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La mafia uccide solo d'estate

Creato il 30 maggio 2014 da Misterjamesford
La mafia uccide solo d'estateRegia: Pif
Origine: Italia
Anno: 2013
Durata: 90'

La trama (con parole mie): Arturo, un ragazzino che vive nel cuore di Palermo, attraversa le tappe fondamentali della crescita - il rapporto con i genitori, la scuola, il primo amore - sotto il segno degli omicidi che la Mafia ordinò ed eseguì nel ventennio che corse tra l'inizio degli anni settanta e dei novanta, che culminò con le stragi che portarono alla morte i giudici Falcone e Borsellino.Il sentimento per Flora, dai banchi di scuola all'impegno lavorativo, sviluppato accanto ai sogni di una carriera giornalistica, porteranno Arturo a sfiorare e vivere sulla pelle anche una delle stagioni più sanguinose e terribili della nostra Storia, figlia di governi dal silenzio assenso e di atti barbari compiuti per le strade.Riuscirà il ragazzo, cresciuto e pronto a non arrendersi, a raggiungere i suoi obiettivi? Il cuore di Flora ed una nuova vita a Palermo rimarranno miraggi o diverranno possibilità concrete?
La mafia uccide solo d'estate
Ricordo ormai vagamente, e me ne dispiaccio, la stagione del terrore del millenovecentonovantadue: ero ancora un bambino, preso dall'inizio della quasi adolescenza e dalla recita in teatro che portammo in scena con la scuola proprio alla fine di maggio, nei giorni appena precedenti la morte di uno dei più grandi eroi della Storia Italiana, Giovanni Falcone.Non passarono neppure due mesi, e toccò al suo amico e collega Paolo Borsellino: ero in montagna con i miei e mio nonno, e l'avvenimento mi parve lontano, incredibile, cinematografico, distante anni luce da quella che era la quotidianità di un quasi tredicenne milanese.Soltanto tempo dopo mi accorsi dell'importanza che quegli eventi e le persone che avevano perso la vita negli stessi - non dimentichiamo le scorte, come giustamente non dimentica Pif - ebbero nel panorama non solo del Bel Paese, ma internazionale.E come, fin dai tempi di Dalla Chiesa, fossimo tutti coinvolti in quello che accadde a Palermo, in Sicilia e a Roma: gli anni del terrore furono e rimangono una ferita aperta per l'Italia, il segno di tempi che dovevano e dovranno continuare a cambiare, a partire dagli esponenti politici fino ad arrivare ai criminali di strada.Ma non voglio perdermi in un pistolotto retorico, pensando a La mafia uccide solo d'estate: in fondo, l'ironia e l'intelligenza - e di nuovo chiamo in causa il regista - sono strumenti decisamente più utili, in alcuni casi.Certo, l'esordio cinematografico di Pif, ex Iena ed ottimo conduttore de Il testimone, non è esente da difetti, dalla recitazione alla scelta di un ibrido tra fiction e documentario, e sfrutta in parte il ritorno emotivo dell'indignazione che ancora oggi, a distanza di vent'anni e più, si prova rispetto a tutto quello che portò ai massacri di quel periodo, dalle indicazioni di Totò Riina al silenzio assenso della classe politica - neanche fossimo tornati all'epoca di Aldo Moro -.Eppure il lavoro di Pierfrancesco Diliberto è di quelli venuti dal cuore e dalla pancia, che qui al Saloon godranno sempre e comunque di stima, pur se non riusciti e confezionati come un qualche grande cosiddetto Capolavoro del Cinema d'autore: il mosaico che il buon Pif confeziona, a partire da una rappresentazione che mescola Ovosodo a E' stato il figlio per giungere all'inchiesta di In un altro paese - splendido documentario che raccontò proprio l'escalation che condusse alla morte di Falcone e Borsellino -, funziona e coinvolge, risvegliando anche nel pubblico non solo una certa dose di coscienza sociale e politica, ma anche e soprattutto la sensazione di appartenere ad un luogo e alla sua cultura, sia essa bagnata di sangue, oppure no.Personalmente, non credo avrei mai avuto la forza di fare ciò che hanno fatto persone come Falcone e Borsellino: sono un individuo dedito all'istintività, e senza dubbio la mia indole è più egoista ed oscura, che non onesta e votata al sacrificio.
Eppure non posso rimanere indifferente di fronte alla forza di chi si è opposto fino alla fine ad un corso delle cose che pareva non si potesse cambiare, ed ha continuato per la sua strada: e credo che, in una situazione estrema come quelle che si sono vissute in Sicilia in quegli anni, avrei finito per essere ammazzato anche io, troppo lontano dal silenzio che certa gente - seduta in Parlamento o in un'aula di tribunale come imputata - continua a sponsorizzare.E continuo a pensare, come racconta Pif nel finale, che sia un'importante responsabilità, quella di mostrare ai nostri figli cos'è accaduto, e dare loro gli strumenti affinchè possano, in futuro, avere la possibilità di scegliere se vivere con la bocca cucita o alzare la mano e dire la loro.Anche a costo di pagarne il prezzo.In fondo, è quello che facciamo anche noi tutti, qui, scrivendo ogni giorno.E quello che hanno fatto, in misura enormemente maggiore, Falcone e Borsellino.Gli uomini e le donne che erano al loro fianco, e quelli che li hanno preceduti.Pif non avrà portato sullo schermo un film perfetto, ma ha trovato il modo migliore per risvegliare i miei ricordi ed i sentimenti rispetto a tante cose.E per questo va ringraziato anche lui.
MrFord
P. S. Questo post è dedicato ad Agnese, alla quale non avrò la possibilità e la responsabilità di insegnare ad alzare la mano e dire la sua, ma che non dimenticherò - e non dimenticheremo - mai.
"Quanti giardini di aranci e limoni
balconi traboccanti di gerani
per Pasqua oppure quando ci si sposa
usiamo per lavarci
petali di rose
e le lucertole attraversano la strada
com'è diverso e uguale
il loro mondo dal mio.
Vivere più a sud
per trovare la mia stella
e i cieli e i mari
prima dov'ero."Franco Battiato - "Giubbe rosse" -


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