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La Manipolazione dei Media: la lezione di Chomsky

Creato il 24 settembre 2013 da Roberto Di Molfetta @robertodimo
Manipolazione

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Il linguista, intellettuale, e soprattutto libero pensatore, il non allineato Noam Chomsky, ha elaborato un decalogo per comprendere come i mezzi di comunicazione di massa manipolano nel tempo i pensieri, e la psiche delle persone. Questo avviene anche nel mondo occidentale, anche nella nostra presunta moderna Italia.
Le menti raffinate che detengono il potere di scrivere e veicolare audiovisivi possono controllarci in una serie di modi, tutti riconducibili al decalogo di Chomsky.

Vediamo queste regole della fabbrica della manipolazione, in uno scritto commentato da me e ripreso da disinformazione.it:

1. La strategia della distrazione – L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. Siamo all’overload informativo, per cui perdiamo di vista i nostri veri problemi. I nostri problemi come cittadini, come umanità.

2. Creare problemi e poi offrire le soluzioni – Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che il pubblico sia chi richiede le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici. Questo punto è determinante, secondo me, per capire come le menti raffinate che ci governano possono volere una situazione per mutarla nel suo contrario, ingannando al massimo grado il popolo che ragiona normalmente, ad un singolo binario, per mancanza di tempo, informazioni, cultura elaborata e condivisa.

3. La strategia della gradualità – Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4. La strategia del differire – Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Essendo preparati, ma non feriti, i cittadini saranno in futuro rassegnati al giogo della scure dei potenti.

5. Rivolgersi al pubblico come ai bambini – La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di ingannare lo spettatore più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa  probabilità, ad una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno”. In sostanza, un tono elementare non risveglierà direttamente un impegno intellettuale superiore a quello richiesto dal messaggio. L’enciclopedia testuale (Eco) di riferimento risvegliata dalla comunicazione sarà semplice, diretta, il pensiero chiamato in causa non sarà complesso come magari ci si aspetterebbe su tanti temi in realtà molto, ma molto articolati e controversi.

6. Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione – L’uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti. Quante volte, di fronte all’omicidio efferato, alla strage, al timore di nuovi disoccupati, i media non usano toni divulgativi di cause ed effetti, ma un tono allarmistico, sensazionalistico, emotivo ? Questo non è solo dovuto alla volontà di vendere più copie, ma anche di manipolare le menti e gli istinti
delle masse.

7. Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità – Spesso l’istruzione, la formazione e il livello di sviluppo culturale delle masse indottrinate, specialmente dalla TV, ma vale anche per la Rete Internet, non permette il formarsi di un elevato livello di comprensione del mondo globale e della rete complessa di relazioni che sussistono tra cose, persone e sistema mondo. Questo gap, questo dislivello di informazione è già di per sé un pericolo per il democrativo coinvolgimento delle persone.

8. Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità – Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti… in una parola, far credere che lo stravagante, il cafone siano qualcosa che possono irretire nel fascino alternativo della cosa, è un modo per distrarre dai modi di comportarsi di valore, di eccellenza. Allontanando il baricentro personale dall’elevazione personale e sociale e dando un pessimo esempio, anche e soprattutto ai giovani e giovanissimi.

9. Rafforzare l’auto-colpevolezza – Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Si vuole l’individuo incapace di rivoluzione, in primis di pensiero, perché si sviluppa in lui la spirale di depressione del suo pensiero di autostima, per tutta una serie di motivi: mancanza di lavoro, di denaro, di un posto o professione di rilievo, di bellezza…

10. Infine ma non per ultimo: conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono – Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica che psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore ed un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su sé stesso.

Preso e commentato da Roberto Di Molfetta direttamente dalla pagina Web

http://www.disinformazione.it/strategie_manipolazione_media.htm

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