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La Malinconaia del professore, made in #LaBuonaScuola

Creato il 28 luglio 2015 da Postik @postikitalia

Chi si ricorda cosa era la naia? Il sottoscritto lo sa, lo ricorda….per fortuna, e sottolineo per fortuna, non l’ha mai vissuta di persona. E sì perché, potrà sembrare strano, ma c’è ancora qualcuno che prova un’autentica nostalgia per il servizio di leva obbligatorio, considerato come un periodo formativo che ha addirittura insegnato cosa sia l’onestà e il senso dello stato ad intere generazioni di italiani…..se davvero è così, stiamo ancora aspettando i risultati.

Nella realtà delle cose il servizio militare obbligatorio sembrava avere, in genere, un obiettivo ben preciso: allontanare il più possibile il soldato dal suo luogo natìo! Si partiva per il servizio militare e tu, pugliese di nascita, venivi sbattuto all’estremo nord! Una sorta di rimescolamento di “razze” e di “lingue”, un’operazione epocale come quella tentata da Tito per realizzare la Jugoslavia unita….i risultati, in questo caso, li abbiamo visti eccome, e nefasti.

Finché c’è stata la naia, c’è stato un buon motivo per frequentare l’università e per sostenere almeno un paio di esami all’anno, il numero minimo che ti consentiva di tirare un sospiro di sollievo almeno fino all’anno successivo; c’era sempre chi, come il sottoscritto, si riduceva agli ultimi giorni dell’anno per sostenere l’esame della “salvezza”, giusto il tempo di godersi in pace il Natale, per poi ricominciare tutto daccapo con il nuovo anno. I più fortunati di anno in anno (e di rinvio in rinvio) riuscivano anche a laurearsi senza neanche accorgersene….in modo quasi indolore. Tutto questo fino al 2004, l’anno in cui il servizio militare obbligatorio è finalmente sospeso.

Problema risolto? Ma neanche per sogno! L’italiano, si sa, è ingegnoso, sa trovare un modo nuovo per fare sempre le stesse cose e, ahimè, non cambiare mai nulla.

Non c’è più la naia tradizionale? Tranquilli! Ne inventiamo una nuova di zecca e adatta alle nuove esigenze: la naia del professore!

Si lo so, sembra il nome di un ballo di moda, chi non ricorda il ballo del mattone? Oppure di un nuovo tipo di lotteria: “ragazzi sono ricco, ho fatto terno alla naia del professore”!

In effetti, a ben vedere, di lotteria si tratta; qual è il premio? Un posto in Paradiso, un lavoro statale, il traguardo più ambito in terra italiota. Peccato che il lavoro in questione sia quello di professore che, in una immaginaria scala di gradimento, condivide l’ultimo posto insieme agli scarafaggi (anche loro, in fondo, avrebbero da recriminare nei confronti del WWF) .

In Italia la scuola si sostiene sulle spalle di un certo numero di docenti ormai alle soglie della pensione, e di un nutrito gruppo di  circa 200.000 “precari”…..ormai alle soglie della pensione!

Quale la differenza tra le due categorie? Questi ultimi sono puntualmente licenziati in tronco alla fine di ogni anno scolastico, per poi poter essere riassunti, nel migliore dei casi, a settembre o ottobre del successivo anno scolastico.

“Basta supplentite”! Tuona indignato il nostro premier. Anzi, viste le recenti performance, probabilmente il Renzone nazionale biascicherebbe: “no more supplentait!” E lo direbbe più volte, orgoglioso, tra uno “shishish” e un “dedededede”.

 Quali le regole della “naia del professore”? Poche ma confuse! Ogni malcapitato docente compilerà una domanda in cui inserirà tutte le province italiane; il “sistema”, poi, deciderà dove e quando avverrà il trasferimento.

In passato l’italiano di leva era spedito ad almeno mille chilometri di distanza per “creare” l’Italia e gli italiani? Oggi il professore “di leva” viene spedito lontano per creare…..confusione! “Divide et impera” raccomandavano gli antichi Romani, oggi si chiama più prosaicamente guerra tra poveri.

I docenti? Come gli orfanelli del film “Totò Peppino e le fanatiche”….aspettano! In attesa della prossima promessa, del prossimo trasferimento, della prossima elemosina. Non ci stupisca, dunque, la notizia, proprio di questi giorni, della scoperta di un pianeta gemello della Terra, ma lontano migliaia di anni luce. Mi sembra già di vedere i riflettori puntati sul  nasone impertinente del fiorentin fuggiasco, gli occhi porcini che puntano lontano e  vedono cose che noi poveri umani neanche immaginiamo: “Space, last frontier. Dididididis is de quinquennal travel ov gud”  (sic)!….. E i docenti? Dormono e sperano; stipati in terza classe verso la nuova terra promessa: de planet ov gud scùl!

Giampaolo D’Elia

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fonte foto: Kontrapunkte di Claudio Sala

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