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La maledizione delle primarie del Centrosinistra. Bersani è disperato:”Porco boia manco la Borsellino”.

Creato il 05 marzo 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La maledizione delle primarie del Centrosinistra. Bersani è disperato:”Porco boia manco la Borsellino”.C’è un non so’ che di perverso nelle primarie del Pd. Perché se un indizio è solo un indizio e già due fanno una prova, quando gli indizi superano la decina se si andasse a processo il colpevole si piglierebbe l’ergastolo. C’è un non so che di miope e di autolesionista nelle scelte del Pd di candidare un personaggio al posto di un altro, quasi una voglia matta di tafazzizzarsi che lo costringe ogni volta a fracassarsi le palle con una serie impressionante di legnate. C’è la sensazione che i dirigenti del Pd vivano una realtà tutta romanocentrica, e che di quanto accade nel resto dell’Italia gli importi poco o nulla, visto che applicano modelli perdenti, da pseudo centralismo democratico, come se alla guida del partito ci fossero ancora Palmiro TogliattiEnrico Berlinguer. Nelle grandi città le scelte dei candidati del partito di PiergigiBersani sono state schizofrenicamente devastanti, quasi fossero improntate e destinate più a governare piani regolatori che comunità di donne e di uomini. Milano, Napoli, Cagliari, Genova e ora Palermo rappresentano bocciature non solo di candidati ma anche di una linea politica ondivaga, fatta di singulti e passi indecisi, di scelte strategiche incomprensibili, di voglia di “Centro Casiniano” che Dio se li porti via. E se ci riflettiamo un momento forse vale la pena di ricordare come Matteo Renzi non fosse la prima scelta del Pd per Firenze e che a Roma ebbero la faccia tosta di presentare lo 0,0001 per cento di Francesco Rutelli il quale, dopo quell’esperienza, lasciò il Pd per fondare l’Api. La sensazione è che non decidendo Bersani da solo chi candidare e chi no, gli altri del “gruppo delle meraviglie” pidino facciano apposta a candidare perdenti pur di farlo fuori: il 2013 è vicino e la voglia di leadership è tanta e forte. Ci dispiace e ci amareggia che Rita Borsellino abbia perso le primarie a Palermo. Nonostante la pregiudiziale dell’età, come qualcuno dei suoi antagonisti ha fatto amabilmente osservare, la sorella del giudice Paolo rappresenta ancora un simbolo vivente della lotta alla mafia e di onestà intellettuale, per cui questo è forse l’unico caso in cui la scelta del Pd ci era parsa coerente. Ma poi è arrivato Fabrizio Ferrandelli, cacciato dall’Idv da Leoluca Orlando, che si è ritrovato dalla sua parte un ampio parterre di sponsor che gli hanno tirato la volata, composto da personaggi che vanno da Sonia Alfano a Giuseppe Lumia e Totò Cardinale che sono i pidini che tengono in piedi il governo di Raffaele Lombardo. Cosa ci faccia Sonia Alfano con loro non lo sappiamo e a questo punto non ci interessa saperlo, quello che immaginiamo è che essendo in rotta di collisione con il suo partito, la Alfano abbia deciso di appoggiare Fabrizio Ferrandelli solo perché vittima sacrificale di Leoluca Orlando. Eppure, proprio come a Napoli, a sostenere la Borsellino c’erano le forze che dovrebbero governare il paese in caso di vittoria del centrosinistra: Pd, Idv e Sel. Non vorremmo che questa fosse l’ennesima dimostrazione di quanto a una parte consistente del Pd non sia ancora andata giù la foto di Vasto e che, pur di dimostrare che a sinistra non si vince, preferiscano perdere in situazioni locali e vincere, con l’Udc e con Casini, a livello nazionale (che Dio li fulmini). Cresciuti all’ombra del Pci che fu, non ci sorprenderebbe insomma che D’Alema e Veltroni, in gran segreto, remino contro ogni alleanza di centrosinistra per dimostrare che è possibile vincere solo con un democristiano doc. Quello che ci rattrista è che purtroppo né D’AlemaVeltroni Bersani sono Berlinguer e che il Pierfy non è minimamente paragonabile a Aldo Moro

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