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La mappa dei cervelli in pappa

Creato il 22 ottobre 2012 da Tnepd

La mappa dei cervelli in pappa

La mappa dei cervelli in pappa Ascoltando questa conferenza di Corrado Malanga sulla PNL, invece di trovare risposte alle molte domande che avevo, mi sono sorti altri interrogativi e mi si è affacciata con prepotenza alla mente una questione su cui rimuginavo da tanto tempo. Cioè, posto che la mappa non è il territorio, com’è possibile che la mia lettura della mappa della realtà sia così diversa da quella fatta da milioni d’altre persone? Per fare un esempio, com’è possibile che il mio conterraneo Andrea legga una mappa diversa, costituita da scie di condensa, laddove io leggo scie chimiche, nel mentre stiamo osservando lo stesso territorio costituito dalla realtà del cielo? E, visto che questo è un articolo sulla vivisezione, com’è possibile che la maggioranza degli esseri umani legga la mappa degli strumenti utili e una minoranza d’animalisti legga la mappa degli esseri senzienti dotati di personalità, nel mentre stiamo osservando lo stesso territorio costituito dalle cosiddette cavie da laboratorio? Idem con la macellazione e ogni altra forma di sfruttamento degli animali: abbiamo di fronte a noi lo stesso territorio della realtà, quegli animali che lo storico francese Jules Micheletdefinì un “oscuro mistero”, eppure la nostra mappa ci dice esseri senzienti dotati di personalità e la mappa del resto dell’umanità dice cibo, strumenti di lavoro e di svago, merce e proteine nobili della carne. Se, come spiega il noto alienologo spezzino, la mappa è modificabile mentre il territorio no, significa che da lungo tempo i detentori del potere modificano in un certo modo le mappe individuali di ciascun essere umano per trarne evidentemente qualche vantaggio, dal momento che il dato oggettivo è quello che è e non può essere modificato, mentre le opinioni della gente sì.


La mappa dei cervelli in pappa

Cambia dunque la percezione che tutti noi abbiamo della realtà, dando seguito ad infinite interpretazioni, raggruppabili però in categorie, ma mai la realtà stessa che rimane fissa, immutabile e intangibile. Fin qui niente di nuovo, ma perché con me non funziona? Perché una minoranza d’esseri umani dissente dalla mappa generale imposta dai poteri che gestiscono l’umanità? Forse, noi dissenzienti, siamo un fenomeno fisiologico, che il Potere conosce e che cerca da sempre di reprimere o di screditare. Questo ci dice la Storia. Dalla prima domanda, sul perché le cose vadano così, scaturisce una seconda domanda: poiché di manifestazioni di protesta ne abbiamo fatte già tantissime, siamo in grado noi minoranza sensibile alle ingiustizie di modificare la mappa della maggioranza affinché veda negli animali ciò che vediamo noi? E – corollario – i poteri forti, che è quasi una tautologia, ce lo lasceranno fare? Se avessi qualche propensione per il misticismo, direi che Satana è stato scagliato sulla Terra, ovvero che i poteri al comando su questo pianeta, permettendo ingiustizie ai danni degli animali e dei deboli in genere, sono poteri malvagi che leggono una mappa diversa dalla mia. Laddove io vedo creaturine indifese, belle, oneste e dotate d’anima, loro vedono ammassi di molecole e materia assemblate con ordine allo scopo di servire ai loro interessi, di qualsiasi genere essi siano. In tal caso, tutti noi, a prescindere dalle nostre mappe personali, dovremmo preoccuparci perché quelle entità demoniache che governano il mondo probabilmente vendono anche gli esseri umani come ammassi di molecole e materia a loro disposizione, che è quello che secondo Zecharia Sitchin affermano le tavolette sumere.

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Ma, anche in questo momento, io sto forse solo ipotizzando una particolare lettura del territorio, che solo chi ha una certa preparazione, ovvero chi ha letto i libri di Sitchin, può comprendere, accogliere e far sua. Gli altri preferiscono attenersi alla mappa che gli è stata fornita dalle suore, quando ancora andavano all’asilo, in base al principio che “squadra che vince non si cambia”. Mangiare carne, andare a caccia e comprare medicine testate sulle cavie è un metodo vincente, fino a prova contraria, e dunque quasi nessuno vede la necessità di cambiarlo. Vincente dal loro punto di vista. Eppure, di prove gli animalisti ne forniscono a bizzeffe e non da ora, ma gli animalisti (già il termine è ghettizzante) sono una categoria di screditati fanatici, che amano più gli animali che gli esseri umani, e chissà quali scopi segreti mirano ad ottenere. Magari l’estinzione della razza umana! Da qui, dall’accusa d’essere misantropi che aspirano all’estinzione della nostra specie, si giunge ad una prima conclusione. Poiché l’accusa è di matrice cristiana, i poteri demoniaci a cui accennavo prima si annidano anche nella Chiesa Cattolica, con buona pace di Parusia e degli altri lottatori della fede. Sono loro stessi a dirlo! Vi ricordate il “fumo di Satana” all’interno della Chiesa? Ma a questo punto vi devo fare una confessione. Siccome mi piace portarmi avanti con il lavoro, quanto avete letto fin qui è stato da me scritto prima di partire per Correzzana, in provincia di Monza-Brianza, sabato 20 ultimo scorso.  Poiché si è verificata una svolta inaspettata, benché rientrante in pieno nel tema piennelliano della mappa e del territorio, ciò che leggerete da qui in poi non saranno critiche nei confronti dei vivisettori della Harlan che usano scimmie e altre cavie, perché questo è pacifico, assodato e scontato, ma sarà una critica verso una parte del movimento animalista, in base al principio che se i panni sporchi non si lavano in famiglia, prima o poi fanno puzza, muffa & ragnatele mandando in malora anche il resto dei panni. In tutta sincerità, non pensavo che il cancro della discordia fosse in così avanzato stato di metastasi, ma questo può essere messo in collegamento con la crescita fisiologica a cui il movimento animalista è andato incontro in questi ultimi anni, anche se secondo me c’entra molto la manipolazione mentale, ovvero la lettura sbagliata della mappa, di cui fra poco approfondiremo gli aspetti.

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Se dunque a Udine il 29 settembre eravamo circa duemila, in corteo per la città a chiedere la chiusura dell’allevamento Harlan di San Pietro al Natisone, a Correzzana, dove la multinazionale americana che alleva cavie ha la sede principale, eravamo quasi seimila, secondo voci che circolavano fra i manifestanti. Dunque, un minimo di dissenzienti, all’interno di un movimento di dissenzienti, ci può stare, ma qui si è esagerato. Qui si è creata una situazione di iperdissidenza in nome di un principio tutto sommato accettabile ma diventato un’arma autolesiva per il movimento stesso, con grosse iniezioni di ottusità e fanatismo. Ma andiamo per ordine e vediamo i due protagonisti di questa storia, i due contendenti, anche se il vero protagonista resta la massa di pacifici animalisti appartenenti alla classe media e che sanno chi è il nemico degli animali e dunque anche chi è il vero nemico degli animalisti. C’era un gruppo di anarchici dei centri sociali, età media vent’anni, che aveva accesso ai microfoni (notare il parallelismo con i poteri forti che hanno accesso ai mass-media) e che prima ancora che il corteo partisse da una piazza di Lesmo, un paese vicino a Correzzana, aveva individuato alcuni rappresentanti dei nemici storici, etichettati come fascisti, e ne aveva chiesto l’isolamento e l’allontanamento, pretendendo la collaborazione di tutti gli altri manifestanti. C’è però un piccolo particolare, che ai ragazzi anarchici deve essere sfuggito, ma a me no, ed è che il resto dei manifestanti non voleva essere chiamato a collaborare in quest’opera di enucleazione e allontanamento di una parte qualsiasi del movimento. L’altra parte, i cattivoni, era costituita da alcuni rappresentanti dell’associazione 100 % Animalisti, fondata da Paolo Mocavero di Padova. Saranno stati una decina, non di più, mentre gli anarchici erano una trentina, a giudicare dalle “divise” indossate e dal numero dei piercings ostentati. La cosa curiosa è che le divise indossate dai due gruppi si somigliano essendo costituite da felpe di colore nero. E qui si evince l’aspetto grottesco della faccenda, perché sarebbe come se due squadre di calcio scendessero in campo con magliette dello stesso colore. Evidentemente, nelle riunioni di entrambi i gruppi si passa il tempo ad analizzare quanto sono brutti sporchi e cattivi i membri dell’altro gruppo, i cosiddetti nemici, poiché solo loro, quando si affrontano in campo aperto, riescono a riconoscersi.

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Hanno un’idea del nemico del tutto astratta. Il fatto è che, di riunioni, i 100 % Animalisti non ne fanno molte e preferiscono l’azione diretta mediante presidi, attacchinaggi abusivi di manifesti e altre iniziative border line, cioè al limite della legalità. Rifiutano i banchetti informativi e altre forme di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, molto in voga tra gli animalisti della classe media. Cosa facciano gli anarchici dei centri sociali, se cioè prevalgano le riunioni politiche o l’attivismo vero e proprio in favore degli animali, non so perché molti di loro vengono dai centri sociali della Toscana e non mi è possibile verificare di persona per questioni di distanza geografica. Padova, per me, è più vicina. E alle manifestazioni dei 100 % ci vado spesso e volentieri. Il casus belli della contesa sorta a Correzzana, di cui dirò solo alcuni dettagli significativi, è che secondo gli anarchici Paolo Mocavero una decina d’anni fa si era candidato come sindaco per Forza Nuova ed è tuttora molto vicino a Casa Pound, ovvero è un fascista che odia i Rom e gli extracomunitari e un razzista, secondo loro, deve essere necessariamente anche specista. Ovvero, come corollario, un antispecista deve essere anche antirazzista. Gli anarchici contestano a Paolo Mocavero l’impossibilità di essere al contempo razzista e antispecista. Da questo sillogismo ne consegue che se il presidente di un’associazione è fascista, anche tutti i membri che ne fanno parte devono essere di Destra e che se in passato ha avuto certe tendenze politiche, le stesse devono essergli rimaste appiccicate addosso anche dopo dieci anni, senza che ci sia stata alcuna evoluzione morale, spirituale o anche semplicemente psicologica in lui.

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Dimenticano inoltre, i ragazzi anarchici presenti sabato a Correzzana, che i membri dei 100 % Animalisti di Padova, magari si sono aggregati a quella associazione per motivi logistici, cioè perché in Veneto non c’erano centri sociali o, quelli che c’erano, non s’interessavano di diritti animali. Se tutti i centri sociali anarchici sparsi per l’Italia si occupassero anche di animali, forse un animalista del Veneto si sarebbe aggregato ad essi, sposando la loro ideologia, anziché unirsi ai 100 %. Datemi un centro sociale anarchico a Udine, che organizzi presidi davanti ai circhi e attacchinaggi abusivi contro i cacciatori, gli allevatori e altri aguzzini, e io che abito a Codroipo mi unirò ad esso. Insomma, quella trentina di anarchici intolleranti, visto che gli esponenti dei 100 % Animalisti, dopo aver fatto tutta la strada per arrivare lì non se ne sono andati a casa con la coda tra le gambe, hanno cominciato, dopo che il corteo era partito, a pretendere con parole forti che i 100 % stessero a distanza, come fossero un corpo infetto da mettere in quarantena. Accortomi di questo fatto e conoscendo di persona la sincerità d’intenti di Paolo Mocavero, che non c’era e che non va alle manifestazioni altrui per non costituire pietra d’inciampo, ma anche conoscendo di persona altri suoi collaboratori, ho cercato di avvicinare e di capire le motivazioni degli anarchici. Devo dire che l’esito è stato totalmente negativo. A uno di loro, che sentivo vantare la supremazia dell’anarchismo rispetto alle istanze animaliste avanzate nella società, ho chiesto quale fosse la prima associazione anarchica che avesse chiesto il riconoscimento dei diritti animali in Italia. A.L.F. mi è stato risposto. Poiché di A.L.F. ho fatto parte, mi sono sentito abbastanza autorevole da fargli notare che il loro comportamento fanatico non era accettabile. Gli ho detto chi ero e come mi chiamavo. Avendomi sentito nominare, si è calmato e mi è sembrato entrare in difficoltà cognitive, ma subito dopo altri vicino a lui, che non avevano sentito come mi chiamavo o non conoscevano il mio back ground, si sono rivolti a me con aggressività, identificandomi immediatamente come nemico. Allora gli ho mostrato la carta d’identità, gesto che non è stato né capito né apprezzato. Non siamo mica sbirri, ha detto una ragazza. Dalle retrovie, con una tattica tutta sua, mi si è avvicinato un tipo che mi ha gridato sul muso: “Sei un provocatore!”, per scomparire subito dopo da dove era venuto. Gli avevo visto fare la stessa cosa anche con altre persone. Evidentemente, voleva dare il suo contributo e non sapendolo dare in altro modo, lanciava la granata e si metteva al riparo, sperando che altri gonzi più ottusi di lui dessero il via alle danze, ovvero cominciassero a menar le mani.

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Sì, perché il messaggio che questo gruppo d’anarchici, alieni fra gli alieni, ha mandato al resto dei manifestanti non è stato per niente lusinghiero, né didattico né costruttivo. E’ un messaggio di divisione e di discordia sterile e infruttuosa. Anzi, decisamente perniciosa. I poliziotti presenti, almeno quelli dotati di cervello, forse ci saranno abituati, essendo mandati a mantenere l’ordine durante la partite di calcio e vedendo gonzi che si picchiano e a volte si accoltellano per sostenere squadre che almeno hanno la maglietta di colore diverso, ma noi ingenui e neutrali spettatori a queste situazioni incresciose e assurde non ci siamo abituati. Noi siamo gente di provincia, amanti degli animali e della giustizia e vorremmo che i diritti dei primi e l’applicazione della seconda venissero riconosciuti legislativamente e accettati anche nelle coscienze della gente. Animali e giustizia, questioni di fondamentale importanza per le persone etiche. Tutte le altre diatribe, comprese quelle storiche a cui gli anarchici si appellano, non ci riguardano, per il semplice fatto che agli animali non interessano. Se Pinelli è stato gettato giù dal balcone, non sono certo state le cavie di Correzzana! Il messaggio che stiamo portando avanti è troppo dirompente e importante per lasciare che un gruppo di ragazzini altamente ideologicizzati lo sciupi. Anzi, se non conoscono il meccanismo del “Divide et impera” o se non ci arrivano da soli a capire che l’unione fa la forza (Nuova o vecchia che sia), bisogna che qualcuno glielo dica. Glielo spieghi, che stanno facendo fare al movimento animalista una figura di m….armellata. Loro, e tutti i Rom e gli extracomunitari che credono di rappresentare. La questione degli stranieri in Italia è così complessa che nelle loro riunioni neanche s’immaginano il perché l’Italia venga invasa pacificamente da orde di disoccupati, resi strumenti nelle mani dell’élite mondialista. Se è vero che gli Illuminati ci omaggiano di migliaia di senza lavoro, che vanno ad aggiungersi alle migliaia di senza lavoro nostrani, favorendo una guerra fra poveri, è per creare caos sociale, per poter successivamente – ordo ad chao – arrivare al nuovo ordine mondiale.

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Io a questo punto potrei arrivare ad ipotizzare che, come le Brigate Rosse sono state infiltrate dalla CIA e rese strumentali al volere degli imperialisti giudeo-americani, così i centri sociali anarchici potrebbero essere già stati infiltrati da agenti sotto copertura, quelli sì provocatori, e resi strumentali per spaccare il movimento con l’obsoleta contrapposizione ideologica di Destra e Sinistra. So che questi ragionamenti verrebbero respinti al mittente, se fossero letti da quei ragazzi, perché un’ideologia ferrea contiene in sé anche gli anticorpi per respingere qualsiasi idea contraria, vista come destabilizzante per il gruppo, mentre ad essere destabilizzante per il nostro movimento di giustizia animale sono, al momento, proprio loro, gli anarchici toscani o di altre regioni, armati di quello che a quasi tutti gli astanti è apparso come puro fanatismo. Gli si può trovare una spiegazione psicologica connessa alla giovane età, dal momento che siamo stati tutti giovani nonché barricaderi, ma le questioni in ballo, la sperimentazione animale foriera di decessi e sofferenza prima per le cavie e dopo – o contemporaneamente – per i pazienti umani negli ospedali, è troppo importante per permettere a un gruppo di ragazzini di rovinarla. A causa dei miliardi in gioco, le multinazionali non permetteranno agli animalisti che seguono spinte sia etiche che scientifiche d’incrinare i loro favolosi guadagni e quindi ben vengano i dissidi interni, le guerre intestine, che frantumino il movimento in due parti, ad imitazione delle mille associazioni già esistenti – e non coordinate tra loro – sul territorio. Quando avviene il miracolo che si coordino un pochettino, ecco che saltano fuori i rompiscatole di turno, come se i diritti dei Rom e degli extracomunitari venissero salvaguardati durante un corteo antivivisezionista. Come se il progetto massonico di disgregazione dell’economia italiana venisse intaccato dalle urla di una trentina di esagitati politici, rimasti con l’orologio della Storia fermo all’Ottocento. Ai ragazzi dei centri sociali vorrei dire che la lettura della mappa che stanno facendo e che li porta a comportamenti ottusi e razzisti verso altri compagni di lotta, fa di essi uno strumento dell’élite mondialista e imperialista. Non sarà spezzando in due il movimento animalista che i clandestini presenti in Italia vedranno riconosciuti i loro diritti di esseri umani. Non sarà facendo un guasto da una parte che rimedieranno ai guasti in un’altra parte. Sappiamo quale vita facciano gli stranieri senza passaporto e proviamo empatia per loro come la proviamo per gli animali nei laboratori, ma per una volta che si sfila tutti insieme a un corteo antivivisezionista, vi prego di tralasciare per l’occasione la lettura relativa, soggettiva e altamente manipolabile della vostra mappa personale. Altrimenti si rischia di mandare il proprio cervello all’ammasso. Di trasformarlo in pappa.

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