Magazine Attualità

La misericordia senza giustizia: la Chiesa protegge don Inzoli e i suoi abusi sessuali su minori

Creato il 29 giugno 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

“misericordia e verità insieme”… La ricerca e la proclamazione della verità accertata sulla base di fatti provati ha un carattere oggettivo. Non siamo in presenza di una caccia all’uomo bensì di un’iperprotezione di un colpevole, cui viene inflitta una “pena medicinale perpetua” che non si sa neanche in che cosa consista. (clicca su Comunicato della diocesisguardo)

Il vescovo della diocesi di Crema Oscar Cantoni può esprimersi come crede, tuttavia gli abusi sessuali su minori non sono altro che abusi sessuali su minori. Può il soggetto che compie reati di questo genere auto-controllarsi? Sono reati che possono danneggiare gravemente la vita di chi li subisce. Don Mauro Inzoli è cittadino italiano: è lo Stato italiano a rendere possibile l’autonomia della Chiesa Cattolica, a riconoscerla e rispettarla. Lo Stato dovrebbe essere in grado di far rispettare i diritti umani dei minori a non essere abusati.

Il recupero sociale di chi si rende responsabile di reati è anche nello spirito e nella realtà delle leggi “umane”: la Giustizia penale intende punire coloro che, in base a prove, sono colpevoli, e anche condurli a una possibile riabilitazione. La somministrazione della pena non è una negazione dell’umanità del colpevole, ma una sua occasione di scontare un debito verso la società.

Per questo le carceri dovrebbero essere più umane e in grado di organizzare questo duplice compito.

Che papa Francesco sia considerato autore di una sorta di rivoluzione è nulla più che un’operazione di marketing. La Chiesa cattolica continua a proteggere i preti pedofili o che commettono abusi su minori, perché ha bisogno di legittimarsi e proclamarsi superiore a ogni autorità esterna. Ma questo è civilmente inaccettabile. Chi si rivolge liberamente alla Chiesa cattolica non lo fa per proteggere preti pedofili e interessi mondani (don Mauro Inzoli, noto come ‘prete in Mercedes’ ha goduto di una posizione di privilegio e potere e ha vissuto non senza lusso) bensì per cercare un orientamento nella propria vita, un senso più alto, un orizzonte molto più elevato. La fragilità umana giunge all’esperienza religiosa per un desiderio di giustizia che conforti i deboli e gli umili: questo però non autorizza la Chiesa a sostituirsi ai tribunali nella tutela delle vittime di abusi sessuali.

LA LETTERA DEL VESCOVO OSCAR

Crema, 26 giugno 2014
Cari Fratelli e Sorelle:
la Congregazione della Dottrina della fede, su incarico di Papa Francesco, mi ha fatto pervenire un decreto con il quale infligge una “pena medicinale perpetua” nei confronti di don Mauro Inzoli. Molti, e da tempo, si attendevano un pronunciamento definitivo e chiarificatore. Da parte mia, in questo momento in cui la nostra Chiesa è di nuovo provata, condividendo i sentimenti delle persone ferite, sento il dovere di intervenire perché la voce del Pastore aiuti a interpretare nella giusta prospettiva il pronunciamento ecclesiale che viene ora diffuso in forma di “comunicato”. Come cristiani siamo invitati ad accogliere sempre con un atteggiamento di fede le indicazioni che ci vengono offerte dalla santa madre Chiesa e a tradurle subito in preghiera, così da evitare inutili, quanto dannosi giudizi, che certo non contribuirebbero a creare un clima di distensione e di pace. L’invito che rivolgo è dunque di considerare il giudizio nei confronti di don Mauro alla luce di un binomio inscindibile: quello della verità e della misericordia insieme. Senza queste due componenti, a cui la Chiesa si rifà nella sua azione pedagogica, ci ridurremmo a classificazioni di parte, tipiche di una “mentalità mondana”, ma ben lontane da quello spirito ecclesiale, la cui finalità è sempre di accompagnare maternamente i suoi figli, anche quando sbagliano, piuttosto che far prevalere giudizi di condanna.
In nome della verità, in questi anni, sono state eseguite rigorose ricerche, che hanno comportato pazienti e sofferti confronti con le persone che hanno riferito i fatti. La Chiesa ha preso atto della situazione, ha condiviso le sofferenze riportate, ha aiutato le vittime a ritrovare serenità e speranza, e ha concluso che don Mauro potesse riparare responsabilmente le ferite causate dal suo comportamento attraverso “una vita di preghiera e di umile riservatezza come segni di conversione e di penitenza”.
La pena inflitta dalla Chiesa, che doverosamente ha fatto verità, va coniugata, però, insieme alla misericordia, dal momento che Dio vuole la salvezza di tutti e non esclude mai nessuno dal suo amore. “Nessuna miseria è troppo profonda, nessun peccato terribile, perché non vi si applichi misericordia”(1).
Questa è la prospettiva a cui invito ciascuno a fare riferimento perché anche questo momento, doloroso e triste, che il Signore permette nei confronti della nostra Chiesa, sia considerato come un passaggio purificatore, ma insieme benefico e fecondo, dello Spirito di Dio.
+ Oscar Cantoni, vescovo

COMUNICATO UFFICIALE A CONCLUSIONE

DELLA CAUSA DI MONS. MAURO INZOLI

In data 12 Giugno 2014 è giunto al Vescovo di Crema, Mons. Oscar Cantoni, da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Decreto recante le disposizioni del Santo Padre a conclusione del caso del Rev. Mauro Inzoli, che diventano vincolanti a partire dal giorno di notifica del Decreto all’interessato (25 giugno 2014).
Tale Decreto recepisce quanto Papa Francesco, accogliendo il ricorso di don Mauro, ha stabilito. In considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza.
Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri Sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano. Non potrà assumere ruoli di responsabilità e operare in enti a scopo educativo. Non potrà dimorare nella Diocesi di Crema, entrarvi e svolgere in essa qualsiasi atto ministeriale. Dovrà inoltre intraprendere, per almeno cinque anni, un’adeguata psicoterapia.
Crema 26 giugno 2014


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :