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La Natività inversa e altre amenità in Rosemary’s Baby

Creato il 23 dicembre 2013 da Elgraeco @HellGraeco

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Nei giorni scorsi riguardavo vecchi film, alla ricerca di sapori perduti.

Uno dei prescelti è stato Rosemary’s Baby (1968) di Roman Polanski, con Mia Farrow. Inutile presentarvelo in dettaglio, ma per coloro, tra voi, che non l’avessero mai visto, in poche parole, esso è: la storia della Natività dell’Anticristo, a New York, nell’anno Millenovecentosessantasei (notare la scelta dell’anno contenente un 9 e due 6, cifra che richiama il 666 o il 999, numeri satanici).

E mi è venuta voglia di parlarne.

Detto questo, vi avverto che l’articolo contiene anticipazioni.

 

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Rosemary’s Baby è la prima opera di Polanski in terra americana, ed è anche, al di là dei meriti cinematografici, una perfetta struttura anti-religiosa. Non lo dico in senso polemico, sia chiaro. Il film, oltre al semplice intrattenimento, che può essere il più giusto livello d’utilizzo, perché sempre di un film si tratta, può essere considerata una perfetta Natività invertita.

Piccolo preambolo: il diavolo, se uno è portato a credere a queste cose, ma anche se non lo è, per pura conoscenza della teoria, ha lasciato (forse indotto) i suoi adepti a istituire una liturgia che prevede un duplice scopo: oltre all’adorazione per sé, angelo ribelle, ogni aspetto di questa ritualità è concepito come insulto a Dio, ottenuto tramite la puntuale e sistematica inversione degli elementi facenti parte la liturgia ortodossa: croce rovesciata, tenebre al posto della luce, visi coperti, sessualità, preghiere recitare al contrario, etc…

Ebbene, in Rosemary’s Baby ho ravvisato, al di là del semplice intreccio narrativo, una simile costruzione, che scientificamente, quasi, si impegna a invertire, nel tentativo di mettere in scena la Natività dell’Anticristo, a capovolgere quella che fu la Natività del Signore.

Certo, è una mia personale teoria, e magari sto sovrinterpretando (o forse questi stessi dettagli sono stati scoperti da altri prima di me; non ne ho idea, se voi lo sapete, segnalatemeli) com’è tipico fare di ogni opera, ma seguite il mio ragionamento.

Ecco gli elementi:

New York contro Betlemme

La metropoli per eccellenza, ricca, opulenta e corrotta, contro una piccola località della Palestina, tra capre e montagne, come teatro dove si svolgono i fatti.

Il Dakota Building contro la Stalla

Rosemary e il marito Guy vagano a New York, come vagarono Maria e Giuseppe, in cerca di dimora. Rosemary e Guy provano diverse volte a affittare una casa, alla fine optano per un edificio enorme, un po’ decadente, ma senza dubbio di costo elevatissimo e lussuoso, come propria casa.

Il parallelismo tra il Dakota Building (edificio realmente esistente, coi doccioni a forma di drago) e la stalla di Betlemme è rafforzato dal fatto che la nascita, assistita dai vicini di casa (guarda caso due, come bue e asinello), avviene proprio all’interno dell’edificio, e non in una clinica. A tal proposito, strano cognome, quello di Rosemary, Woodhouse, ovvero casa di legno: come di legno è la stalla.

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Rosemary contro Mary

Fin troppo ovvio, entrambe le madri, di Cristo e dell’Anticristo, si chiamano Maria.

L’attore contro il falegname

Giuseppe era un falegname, una professione manuale, dura e dolorosa come le scaglie di legno che rimangono infilate nella carne, fu padre putativo del Figlio di Dio.

Guy è un attore (fosse stato avvocato, il risultato sarebbe stato identico), un lavoro che consiste nella continua dissimulazione degli stati d’animo, nella finzione. A dire di Rosemary, Guy è un individualista vanesio, ossessionato dalla sua carriera che non riesce a decollare. Guy, come Giuseppe, è padre putativo. Non per pia devozione, ma per tornaconto. Accetta che suo figlio sia in realtà generato (non creato) da Satana per tornaconto personale.

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L’immacolata concezione contro il concepimento forzato

Maria e Rosemary sono veicoli. Ma mentre la prima viene avvertita del dovere che s’appresta a compiere e, secondo la tradizione, il tutto avviene tramite immacolata concezione, Rosemary viene tramortita con delle droghe, resa incosciente e poi abusata, per diventare strumento inconsapevole (cosa necessaria, in quanto il concepimento dell’Anticristo, sempre per la teoria degli opposti, non può essere conseguenza di un atto d’amore) del concepimento.

Il fermento religioso contro l’ateismo

Quando nacque Gesù, la Galilea era in pieno fermento religioso. Era l’epoca dei profeti e delle grandi religioni monoteiste, dei movimenti e della ribellione nel nome del Signore.

La New York del 1966 è fondamentalmente atea, figlia del secolo materialista per antonomasia, il Novecento, e sui titoli dei giornali campeggia a caratteri cubitali l’interrogativo: Dio è morto?

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La gravidanza

La gravidanza di Rosemary è anomala: dimagrisce anziché ingrassare, è afflitta da dolori atroci per mesi, che la distruggono psicologicamente e la piegano alla manipolazione altrui.

In cerca di riparo

A pochi attimi dal parto, Rosemary fugge in cerca di riparo, non per necessità, come Maria, che abbisognava di un riparo per la notte e non riusciva a trovare un alloggio a causa del Censimento indetto dai romani, ma perché terrorizzata dalle persone che la circondano, marito compreso. Lei ha già una confortevole dimora, dalla quale però si allontana e a cui viene ricondotta con la forza per adempiere al proprio destino: partorire l’Anticristo.

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Giugno contro Dicembre

Tradizionalmente, la nascita del Salvatore viene collocata in inverno, al freddo e al gelo. Anticamente, si scelse il 25 Dicembre come data simbolo.

L’Anticristo non poteva che nascere in piena estate, a fine Giugno, durante un’ondata di caldo anomala, riferita dai telegiornali.

L’Epifania

Infine l’Epifania, ovvero la scoperta del Figlio di Dio da parte dei Magi e di tutti gli altri che spontaneamente giunsero alla stalla per omaggiare il Re dei Re.

In Rosemary’s Baby, è la madre, tenuta all’oscuro della effettiva nascita del figlio (a lei è stato detto che il bambino è morto), che giunge a scoprire e visitare il neonato, già circondato dell’affetto e dei doni dei discepoli.

***

Queste sono alcune delle suggestioni “invertite” che ho notato, divertito, all’ennesima visione dell’opera di Polanski, sceneggiata su un romanzo di Ira Levin.

Voi che dite, trattasi di pure coincidenze, o di sistematica destrutturazione del mito originale, in luogo di una coerente costruzione narrativa che ha tenuto conto della necessità che avrebbe avuto, l’Anticristo, di fare della propria incarnazione l’ennesimo insulto?

Detto ciò, tra qualche tempo scopriremo parte degli innumerevoli e gustosi retroscena legati a Rosemary’s Baby. Sempre su queste pagine, nella rubrica “Dietro le quinte”.


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