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La Nona Porta (1999)

Creato il 12 febbraio 2011 da Elgraeco @HellGraeco
La Nona Porta (1999)

Alcuni film, per molti di noi, sono collegati a ricordi particolari. Questi ne mutano la percezione, ce li rendono cari, al di là dei meriti.
La Nona Porta (The Ninth Gate) io lo collego a Storia Romana. L’esame che avrei dovuto sostenere la mattina dopo.
Ero all’università. Staccai gli occhi dai libri verso le 22:45 per posarli sul televisore da 16 pollici.
A casa non c’era il riscaldamento e faceva un freddo cane. Ma c’erano i Bellissimi, mio cugino accanto che non smetteva di parlare un solo istante e le ragazze dell’appartamento che affacciava sul nostro stesso cortile, con le quali, già sapevo, non ci sarebbe stato mai nulla.
A volte l’università è proprio una merda.
Non ricordo che anno fosse. Di sicuro non il 1999. Sei sei sei rovesciato. Polanski sa essere molto spiritoso. D’altro canto, cadeva già in tv, in seconda serata.
Mai visto questo film prima di allora.
Era leggero, spassoso, e pareva non prendersi troppo sul serio. E, come tutti, credo, restai affascinato dalle incisioni mostrate col contagocce. Quelle del Novem Portis, Le Nove Porte, il libro satanico sul possesso del quale si snoda l’intreccio.
Personaggi fumettosi. Un’America finta, perché Polanski non ci poteva mettere piede, e poi, dov’è più a suo agio, nella sicura Europa, in terra francese.
Non siamo ai livelli di Rosemary’s Baby. Né credo fosse nelle intenzioni. Sembra un divertissement. Ma, a ben guardare, ogni minuto girato, è frutto di una scelta estetica ben precisa: il giallo.
Per la cronaca, l’indomani a quell’esame presi trenta. La Nona Porta è un film fortunato, quindi.

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Detective di Libri

Il movente che fa propendere per l’ipotesi giallistica sta in una frase pronunciata da Liana Telfer (Lena Olin) all’indirizzo di Dean Corso (Johnny Depp). Liana lo definisce un detective di libri.
Un investigatore, quindi, a tutti gli effetti, che si occupa di rintracciare e procurare per i suoi clienti libri rari e preziosi.
A Corso non serve altro. Non gli importa dell’argomento trattato. Probabilmente è ateo, chissà. Non è essenziale.
Il segreto è nei libri, nella loro squisita fattura, e nei soldi che da essi possono derivare, visto che, prima o poi, finiscono per entrare nelle mire di folli miliardari che ci giocano.
Al personaggio di Depp manca l’ufficio con la porta a vetri oscurata da una veneziana e la voce fuori campo, la sua, a narrare gli eventi. Per il resto ha tutto l’occorrente:

a) sigarette in quantità, che egli persiste ad accendere e fumare in prossimità di volumi preziosi che andrebbero salvaguardati.

b) whisky, associato al fumo

c) sesso facile con potenziali clienti, donne in giarrettiera molto ricche e pericolose

d) cinismo e opportunismo, all’occorrenza

e) le botte, che egli rimedia man mano che l’indagine prosegue

La Nona Porta (1999)

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Il 666

Se visto così, dal punto di vista del romanzo commerciale e della sua versione a fumetti, La Nona Porta assume tutt’altro spessore e tutt’altro scopo, rispetto alle facili etichette con le quali è stato classificato: horror, drama, thriller sovrannaturale.
Si parla del diavolo, no? Dovrebbe far paura. Quindi, questo film è un horror!
No. Non necessariamente.
Quando Polanski vuole esplorare sul serio i territori sulfurei lo fa, l’ha fatto, con ben altro stile e risultati.
Qui, non bastasse la trama sconnessa [che bisogno ha, Balkan, dei servigi di Corso, se in effetti il lavoro sporco lo fa tutto da solo?] i dettagli parlano chiaro, e risultano talmente palesi da non poter generare fraintendimenti di sorta.
Boris Balkan (Frank Langella) custodisce la sua preziosa biblioteca dedicata all’Ars Diaboli dietro il ridicolo codice di sicurezza 666.
Liana Telfer fuma sigarette scure, chiamate Black Devils.
La Nona Porta, uno pseudobiblium, risulta essere stato scritto nel 1666.
La Dodge Viper, guidata da Emmanuelle Seigner, ha come marchio un pentagono.
E via dicendo.
Per non parlare proprio del personaggio interpretato dall’attrice francese che non fa mistero di possedere doti sovrannaturali.
Non è così che si costruisce un thriller.
Al contrario, questo è materiale perfetto per un romanzo pulp, venduto a pochi centesimi, con la copertina sgualcita. Perfetto.
Polanski è sempre stato un regista capace di capovolgere la propria visione artistica. In un film magnifica il diavolo (Rosemary’s Baby) e oggettivizza la donna (Mia Farrow), nel successivo (L’Inquilino del Terzo Piano), per contrappasso, oggettivizza sé stesso, l’uomo, e arriva a travestirsi da donna. In questo ridicolizza non tanto il demonio, ma i suoi sciocchi adoratori, a più riprese mostrati come dediti, non già al culto religioso, ma ai piaceri carnali, alle orge e a bieche soddisfazioni terrene; e, allo stesso tempo, glorifica il personaggio Corso, archetipo dell’avventuriero scaltro, dello gnostico, dell’esploratore non accecato da pregiudizi, né governato dalla superstizione.

La Nona Porta (1999)

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Pseudo Biblium Pulp

Note di merito, a mio avviso, la scena dei fratelli Ceniza, librai portoghesi ai quali Corso si rivolge per un parere sulla copia in suo possesso del Nove Porte.
Unico attore, José Lopez Rodero, per due gemelli. Uno dei due fuma, come sempre, e sparge cenere sul prezioso volume diabolico che pare valga un milione di dollari tondo tondo.
Eppure, nonostante l’aspetto amichevole e sostanzialmente innocuo dei “fratelli” Ceniza, la scena riesce inquietante allorché uno dei due, probabilmente quello doppiato dallo stesso regista, afferma che ogni libro ha una sua storia e un suo destino. Avvalorando, meglio di tutti gli altri, la tesi che in quel volume nero ed elegante, con la stella a cinque punte sulla prima di copertina, possa essere custodita una sapienza arcana.
Ma siamo sempre nel territorio del pulp. E infatti, quando Corso esce dalla stamperia rischia di essere sepolto dal crollo improvviso (e opportuno) di un’impalcatura che egli aveva già oltrepassato in precedenza per recarsi dai fratelli librai.
Secondo aspetto pregevole, dal punto di vista scenografico, la scelta di Chateau Puivert, antica roccaforte Catara ai tempi dell’eresia, quale set finale. Allo stesso tempo eccessivo e scontato.
In quanto tale, ovvero come luogo chiave, esso è mostrato in una delle primissime inquadrature, alle spalle di Boris Balkan.
È divertente, La Nona Porta?
Tutto considerato, io direi persino di sì.
E ora, come promesso, vi regalo le Nove Porte. Basta cliccarci sopra, ma è pericoloso, sappiatelo. Poi non dite che non vi avevo avvisato.

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