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La mania delle riunioni

Creato il 06 ottobre 2011 da Conflittiestrategie

Quando non ci si vuole assumere la responsabilità dei propri incarichi, pure lautamente pagati a spese di una collettività che versa la pigione senza poter mai scrutare le manovre all’interno del Palazzo, si procede costituendo comitati d’inchiesta, commissioni di vigilanza, consigli di verifica, collegi di valutazione e quant’altro possibile al fine di procrastinare i provvedimenti e continuare a burlarsi del prossimo. Se qualcuno chiede risposte puntali e rapide ai suoi problemi ottiene dalla politica e dalla pubblica amministrazione soltanto la fissazione dell’ordine del giorno e la data della prossima riunione, nella quale si rimanderà, ovviamente, ad un futuro incontro che invece di dare responsi indicherà ancora il luogo e l’ora di un altro tavolo di discussione. Nel frattempo si moltiplicheranno corpi ed organi di controllo che all’infinito otterranno la maniera di perpetuarsi abbandonando lo scopo per cui erano stati istituiti.

Diceva Napoleone che le malefatte collettive non impegnano nessuno, quindi basta indire un’assemblea che via via diventa permanente (benché possa mutare di denominazione), tra managers e politici per rimuovere gli obblighi individuali e affossare la verità generale. Questa situazione mi ricorda anche una poesia di Majakovskij intitolata “La mania delle riunioni”. In epoca di pieno disprezzo per le dittature (esaurite) e di supremazia del pensiero unico liberale, capita di scoprire che i propugnatori delle fede democratica si rifacciano all’ideologia opposta per obnubilare la vista al popolo. Prendiamo il caso della Fenice di Melfi di proprietà del gruppo EDF. Si è scoperto che il termovalorizzatore in questione inquina l’area in cui è situato, per versamenti nelle falde acquifere di sostanze come nichel, Mercurio, fluoruri, nitriti, tricloroetano, tricloroetilene, ecc. ecc. Chi doveva monitorare la situazione presentava alla Regione dati incompleti e chi doveva chiedere ragione di quei numeri faglianti si girava dall’altra parte. Questo viene attualmente scritto sui quotidiani. Adesso le colpe si rimpallano da un ente all’altro e da una persona all’altra, cosicché la comunità oltre al danno degli scarichi che rovinano l’ambiente deve anche patire l’oltraggio dello scaricabarile che rovina il fegato. Non è credibile che le varie incombenze tra apparati e funzionari non fossero state già fissate in precedenza per cui, prima d’annunciare qualsiasi ulteriore vertice, vorremmo vedere i rei di distrazione o gli indiziati di noncuranza fuori dalle venture sedute di chiarimento e di decisione. Anzi, ci piacerebbe che fossero questi stessi uomini delle istituzioni, già chiamati in causa per via del ruolo che ricoprono, a fare un passo indietro per non influenzare l’iter di accertamento e la tanto auspicata risoluzione. A poco serve il tardivo rimboccarsi le maniche nel tentativo di rifarsi una coscienza post festum. Dovevano pensarci in tempo perché già rimunerati per farlo. Ma al duro lavoro si sono preferite le polemiche sui giornali e questo è il pessimo risultato sotto gli occhi di tutti.

«Oh, poter fare ancora una riunione per togliere di mezzo tutte quante le riunioni!» . 1922 (W. Maiakovski, da “marcia di sinistra”)

 


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