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La mela e l'editore

Creato il 06 maggio 2014 da Vocedelsilenzio
Io, lo ammetto, non sempre riesco ad avere uno sguardo positivo nei confronti degli autori esordienti e/o aspiranti tali. E questo pur essendo un esordiente io stesso.Perché? Beh, essenzialmente a causa di internet.
Troppe volte mi è capitato di leggere, sui social network, dei commenti inneggianti al genio di aspiranti scrittori (ovvero l'autore del commento stesso), la cui opera non viene accettate dalle cattive, malefiche e puzzolenti big per colpa di qualche complotto o del VIP di turno (che tanto si sa che si pubblicano solo le barzellette di Totti).
Troppe volte mi sono ritrovato a cantilenare una sorta di mantra che corrispondeva più o meno a "non rispondere a questo post, non rispondere a questo post, non rispondere a questo post che tanto non serve", e tutto mentre leggevo esordienti che si lamentavano dei cattivi, malefici e puzzolenti blog letterari che non prendono mai in considerazione i loro libri, decidendo invece di concedere gli spazi solamente ai grandi editori, che sembra non abbiano bisogno di pubblicità.
Troppe volte mi ritrovo nella casella di posta delle mail in cui mi vengono proposti dei testi in maniera così puerile e saccente che... ARGH!
Insomma, io un po' ce l'ho con gli aspiranti (non tutti eh!) perché sono pretenziosi. Solo che, a volte (spesso?) non si rendono conto che alcuni errori li commettono pure loro.
Che poi, a dirla tutta, per un breve periodo di tempo mi è capitato di fare da lettore presso un piccolo editore e... beh, non so quanti testi di quelli letti avrei pubblicato, in tutta sincerità, se l'editore fossi stato io.
Senza contare mi è ormai capitato svariate volte di leggere commenti, o consigli, o post di piccoli editori che lasciano intuire quanto spesso gli aspiranti scrittori si perdano fin dall'invio del manoscritto. Fin dal modo sgarbato che hanno (abbiamo?) di porsi.
Quindi, lo dico da esordiente: fly down!
Scrivere è passione, certo, ma è anche tanto sudore e tanto lavoro. E tanta modestia, a mio parere.
Per esempio, a me capita spesso di leggere qualche ottimo autore e dire: "Ma io cosa scrivo a fare? Se non scrivo così bene, che senso ha?"
A voi non succede mai?
Comunque... tutto questo discorso per arrivare qui. A questo post. Che secondo i miei piani è solo il primo di una lunga serie di post in cui intervisterò piccoli e medi editori. Scopo delle interviste? Parlare sì dell'editore in questione, ma anche dei manoscritti che ricevono quotidianamente.
Non so se la mia sia un'idea stupida, sciocca o cosa, però credo che possa essere utile a tutti gli scribacchini che vorrebbero riuscire a pubblicare ma, per una ragione o per l'altra, non ci riescono.Certo, per prima cosa bisogna aver scritto qualcosa di buono, ma poi bisogna anche sapersi relazionare con gli editori. Senza gridare tanto al complotto, proviamo a metterci una mano sulla coscienza e ad ascoltare i consigli che ci arrivano da chi l'editore lo fa di mestiere.
E quindi eccoci qui.
Il primo ospite di questa nuova rubrica è Giordana Gradara, conosciuta anche come Mur, che poi altro non è che Plesio Editore.Vi segnalo, prima di passare all'intervista vera e propria, che da non molto tempo Giordana ha aperto un blog, Gli appunti di Mur, dove dispensa consigli proprio sul modo di presentare un testo agli editori. Io vi suggerisco di seguirlo assiduamente, e di leggere tutto con attenzione.
Ringrazio Giordana per la sua infinita e paziente disponibilità e vi lascio, visto che ho cianciato fin troppo, all'intervista.
La mela e l'editore
Come mai sei arrivata a fare l'editore?Come molti ho scritto un libro (un’opera giovanile che ora stravolgerei) e ho trovato un editore. L’esperienza, però, non si è rivelata completamente positiva. Sottolineo che il mio editore ha mantenuto con me sempre un rapporto corretto e che non mi ha mai chiesto contributi. Sono sbarcata, in sostanza, in una realtà free, ma la cosa, comunque, non mi ha soddisfatto. Plesio nasce per provare a offrire di meglio.
Voi di Plesio avete un progetto preciso in mente? Una linea da seguire? Oppure andate semplicemente dove vi porta il cuore?Credo che se si vuole realizzare un buon prodotto sia indispensabile seguire delle direttive ben precise, pur rimanendo flessibili e capaci di correggere la rotta all’occorrenza.
Quali sono le difficoltà riscontrate in questo mestiere? E sono difficoltà preventivate oppure del tutto inaspettate?Le difficoltà maggiori sono note. La scarsità di lettori e la distribuzione. Sono molto contenta nell’affermare che, perlomeno sulla seconda, Plesio si sta rimboccando le maniche. Le librerie con cui abbiamo costruito un rapporto fiduciario sono in aumento e, soprattutto, i nostri distributori attuali stanno lavorando molto bene.
Parliamo degli autori. In Italia sono tanti e spesso mi sembrano saccenti. Quali sono gli errori più comuni che, secondo te, fanno nel sottoporre un manoscritto?Moltissimi autori ci scrivono senza sapere chi siamo e senza informarsi sulla nostra linea editoriale. Questo è sicuramente l’errore più ricorrente, consiglio quindi a tutti gli aspiranti scrittori di documentarsi sul catalogo degli editori che intendono contattare prima di interfacciarsi a loro. Attenzione massima, poi, a quanto (e come) viene scritto nella lettera di presentazione e nella sinossi, vere e proprie ghigliottine dei testi che potranno passare in lettura integrale. Non siate troppo colloquiali, ma, sopra ogni altra cosa, non annoiate.
Hai dei consigli da dare loro?Rimboccarsi le maniche e avere molta pazienza; vietato demordere al primo rifiuto. Penso possa essere opportuno provare a crearsi un curriculum letterario. Se dovesse poi giungere una risposta negativa ricordate sempre che polemizzare non solo non cambierà il dato di fatto, ma probabilmente vi farà perdere ogni possibilità futura di proporre un manoscritto alla casa editrice in questione.
Secondo te gli autori si rendono davvero conto del talento/non talento che hanno? Te lo chiedo perché ho come l'impressione che si credano tutti molto bravi, quando invece presumo che molti manoscritti siano da cestinare.Credo proprio non se ne rendano conto (e ci tengo a precisare che io per prima non ero in grado di farlo), ma non penso sia un grave problema, a meno che non si cada nella strafottenza diventando saccenti. Scritta la parola “fine” si tende a pensare che il proprio testo sia perfetto, innovativo, intoccabile. Be’, un po’ di esperienza (e di recensioni sincere) e nel migliore dei casi il problema si risolve da sé.
Quali sono le cose che più vi hanno colpito positivamente, e quali negativamente, durante la ricezione dei manoscritti?Le cose che mi hanno colpito più positivamente le ho pubblicate! In linea di massima sono molto contenta quando trovo un approccio professionale alla scrittura che riesce a non perdere la genuinità e la freschezza dello stile. Negativamente non saprei… una bella lotta tra gli invii casuali di cui sopra e la pretesa di dover essere pubblicati perché (cito testualmente quanto letto in risposta a un nostro rifiuto) “in libreria c’è tanta di quella spazzatura che il mio libro è meglio almeno della metà di loro”, come se questo ci autorizzasse a pubblicare un testo mediocre.
Quanti manoscritti ricevete, in media?Nei mesi in cui le nostre valutazioni sono aperte riceviamo, mediamente, 30 manoscritti a settimana, quindi qualcosa tra i 100 e i 120 testi al mese. Le nostre valutazioni, di solito, rimangono aperte per 3-4 mesi all'anno e, iscrivendosi alla nostra newsletter, si viene informati sull'apertura con circa 2 settimana d'anticipo.
Nei periodi in cui sospendete la ricezione manoscritti, questi si fermano davvero oppure continuano ad arrivare?In realtà continuano ad arrivare. Abbiamo provato in tutti i modi a bloccarli, ma non c'è verso. Sottolineo che, dove la nostra politica generale è quella di rispondere sempre e comunque a tutti, non rispondiamo a chi invia non seguendo i criteri, tra l'altro chiari, riportati sul nostro sito.
So che anche in caso di esito negativo, correggimi se sbaglio, rispondete all'autore motivando e anche dando consigli. In alcuni casi ho letto in giro che avete continuato a parlare di un testo rifiutato anche in diverse mail, con l'autore. Cosa vi porta a fare questo? Ti rendi conto che siete proprio una mosca bianca, vero?Non so rispondere a questa domanda. A volte mi spiace davvero aver bocciato un testo, perché ho scorto comunque delle potenzialità (o le hanno scorte i miei lettori). Altre volte mi rendo conto che l'autore ha la propensione a voler fare di meglio, nonché le possibilità. Ancora, mi sembra ingiusto dichiarare solo lo schieramento "sì"/ "no" puro e semplice senza una motivazione.
La piccola editoria, per ovvie ragioni, fa fatica a farsi notare. Ma allo stesso tempo credo sia il canale perfetto per quella letteratura meno commerciale, e magari anche più originale, che trova difficile collocazione tra gli editori più conosciuti. Pensi di poter concordare con questa mia idea?Sottoscrivo in toto. E non potrei fare diversamente, l’80% dei testi Plesio è in realtà narrativa che si faticherebbe non poco a trovare nel catalogo di una big.
Voi quanto investite sui vostri nuovi autori?Tutto l'investimento è a nostro carico, dalle spese di stampa, a quelle di distribuzione, passando per la promozione. Principalmente a livello promozionale ci muoviamo partecipando a diverse fiere di settore.
Dopo qualche anno di avventura, puoi tirare delle somme sul lavoro svolto e sul riscontro ricevuto?Crescere in Italia e di questi tempi è dura, tuttavia ci stiamo riuscendo, pur nel nostro piccolo. A livello interno ci siamo appena strutturati in modo da aumentare i passaggi di correzione interni dei testi in stampa, il che mi rende molto orgogliosa. Sul fronte pubblico… piano, piano contiamo di poter arrivare a una fetta sempre più larga di mercato.

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