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La motivazione al cambiamento negli offendere. 2° parte

Da Psychomer
by Angela Sofo on marzo 29, 2013

Percepire delle minacce alla propria libertà di scelta, causa la messa in atto di azioni, spesso viste come sfide, utili a riaffermare li proprio libero arbitrio, con la conseguenza di ridurre la probabilità al cambiamento; fenomeno questo noto come “reactance, reattanza psicologica (Brehm e Brehm 1981).

Coloro disposti ad attuare un cambiamento che ritengono necessario ed importante, possono tuttavia essere ostacolati se percepiscono di non avere le capacità per attuarlo.

In psicologia, la fiducia nelle proprie abilità nello svolgere un compito specifico è definito “auto-efficacia” (self-efficacy) e risulta essere un buon predittore del cambiamento.

La prospettiva che propongono gli autori è di considerare la motivazione al cambiamento come fattore derivante dalle interazioni e dalle relazioni sociali. La motivazione non viene vista come un fenomeno statico ma come qualcosa di dinamico e variabile nel corso del tempo. La probabilità che una persona si impegni al cambiamento o nel mettere in atto una particolare azione, può essere influenzata da una serie di fattori interpersonali. Nei contesti correzionali per esempio, potrebbe essere l’imposizione di sanzioni da parte del giudice o da altri agenti dell’organo giurisdizionale

Un ruolo importante viene quindi assunto dagli stili di interazione interpersonale. Nel corso degli anni i programmi di trattamento che facevano affidamento ad uno stile di consulenza di tipo provocatorio, sfidando l’individuo ogni volta che esso negava il problema e sottolineando ripetutamente i suoi comportamenti negativi, hanno lasciato il posto a programmi associati ad uno stile di tipo empatico e all’ascolto riflessivo. E’ stato dimostrato che gli attacchi verbali rivolti agli offenders li spingevano a proteggere l’immagine che avevano di sé attraverso la resistenza e il dissenso. Le decisioni del cliente sono inoltre influenzate dal modo in cui risponde il consulente e dalla sua capacità di interagire con lui.

Esistono persone pronte a cambiare e persone che non lo sono, la stragrande maggioranza, tuttavia, giacciono da qualche parte nel mezzo. Questi individui vengono definiti ambivalenti, oscillano tra il cambiamento e lo status quo. Se si propende per un tesi piuttosto che per l’altra, questi pazienti tenderanno a difendere la parte opposta a quella sostenuta dal terapeuta. Si tratta di una risposta quasi automatica. Il cliente ambivalente tende a sostenere con più forza di non avere la necessità di un cambiamento.

Come espresso sopra, un compito importante nel lavoro con gli offenders è quello di passare da una motivazione estrinseca ad una intrinseca. Il terapeuta ha l’opportunità di favorire un cambiamento stabile esplorando la motivazione intrinseca del paziente a voler cambiare. Maggiori saranno le ragioni intrinseche, maggiori saranno le probabilità di ottenere un cambiamento durevole.

La comunicazione verbale assume un ruolo importante in questa fase del trattamento.

Secondo gli autori, il paziente dovrebbe condurre la discussione, mentre il terapeuta con molta cautela, dovrebbe evitare di suscitare e rafforzare la resistenza sapendo che essa è associata ad una mancanza di cambiamento.

Non è insolito percepire gli offenders con un indole diversa dalla gente comune; sembra che essi abbiano bisogno di comportarsi diversamente e che non siano in grado di rispondere agli ordinari principi della natura umana. Aggressioni e tattiche polemiche, eticamente inaccettabili da gestire per la maggior parte dei trattamenti medici e psicologici, devono essere a volte considerate come necessarie per “passare attraverso” gli offenders, essendo queste, l’unico linguaggio che riescono a comprendere. Gli approcci che inducono alla vergogna e a mettersi ripetutamente in discussione, tendono a diminuire la probabilità di cambiare, scatenando sia nel cliente che nel consulente un senso di frustrazione. La motivazione deve essere ricercata nel profondo del paziente, in modo tale che essa possa offrire una reale speranza e una nuova prospettiva di cambiamento.

Fonti:

López Viets, V., Walker, D.D., & Miller, W.R. (2002). What is motivation to change? A scientific analysis. In M. McMurran (Ed.). Motivating offenders to change. A guide to enhancing engagement in therapy (pp. 15-30). Chichester: John Wiley & Sons, LTD.

Brehm, S. S., & Brehm, J. W. (1981). Psychological Reactance: A Theory of Freedom and Control. Academic Press.


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