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La Mafia a Tavola: Il Menu’ di don Vito Cascio Ferro

Da Anginapectoris @anginapectoris

Avendo visitato di recente Padula, ridente paesino situato nel Vallo di Diano, nella provincia salernitana, con l’intento di visitare la sua celeberrima Certosa di San Lorenzo, e capitandoci nel nel giorno sbagliato e cioe’ di martedi’, ho dovuto rinunziare a malincuore

La Casa-museo di Joe Petrosino a Padula

La Casa-museo di Joe Petrosino a Padula

alla mia escursione organizzandomi un percorso alternativo, visitando la casa museodedicata Giuseppe Petrosino, detto Joe(Padula30 agosto 1860 –Palermo12 marzo 1909), poliziotto italiano naturalizzato statunitense e assassinato dalla “Mano nera” antesignana di Cosa Nostra. Cercavo un aggancio tra la gastronomia e Joe, che sicuramente esisterà, non ne dubito, poiche’ i nostri emigranti quando arrivavano nel continente nuovo, portavano con loro anche il bagaglio di tradizioni gastronomiche.

un angolo della cucina

un angolo della cucina

Nella casa di Padula, gli arredi e gli ambienti sono rimasti quasi uguali. Il tempo in queste stanze ha le lancette ferme. Appese ai muri le foto sbiadite, gli articoli di giornale, le onorificenze. Non puo’ passare inosservato il locale cucina, con tutte le pentole, caffettiere ed accessori che venivano utilizzati nella quotidianità di una tipica famiglia del sud Italia. L’Associazione Internazionale Joe Petrosino ha istituito un premio intitolato alla memoria del famoso detective, che ogni anno viene assegnato a persone meritevoli per il loro contributo alla lotta alla mafia e alla criminalità organizzata. Vi è anche una connessione tra il poliziotto italo americano ed Enrico Caruso, che tanto amò Sorrento, anzi fu proprio Joe Petrosino a salvargli la vita, suggellando in seguito una preziosa amicizia, a tal proposito per un approfondimento, vi invito a leggere il mio articolo su corso italia news. Joe Petrosino, viene ucciso a Palermo il 12 marzo 1909.

Joe Petrosino e Vito Cascio Ferro

Joe Petrosino e Vito Cascio Ferro

Il mandante dell’omicidio, molto probabilmente, fu il capo della Mano NeraVito Cascio Ferro. Ma nessuno è stato mai in grado di provarlo. Ed è qui che ritorna l’argomentazione che tratto da anni con grande passione: la gastronomia, il mio aggancio culinario l’ho trovato non con il celebre poliziotto, ma con lui, il suo acerrimo nemico, mandante dell’omicidio, Vito Cascio Ferro, non è tutta farina del mio sacco, assolutamente no, ma c’è di certo che essendo una persona oltremodo curiosa, leggo, cerco, ricerco, mi erudisco e successivamente scrivo, ed in questo caso di grande interesse è stato per il mio lavoro, un gran bel libro dal titolo: La

La Mafia a tavola

La Mafia a tavola

mafia a tavola di Jacques Kermoal e Martine BartolomeiCasa editrice L’Ancora del Mediterraneo (collana Le gomene), regalatomi dalle mie amiche Chantal ed Eliana Corrado. C’e’ proprio un capitolo dedicato a Vito Cascio Ferro, ed un menù del 12 marzo 1909 di un Pranzo privato alla palermitana avvenuto a Palermo a casa del deputato Michele Ferrantelli. Leggi gli estratti del libro tratti da10 righe.

Mi fa piacere riportare l’intero menù descritto nel volume:PORTATE Olive al forno Fagioli alla menta Triglie ai semi di finocchio Agnello di latte in salsa con erbe delle pendici dell’EtnaFormaggi di capra di Caltanissetta Cassata sicilianaVINI Chianti Frascati Gli incontri del mercoledì erano diventati un’istituzione per il deputato De Michele e don Vito. Quest’ultimo, benché non sapesse né leggere né scrivere, sapeva mangiare come un principe bizantino e assaporare i cibi come un marchese veneziano. Il semplice menù che il cuoco del deputato preparava a sua discrezione incantava il palazzo, sebbene, a suo giudizio, non fosse abbastanza opulento. Invariabilmente, a ogni incontro, la conversazione prendeva il via con gli antipasti della casa: olive al forno e fagioli alla menta; poi proseguiva con le triglie di cui lo chef palermitano sposava il gusto delicato con il sapore pronunciato dei semi di finocchio, e l’agnello neonato*, cotto a fuoco lento con le erbe colte sulle pendici dell’Etna. I due uomini terminavano l’incontro con il fiore all’occhiello della gastronomia siciliana: la cassata.


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