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La nuova politica della FIAT (e la complicità del Governo)

Creato il 28 luglio 2010 da Samuelesiani

La nuova politica della FIAT (e la complicità del Governo) Continuiamo ad aggrapparci alla FIAT e alla produzione di autovetture, anziché investire in tutti i campi della ricerca. Ci continuiamo dunque ad infilare in una sfida che, nel mondo globalizzato, è perdente in partenza. Ma non solo: è semplicemente folle (a meno che non ci siano altri fini), pensare di competere con la produzione di paesi come Cina e India, paese nei quali i lavoratori sono totalmente privi di qualsiasi diritto.   Marchionne, in questo senso, e con la complicità di Sacconi e di tutto il governo (compresi anche quelli locali), è una sorta di imperatore romano che può decidere chi affamare e chi salvare con un semplice gesto della mano.   E dunque siamo qui, a chiedere pietà e per favore ad una azienda che ha comandato in Italia ben più della DC e che – nel silenzio della calura estiva, in piene giornate di ferie – sta assestando un colpo senza pari al mondo del lavoro. Proprio la FIAT che è vissuta di aiuti statali ben più – e anche ai danni di – qualsiasi altra azienda nel paese.   Sebbene stia passando pressoché inosservato, credo che il caso Pomigliano e i suoi sviluppi siano un vero e proprio spartiacque nel mondo dei diritti lavorativi e sindacali. Temo che questa crisi, a qualcuno faccia in fondo molto comodo.   Perché in fondo fa comodo far sì che la precarietà e l’assenza di diritti possano essere importati anche nelle fabbriche, e negli ultimi posti dove esistano un minimo di tutele grazie a contratti di lavoro nazionali. Mentre i media paiono più interessati ad indagare la presenza di cocaina ed escort nelle discoteche milanesi dei vip, un altro passo si sta facendo verso la moderna (ma poi non tanto) schiavitù.

 


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