Russia, dando un quadro obiettivo dei frutto della dittatura stalinista e di ciò che hanno compiuto i successori.

Volevano andare oltre, i giovani del ’68, verso un Paese più libero economicamente e al passo con i tempi. Il tutto a mezzo secolo dall’ottobre 1917.

Ciò che succederà dopo, dagli anni settanta fino al 1989, non riescono a immaginarselo nemmeno i saggisti stessi. E non c’è molto da biasimare: in fondo fino all’arrivo di Boris Eltsin, il Presidente dell’URSS che permetterà il crollo del Muro, la fine del blocco sovietico sarà un evento imprevedibile fino all’ultimo.

Nel frattempo le crepe nel sistema c’erano già, con realtà che reclamavano autonomia come i Paesi dell’est Europa (“I satelliti comunisti” di Massimo Conti) e la Cina (“Gli estremisti cinesi” di Giorgio Fattori).

A loro sono dedicati gli ultimi due capitoli del libro, concludendosi con un grande interrogativo sul futuro della Repubblica popolare cinese, che a vederla oggi é veramente un altro mondo rispetto quegli anni.

Spesso incespicandosi in termini macchinosi e di non facilissima comprensione (si parla comunque di comunismo, in fondo), “La lunga storia del comunismo” é un breve e limitato excursus nei primi cinquant’anni dell’URSS, tra ideologia e insuccessi. Sarebbe stato interessante leggere anche la “parabola” socialista in America Latina, in Europa occidentale, nel sud-est asiatico, ma per quello sarebbe servita veramente un’enciclopedia.

Per cui rileggiamo oggi queste pagine, scoprendo cosa si nascondeva dietro al Muro, per riguardare indietro nel tempo uno dei movimenti sociali più importanti della storia. E capire che cosa é diventato oggi, capitolo un po’ più lungo di altri su un qualsiasi libro scolastico di storia.

 

Written by Timothy Dissegna

 


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