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la migliore offerta

Creato il 04 gennaio 2013 da Albertogallo

LA MIGLIORE OFFERTA (Italia 2012)

locandina la migliore offerta

Non ho mai creduto molto nel talento di Giuseppe Tornatore, uno dei registi più sopravvalutati della storia del nostro cinema. E non ci credo nemmeno adesso. Eppure, quando si allontana dalla natia Sicilia, luogo che – peraltro comprensibilmente – scatena in lui un’inarrestabile tendenza a un’eccessivamente soggettiva e privata nostalgia, il cineasta riesce a partorire film, se non indimenticabili, quantomeno interessanti e ben fatti. Dopo Una pura formalità (1994, il suo capolavoro) e La sconosciuta (2006) a conferma di ciò arriva La migliore offerta, inferiore ai due lavori appena citati ma comunque, nonostante un titolo incredibilmente banale per un film ambientato nel mondo delle case d’aste, una delle opere migliori di Tornatore.

Immerso in un’atmosfera da thriller anni Settanta (la presenza della nana non può che ricordare il classico Don’t look now), ma con evidenti rimandi hitchcockiani (il riferimento più lampante è Vertigo), narra la storia del potente (e misantropo) antiquario e battitore d’aste Virgil Oldman, che si innamora della giovane Claire, agorafobica erede di una grande villa ricca di cimeli. Il film gira intorno a questa strana e tormentata storia d’amore e al ritrovamento di alcuni pezzi di un antico automa meccanico. Ma nulla è come sembra.

Esteticamente sontuoso, recitato benissimo (Geoffrey Rush è una garanzia) e forte di una colonna sonora griffata Ennio Morricone (non una delle sue più memorabili, comunque), La migliore offerta parte alla grande, con una prima ora praticamente perfetta. Poi, come da tradizione thrilleristica, tutto si sgonfia con il progressivo svelamento dei vari misteri, sino a raggiungere il punto più basso con le prime apparizioni della non più reclusa Claire. Salvo poi riprendersi grazie a un finale a sorpresa un po’ telefonato (spoiler: che si trattasse di una truffa ai danni del povero Virgil era chiaro da un pezzo) ma comunque efficace. Prolisso eppure intrigante, al di là di ogni considerazione estetica questo film si fa comunque apprezzare per una semplice ragione: nel bene e nel male, Tornatore è oggi l’unico regista italiano (ok, insieme a Gabriele Muccino e forse Paolo Sorrentino) economicamente e tecnicamente in grado di girare film hollywoodiani. Quali sarebbero le potenzialità del nostro cinema, se simili occasioni venissero date anche a registi dalle maggiori ambizioni artistiche?

Alberto Gallo



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