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La necessità di un’inversione di marcia.

Creato il 08 agosto 2011 da Fernando @fernandomartel2

Una società amministrata da una Repubblica Democratica, può venirsi a trovare in una situazione di confusione totale, se dopo tanti anni di varie concessioni a derogare su temi come clientelismi, nepotismi, tangenti, connivenze mafiose e uso personale del potere, non trova la capacità di operare su sé stessa una svolta di grande respiro culturale.

Da anni, si assiste nel nostro Paese, ad una situazione di stallo politico perché chi ci governa non si è mosso, quasi mai, nell’interesse collettivo, ma quasi sempre nel suo personale e di casta.

Ma neppure l’opposizione ha mai trovato la credibilità di porsi come alternativa, poiché una proposta di largo respiro e coinvolgente non esiste, non è mai stata capace di crearla.

È proprio di questi giorni, l’invito del segretario del PD Bersani, di “…ammainare le bandiere di partito e di riunire, gli sforzi comuni, sotto la bandiera nazionale , per poter rilanciare la politica, la ripresa economica e l’immagine del Paese.

In questa proposta che “sembra sensata” c’è l’ammissione di fatto che la politica non può bastare ad amministrare un Paese. Dopo aver prodotto, per oltre sessant’anni,  uno scontro “democratico” per conquistare  coi partiti, il potere di dirigere la Nazione, dopo essersi spostati tutti, sempre di più verso il centro politico, l’ammissione potrebbe benissimo essere letta così: “ Siamo talmente uguali che le nostre idee e le proposte, ormai collimano e, visto che una alternativa non ce l’avete voi e manco noi, mettiamoci insieme per uscire dalla crisi…”

Ma come è possibile che unendo due proposte simili, inefficaci una per una, insieme funzionino?

In realtà, a me pare che la preoccupazione sia un’altra: “ Se i cittadini si accorgono che qui, né voi né noi sappiamo tirarli fuori dal casino in cui li abbiamo messi, ci buttano giù dalle poltrone entrambi.”

Allora dobbiamo comprendere che i partiti non servono ad amministrare un paese, ma solo a tenerlo legato al giogo. Ed allora?

L’invito di Bersani dichiara il fallimento di una forma di amministrazione che non ha più fiato e, forse, motivo di continuare ad esistere.

Se prendessimo però sul serio la sua proposta ci potremmo trovare a leggerla così: “ Quello che è possibile fare, in una situazione simile, è che ognuno metta da parte il proprio punto di vista che produce solo danno e ci si confronti sotto la bandiera nazionale( leggo come cittadini italiani) nell’interesse di ognuno e del paese!”

Ma allora se ci dobbiamo tirare su le maniche tutti, come cittadini, per poter salvare (da voi?) la Nazione, perché non sciogliere i partiti e continuare anche dopo?

Perché i partiti, sono i garanti della Democrazia? ( così rispondete?)

Di quale Democrazia parlate? Di quella che vi ha concesso di passare il posto alla Camera e al Senato di padre in figlio? Di quella che vi ha permesso di sistemare figli e nipoti? Di quella dove, finchè non vi sorprende una delle istituzioni di controllo della legalità, abitate in case che non sapete chi paga o sfruttate la prostituzione per le vostre feste? Di quella che fa sembrare un buon politico, uno che non dimostra capacità governative, ma solo si tiene fuori dai “casini”?

Personalmente credo che la proposta di Bersani mi piace (ma anche quella del Governo che chiede continuamente all’opposizione di allinearsi sul suo profilo, è… complementare ) perché dentro si nasconde una stupenda ammissione, scritta nei primi capoversi dello Statuto della Casadei Popoli di Giaveno: Quello di cui necessita il mondo, per uscire dalla crisi, è una nuova umanità, un nuovo cittadino, che impari a convivere con i pensieri diversi dai suoi, purché mirino dritto al benessere delle persone. Poiché sono quelle che formano un Paese, sono loro gli abitanti del Mondo, non le caste. Utopia?

Utopia penso che sia credere di uscirne con l’idea che le cose possano continuare ancora così, con  costoro e questi strumenti logori.



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