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La mossa del pinguino: incontro con Claudio Amendola e il suo cast

Creato il 02 dicembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

2 dicembre 2013 • Speciale Cinema - Eventi, Vetrina Cinema

La mossa del pinguino: incontro con Claudio Amendola e il suo cast

TORINO. Un gruppo di fotografi si accalca attorno a una Maserati quattroporte in piazza Castello. È arrivato Claudio Amendola e con lui parte del cast del film che segna il suo debutto alla regia, La mossa del pinguino, nelle nostre sale dal 27 febbraio. Due gli elementi che ripetono spesso all’incontro con la stampa, quasi all’unisono, gli attori Edoardo Leo, Ennio Fantastichini e Antonello Fassari: “È la storia di quattro poveracci che inseguono un sogno”. Ma soprattutto: “Tutte le cadute che vedete nel film sono vere”.

Amendola, come definirebbe questo film?
Un film pulito, che si inserisce nella tradizione della commedia italiana, e non ha pretese di dimostrare, nasce dalla sola voglia di raccontarlo nella sua semplicità cercando di non essere mai volgari. E di questi tempi è già un punto a favore importante. La storia poi, tratta da un soggetto che io e Leo abbiamo poi stravolto e riscritto in sceneggiatura, è tratta da una storia vera di ragazzi che davvero nel 2005 si misero insieme per formare una squadra di curling.

Che cos’è la “mossa del pinguino”?
La capacità di adattarsi e prendere quello che viene. Il protagonista cade, ma ha quel colpo di reni che gli consente di fare comunque il punto. È l’ultimo appiglio quando scivoli sulla buccia di banana, in pratica. Una mossa che capita a tutti di fare nella vita, prima o poi.

Le è venuta voglia di bissare l’esperienza di regista?
Senza dubbio mi piacerebbe continuare, però io amo il mestiere dell’attore, mi dà tante soddisfazioni e sicurezza. Vorrei continuare ad alternare i ruoli, e dato che da attore ho bisogno di un regista che mi diriga continuerò a non autodirigermi, come invece sa fare, e bene, Edoardo Leo.

Claudio Amendola e Francesca Neri

Claudio Amendola e Francesca Neri

Come ha scelto il cast?
Con Antonello Fassari siamo diventati quasi fratelli ormai, passiamo 10 mesi insieme l’anno, ho sempre pensato a lui per quel ruolo borderline, tra maschera e trasformismo. Io ne conosco benissimo lo spessore attoriale e ancor più umano. Leo ha scritto il film con me, a Memphis farei fare anche il papa, trovo sia uno dei più grandi attori che abbiamo, infine Ennio un colpo di fortuna: non ci speravo neanche che dicesse di sì. Si sono messi tutti a mia disposizione, li ho visto sul set passarsi la palla, aiutarsi, sostenersi, senza voler fare le prime donne mai. Finito il film è stato un piccolo lutto per tutti.

A questo punto chiediamo al cast di raccontarci questa esperienza.

Edoardo Leo: Ho scritto il film insieme a Claudio. E il bello è che l’amicizia con lui non nasce dal lavoro, ci siamo conosciuti facendo una regata su una barca a vela antica. Era la nostra prima volta in barca, come due marinai trattati malissimo, e ci ammazzammo di fatica. Perchè? Per quella voglia tutta maschile di fare delle cose assurde che racconta il film. Magari non andiamo a un matrimonio a 50 metri da casa, ma se alle 5 di mattina ci chiamano per una partita di calcetto lontanissima siamo già lì. È un film che mostra come si coinvolgano gli amici per fare insieme cose stupidamente importanti. Forse l’abbiamo fatto anche per spiegarlo alle nostre mogli.

Antonello Fassari: Ultimamente mi capitano poche opportunità al cinema, faccio sempre tv. Ringrazio Claudio, con cui abbiamo deciso che il mio personaggio sarebbe stato senza capelli e ho avuto crisi di identità non indifferenti. Belli i nostri personaggi così borderline, al margine, ancor più bello essere diretti con precisione e sicurezza.

Ennio Fantastichini: Mi piaceva che i protagonisti del film fossero quattro disperati inscritti nel sociale di oggi, tutti avvolti da una certa amarezza. Io nel film interpreto un vigile un po’ claudicante, abbandonato, con una pensione bassissima, che si imbarca con gli altri in una avventura assurda. Il tema fondamentale del film non è lo sport come agonismo ma come, sogno, nato dalla passione comune. Un bel messaggio in un’epoca dominata da violenza e risse allo stadio. Certo ci siamo fatti male: io e Claudio abbiamo fatto un paio di cadute micidiali. Però è stato piacere osservare un collega come lui sprofondare nella magia di un sogno.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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