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La Magia di un Incontro Irripetibile per Tre Volte all’Alba

Creato il 29 marzo 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il marzo 29, 2012 | LETTERATURA | Autore: Manuela Marascio

La Magia di un Incontro Irripetibile per Tre Volte all’AlbaPasseggiare sotto i portici del centro storico di Torino comporta sempre momenti di stasi contemplativa, in particolare davanti a due tipi di vetrine: le pasticcerie più invitanti e guarnite e le librerie più fornite e ordinate. I sensi si accendono in entrambi i casi, ma la vera sorpresa la suscitano sempre quelle creature cartacee che ci salvano dalla spirale dell’ennesima giornata di fatica. E gli occhi si illuminano, quando vedi un nuovo e inaspettato romanzo dello scrittore con cui usciresti volentieri a cena per ubriacarti delle sue parole. Questa volta, Alessandro Baricco si è divertito a giocare con le sue stesse creazioni. Dell’ultimo romanzo, Mr Gwyn (Feltrinelli, 2011), ha sfruttato ingegnosamente l’elemento principale dell’inchiesta che, nel finale, viene compiuta intorno alla scomparsa del protagonista. Jasper Gwyn, scrittore in crisi, che aveva scelto di dedicarsi alla fantasiosa attività di ritrattista di vite umane, affida il proprio autoritratto alle pagine di un libro, Tre volte all’alba, che circolerà sotto lo pseudonimo di un autore indiano. Baricco ha voluto dare forma e contenuto a questa inserzione pittoresca, estrapolandola per modellarla a suo piacimento, perché, evidentemente, come succede ogniqualvolta l’ispirazione lo coglie, riteneva bello poter raccontare l’ennesima storia particolare, fuori dal comune e semplicemente illogica. E, ancora una volta, armonia ed estro, due aspetti irresistibilmente ammalianti, raggiungono l’obiettivo prefissato: affascinare, sedurre, coinvolgere. Ma, tutto questo, per la brevissima durata di un solo istante: la linearità del tempo viene cancellata, le vite dei due personaggi sono bloccate in tre diverse fasi, come le pellicole di due film che scorrono velocemente, senza mai riuscire a bloccarsi in quel nanosecondo di perfetta coincidenza che potrebbe favorire un’empatia travolgente. È, come sempre, incredibile la maestria di quest’autore nello svolgere, dalla matassa delle vite dei protagonisti, i fili di dialoghi accattivanti: quelle parole rappresentano tutto ciò che, in quel momento, e in quello soltanto, essi possono comunicare del loro vissuto, come se la persona che sono e che sono stati trovasse un punto d’arrivo, e di partenza, allo stesso tempo, nella peculiarità dell’incontro. Non bisogna stupirsi, dunque, dell’assurdità di questa trovata.

La Magia di un Incontro Irripetibile per Tre Volte all’Alba

Del resto, Baricco è il primo a costruirsi, con leziosa discrezione, un piccolo spazio di autocommento; in Mr Gwyn, si legge, a proposito di Tre volte all’alba: «Doc non si era sbagliato nemmeno a dire che il libro era un bel libro. Le altre due parti correvano via così sciolte che Rebecca finì per leggerle dimenticandosi per lunghi tratti la vera ragione per cui lo stava facendo. Perlopiù erano dialoghi, e i protagonisti erano due, sempre loro – ma in un modo che aveva qualcosa di paradossale e sorprendente». L’uomo a cui non piace parlare pubblicamente di ciò che fa, cede alla tentazione dell’amor proprio, e si concede un’autocritica nello spazio del foglio bianco, interlocutore che, come molti altri, silenziosamente lo ascolta. E ha già detto tutto: il sorprendente paradosso è l’ingrediente sfizioso che induce l’appetito a divorare il romanzo in poche ore. I tre incontri avvengono all’alba, appunto: l’alba come rinascita, come riappropriazione di un’identità, come orientamento ritrovato dopo una ricerca a tentoni nel buio. Quel buio che è soprattutto dentro l’anima, e solo in un secondo momento viene proiettato sull’ambiente che accoglie le storie personali, solide ombre invisibili agli occhi degli estranei. Ricominciare da capo non significa distruggere ciò che è stato: sarà semplicemente diversa la consapevolezza con cui si osserveranno i piccoli pezzi che compongono la vita, quei pezzi apparentemente disomogenei e in contrasto tra di loro, ma ricomponibili con un po’ di abilità e fortuna. La bella donna elegante e disinibita, alla ricerca di una stanza che finalmente la accolga e la coccoli, e l’uomo apparentemente tutto d’un pezzo, eppure irrequieto e immobilizzato dalla confusione e dalla paura. Il vecchio dalla vita monotona, dedito a un lavoro misero e poco gratificante, e la ragazza intrigante, vittima di una violenta volgarità. Il bambino fragile e sperduto, che non capisce le cose dei grandi, che osserva lo svolgersi inesorabile di fatti incontrollabili, e la donna poliziotto, maestosa e sicura di sé, ma timorosa di guidare nella notte e innamorata da sempre e per sempre dell’uomo della sua vita. Ogni volta, la vicenda prende avvio da un albergo, un luogo che, per antonomasia, è il crocevia dei destini più disparati. E, al termine di ogni sezione, siamo costretti a lasciarci alle spalle una confessione tracciata con una delicatezza sospesa nel vuoto, soffusa, implosiva nella sua stessa piccola e potente bellezza. Il dandy torinese sorride, mentre ci guarda cadere nella sua nuova e seducente trappola.



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