Magazine Diario personale

La nebbia colorata.

Da Gattolona1964

 

Ho aperto la finestra alle sette, come faccio ogni mattina dopo l’antipatico suono della sveglia,  non vedevo la casa di fronte ed il parco. “Ecco ci risiamo, sei tornata ancora senza invito!” ho pensato. La coltre grigia e abbondante che ti porti addosso, ha l’ingombro di mille sottane e mille cappelli a foggia strana, stropicciate e cucite male. Anche stamattina ha fatto la sua comparsa, modificando e cambiando i contorni delle cose e dei pensieri  che ci circondano. Oramai dovremmo esserci abituati noi Padani, gente schietta e un pò rude, alla tua imponente e massiccia presenza. Invece ogni volta ti presenti con un vestito nuovo, fai gli scherzi e ti nascondi, poi ci fai le pernacchie, vai via e riappari in men che non si dica! Poi fai i giochi di magia, cambi le forme ai tetti delle case, ai bambini, ai nostri fiori e all’ erbetta umida dei nostri prati. Ti piace scherzare con la vita e con le persone! Ti travesti come un bambino a Carnevale e ogni volta mi fai scoprire nuove angolature e nuove impensate possibilità, per percorrere quei sentieri che percorro ogni giorno, da anni, mi dai l’opportunità di nuove prospettive di vita. Faccio fatica a comprenderti, ho la zucca piena di orgoglio e superbia, raramente ti seguo e m’innamoro, non sono la preda migliore per te! Ma stamattina forse è la mattina giusta per guardarti con occhi che sentono prima di vedere.  Mentre apparecchiavo la tavola rossa della mia cucina per la prima colazione, solam in pigiama con le prime putride notizie del telegiornale, mi sono fermata alla finestra ad osservarti, ho incollato il naso al vetro, ho chiuso gli occhi ed ho aspirato forte, come facevo con la prima sigaretta del mattino, dopo l’amato caffè. “Ma come” mi son detta, “mezz’ora fa eri più grande, più tonda, con le gambe tutte storte, più grigia, con i capelli lunghissimi ed arrabbiata: ti sei già cambiata d’abito? Sento sfumature rosa, gialle e verdine che mi fanno il solletico! Perchè mi pungi con le spine del tuo grigio perla selvatica? Forse sono le siepi ed i boccioli di rosa che ti fanno da contorno? Mi fai incantare, lo ammetto, m’intrighi e m’incuriosisci molto stamane,  la macchinetta per fare l’espresso fischia e mi chiama, ma io, rapita dalla tua maliziosa e leggiadra camicia da notte, mi ritrovo a conversare con te, Nebbia colorata, amica o nemica secondo la rabbia che porti con te. A volte fai danni incontenibili, non permetti di vedere la strada, fai sbandare, uccidi e poi scappi lontana, dicendo che non sei stata tu! Desideri forse che noi, forsennati guidatori di un mezzo inutile, frenetiche vite sempre sull’orlo del baratro, alla ricerca dell’infarto perduto, desideri forse che il volante venga da noi accarezzato più piano? Sei perspicace tu , se ti annusassimo meglio ti ascolteremmo di più e ti riconosceremmo il ruolo che investi. Ci vuoi comunicare di rispettarti, di onorare le stagioni e di non sfidare la Natura Madre, di non prenderci gioco di te, del ghiaccio, della neve, del sole e della pioggia, i tuoi fedeli amici padroni di noi e di tutto ciò che ci portiamo stancamente appresso. Hai ragione tu, cara Nebbia, ma dimmi come fai a sparire e ricomparire sotto forme e connotati diversi, come riesci a farmi intravedere il rosa delle giacche a vento delle bambine a scuola? Come puoi, tu così severa, tu così autoritaria, tu che detti legge su di noi e sul sole, come riesci a farmi amare le tue goccioline che si posano sul rosa del mio comignolo, sul giallo dei miei terrazzi e ricopri il nero delle inferriate? Come riesci a farmi distinguere l’acero e l’olivo, la siepe e l’agrifoglio, solo seguendone il profumo e gli aromi? Sei diventata più astuta con il tempo, tu non invecchi mai, dimmi, qual’è il tuo segreto? Oggi usi i profumi per farmi ritrovare la via di casa, ti avvali dei colori che schizzi qua e là come un pittore impazzito, non ci sei dove mi aspetto di trovarti, ti fai da parte se non passo da lì, insomma chi sei tu Nebbia colorata e pazza? Non parli, io rimango ancora incollata alla finestra, apro il vetro sempre con gli occhi chiusi e ti faccio entrare in cucina, tu non ti fai ripetere due volte l’invito ed invadi la stanza del caffè! “Prendiamo il caffè insieme e facciamo amicizia?“. E’ arrivato il momento di confessarti che ti ho odiata tanto, mi hai spaventata a morte, mi hai fatto sbagliare strada molte volte in gioventù, mi hai fatto  piangere se non vedevo i cartelli stradali da te rubati, mi hai fatto sentire una vittima come tante del tuo rancore ancestrale. Ti ho tagliata con il coltello tante volte,  ti abbiamo conficcato il pugnale nel cuore, noi amici Emiliani, non sei mai morta, ho provato ad accecarti con i fari della mia auto, tu sempre più minacciosa: è meglio diventare amiche forse? Il freddo umido che hai portato con te dentro casa mia si sta sciogliendo, mentre ti infili in tutte le stanze che non conosci, curiosi ed osservi com’è fatta e come si muove, una vita tra le tante. Ti posi tra le mie cose, le fai diventare diverse, io ti seguo e sorrido, non capisco che cosa vuoi da me….  Sei stanca, te ne stai già volando via,  in cielo ti stai levando, tu hai freddo, forse hai la febbre: perché vai proprio a metterti davanti alla stufa, accesa e crepitante? Mi fai vedere ora tutto chiaro ed i tetti delle case sono tornati al loro esatto e stanco posto. Ma non hai paura del fuoco ora? Tu lo sai che il fuoco vince sulla nebbia e ti rischiara tutta, tu conosci i segreti delle fiamme e le scintille che ti fanno bella. Dove sei? Te ne stai già andando via purtroppo, ti stai sciogliendo tutta come neve al sole, mi hai lasciato solo un grumo di goccioline colorate sul tappeto di fronte alla stufa. Forse avevo intuito che avevi fame e freddo, torna a trovarmi ancora, io ti aprirò la finestra.

 



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