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La pagina della Cover Writer: Per sopravvivere alla tossicodipendenza, di Roberto “Freak” Antoni

Creato il 24 febbraio 2014 da Lundici @lundici_it
Roberto Freak Antoni

Roberto Antoni, meglio conosciuto col nome di “Freak” è morto il 12 febbraio scorso. Avrebbe compiuto 60 anni il 16 aprile. Aveva un tumore all’intestino da circa 5 anni. Lo conoscevo ed apprezzavo come autore della propria vita demenziale, arte che aveva sviluppato come cantante, scrittore, autore, performer. “Kinotto” – 1979 – è un album di tutto rispetto, con perle come “Mi piacciono le sbarbine” e “Gelati – I gelati sono buoni, ma costano milioni.” Ricordo una gita scolastica di cui questa canzone è stata l’inno.
Vederlo dal vivo con i suoi Skiantos o anche da solo, era veramente qualcosa di speciale.
Nel ’91 esce con il libro “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”, che fa il verso all’album omonimo del 1987, da cui è tratto il pezzo che tante volte avrei voluto cantare ai mia madre: “Sono un ribelle, mamma – vai a letto, non star sveglia nella stanza”. Peccato che non fossi una vera ribelle e che mia madre mi abbia sempre aspettato sveglia, senza sentir ragioni, nel tentativo di farmi sentire in colpa. Cosa in cui riusciva benissimo, ma non al punto da farmi rientrare ad orari  più decenti.
Freak Antoni è da considerarsi un avanguardista della demenzialità e i suoi aforismi sono diventati a tutti gli effetti di uso comune, anche fra coloro che non sanno nemmeno che fossero suoi.

- La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.

- Si dice che una volta toccato il fondo non puoi che risalire. A me capita di cominciare a scavare.

- Dio c’è, ma ci odia!

- Se uno si impegna, può stare male ovunque.

- Fai bene a lasciarmi, anch’io fossi in me, mi lascerei.

- Se sei muto ridi con gli occhi, se sei cieco ridi con la bocca. Se sei muto e cieco c’è ben poco da ridere.

- Mangiate merda: miliardi di mosche non possono avere torto!

Freak Antoni è stato un eroinomane. Il suo libro “Per sopravvivere alla tossicodipenza” ha 20 anni. Quando pubblicò questo “manuale di prevenzione” lui aveva 40 anni e sapeva perfettamente cosa fosse l’uso di sostanze stupefacenti. Io di anni ne avevo circa 29 e lavoravo in una comunità di recupero per tossicodipendenti.

Oggi la situazione nel campo delle droghe forse è cambiata. Allora iniziavano a prender piede quelle droghe sintetiche, le così dette leisure drugs, così adatte alle attività ricreative tipo ballo sfrenato e rave party. Da allora la cocaina si è diffusa più dell’eroina. Oggi non si vedono più come un tempo i gruppi di “drogati”, come li definivano i nostri genitori, perder tempo fra una dose e l’altra in angoli nascosti di parchi, piazze e portici.

Philip Seymour Hoffman in I love Radio Rock

Philip Seymour Hoffman in I love Radio Rock

Eppure solo 10 giorni prima di Freak Antoni, era morto di overdose, nel classico modo dei tossicodipendenti di un tempo, Philip Seymour Hoffman. Già a 44 anni era una leggenda del cinema americano e mondiale, un uomo che rendeva migliore qualsiasi film a cui avesse partecipato. Una persona che recitava mettendo un valore aggiunto di umanità e trasporto in ogni suo personaggio. Aveva vinto un oscar nel 2006 interpretando Truman Capote. Philip Seymour Hoffman, col suo aspetto così normale, era credibile in ogni ruolo, con la sua carica emotiva te lo sentivi vicino, non divo, uno qualsiasi che aveva surclassato i fighi da rotocalco holliwoodiani. E lo aveva fatto perché era il migliore. Eppure aveva scelto l’eroina per affrontare la propria interiorità, per scordarsi della fatica quotidiana di vivere, della difficoltà di stare al mondo anche se sei quanto di meglio ci sia fra gli attori della tua generazione.

Per chi non ha mai conosciuto personalmente tossicodipendenti, ma anche per chi ci ha avuto a che fare, è veramente difficile capire che cosa passi per la testa di certe persone, che sono disposte a buttare tutto per una sostanza stupefacente.

Il libro di Freak Antoni è quanto di meglio possa esser stato scritto in materia. Assolutamente privo di demagogia, affronta un tema così delicato dando informazioni scientifiche, pratiche, psicologiche, offrendo citazioni sociologiche, musicali, letterarie e cinematografiche. Senti, leggendolo, di capire che cosa muove una persona, anche intelligente, creativa e piena di voglia di vivere come era lui, verso un mondo che lo annulla. Capisci la difficoltà anche fisica di progettare un’uscita dalla dipendenza. Senti di ricevere gli strumenti per aiutare queste persone a lasciare quel mondo o, come si diceva allora, a scegliere una strada di “riduzione del danno”. Senti che un tossicodipendente si rispecchierà in questo testo, per l’uso del lessico, per la scelta grafica e per l’utilità effettiva delle informazioni. Senza mai perder di vista il fatto, più volte ribadito, che non c’è mai una vera ragione per iniziare. Non entrare è la cosa migliore perché poi uscirne è difficilissimo. Eppure il libro comincia con frasi di speranza e citazioni in stile Freak Antoni. Proprio la maniera migliore per agganciare un tossicodipendente.

Allora lo lessi tutto d’un fiato. E il giorno dopo, entrando al lavoro, guardai quelli che chiamavo “i miei ragazzi” con occhi diversi, più comprensivi pur mettendo a punto interventi più incisivi per aiutarli. Capivo meglio certi aspetti che non mi era mai venuto in mente di approfondire.

Per Sopravvivere alla tossicodipendenza
Roberto Freak Antoni, “Per sopravvivere alla tossicodipendenza: manuale di prevenzione” Feltrinelli, 1994.

Vivere nel mondo e tuttavia non stringere legami con la polvere del mondo è la linea di condotta di un vero studente Zen.

“Ho visto le menti migliori della mia generazione / distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche / trascinate nelle strade di negri all’alba in cerca di / una droga rabbiosa… (Allen Ginsberg, Howl, 1957).

Ho visto smettere i più scoppiati della terra, anche quelli che pensavi che non avrebbero mai smesso, perché SMETTERE è possibile!!! (e succede spesso).

Che cos’è l’eroina?
… L’oppio si è diffuso in Occidente a partire dal XVIII secolo, e poi durante tutto l’Ottocento, anche sotto forma di sciroppo per la tosse, cordiali, bevande tonificanti, e liquori farmaceutici, nonché elisir ritenuti innocui, perciò somministrati persino ai neonati. … l’uso, la circolazione e la commercializzazione della sostanza, a quell’epoca (e fino ai primi decenni del Novecento), erano liberi e tollerati; … per tutta la prima metà del XIX secolo, la tintura d’oppio venne utilizzata con la stessa frequenza con cui oggi si usa un cachet.

“L’oppio assomiglia alla religione come un illusionista a Gesù” Jean Cocteau.

L’Eroina fu sintetizzata per la prima volta nei laboratori dell’industria farmaceutica tedesca Bayer, intorno al 1898, quale prodotto “Contro tutti i dolori”, toccasana, medicina adatta a lenire le più acute sofferenze. Nel 1898 la Bayer lancia sul mercato la “Superfortina”; la parola in tedesco è Heroisch, che significa Forte & Potente. La medicina in quegli anni si vende senza ricetta e può essere acquistata praticamente da tutti.

… da oltre 4000 anni l’oppio è usato da civiltà diverse non soltanto per calmare e sopportare il dolore,  ma anche nella ricerca del piacere e di stati di euforia …

Lou Reed, Lewis Allan Reed (New York, 2 marzo 1942 – Long Island, 27 ottobre 2013)

Lou Reed, Lewis Allan Reed (New York, 2 marzo 1942 – Long Island, 27 ottobre 2013)

… Perché quando l’eroina è nel mio sangue
E il sangue è nella mia testa
Ringrazio Dio, sto meglio che se fossi morto!

Ringrazio il tuo Dio che non sono cosciente
Ringrazio Dio che non me ne frega più niente
E ammetto che non so proprio nulla
E ammetto che non so proprio niente …
Heroin (Eroina) Lou Reed and the Velvet Underground

L’Eroina è stata introdotta dalla industria farmaceutica occidentale e diffusa dalle mafie e dall’ignoranza. Da sottolineare il fatto che i solventi e i reagenti per la raffinazione della morfina base e della coca sono tuttora venduti senza controllo da trust chimici europei.

Si calcola che nel mondo esistano oggi 48 milioni di tossicodipendenti (il libro è di maggio 1994 n.d.r.).

La droga arriva al cervello ed entra in (complesse) relazioni chimiche con numerose sostanze (enzimi, ormoni, composti proteici …) che appartengono al sistema di regolazione neurovegetativo… Nell’area più interna del cervello, nella zona compresa fra talamo, ipotalamo e cervelletto, avvengono le sintesi più importanti: l’eroina scatena interazioni gratificanti e sposta continuamente la soglia della soddisfazione, rilanciando il bisogno. In altre parole, si rompe ogni equilibrio chimico, determinando la necessità di superare l’ultimo adattamento con stimoli nuovi e più forti dei precedenti (quindi l’aumento delle dosi). è il sistema della tolleranza e della conseguente dipendenza… L’eroina si impadronisce del piacere: satura i ricettori e brucia le endorfine (cellule endogene, “morfina naturale” prodotta dal corpo).

L’ero ha una duplice valenza: funziona da ansiolitico e anche da stimolante (calma, tranquillizza, rilassa) / (eccita, stordisce, euforizza).

L’ero ti sembra che ti aiuti a convivere con i limiti “inaccettabili” della tua vita … Ti serve per essere paziente e rimandare l’eventuale soluzione dei problemi. Ti serve per rimuovere: spostando l’attenzione su qualcosa che ti gratifica, pensi che la realtà cambi, si modifichi, migliori da sola. L’uso dell’eroina sviluppa una notevole forma di adattamento che serve per assuefarti al disadattamento, cioè abituarti all’inadattabile. Con l’eroina si sviluppa anche una cronicità e una ciclicità di problemi che regolarmente fanno la loro ricomparsa e che, puntualmente, vengono rimossi e dimenticati.

La tossicodipendenza ti porta all’apatia e a una fissazione monotona: roba – roba – roba – roba…

I tossicomani sostituiscono alla famiglia, la comunità degli amici (che condividono le sue scelte), alla casa la strada, alla stabilità-benessere il rischio-avventura, al focolare il nomadismo randagio della ricerca (dell’eroina o del denaro x l’ero) …

“La noia, che indica sempre una tensione non scaricata, non disturba mai il tossicomane. Egli può fissarsi le scarpe per 8 ore e viene indotto all’azione quando si capovolge la clessidra della droga” (finito l’effetto, riprende il bisogno. n.d.a.) W. Burroughs, Il pasto nudo, pag 50.

Sono uno Skiantos e suono senza impiantos. Freak Antoni, ultimo a destra.

Sono uno Skiantos e suono senza impiantos. Freak Antoni, ultimo a destra.

I tossicodipendenti sono una popolazione eterogenea e frantumata, con scarsa coscienza di sè. Secondo l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità, n.d.r.) l’Italia è la nazione nel mondo la più alta percentuale di sieropositivi tra i tossici. (parliamo sempre del 1994, n.d.r.).

La gente pensa: “Ti droghi?! Peggio per te!!!” E invece è peggio per tutti perché la delinquenza del drogato – che per trovare soldi colpisce a caso – la paghiamo tutti, il rischio di Aids è allargato praticamente a tutti, lo strapotere della mafia che condiziona amministrazioni e governi, si riversa alla fine su tutti i cittadini e diventa ogni anno più pericoloso…

“In un mondo dove l’incomunicabilità era ormai la sola certezza, gli sbandati moderni cercarono un superamento e di autoidentificazione nel jazz, o nell’estasi religiosa, o nella contemplazione filosofica. E un giorno Burroughs indicò loro la droga”. Fernanda Pivano, Introduzione a Junkie di W. Burroughs.

“Non si rimprovera ad un tossicomane il godimento in sè, ma un piacere attinto da esperienze prive di verità … non produce nulla, nulla di vero e reale …” Jacques derida, Retorica della droga, Roma 1993.

Non è la droga che fa di te un artista cioè non associare l’eroina al genio e alla creatività.

“La morale del racconto si rivolge soltanto agli oppiomani. Che imparino ad averne paura e che sappiano, da questo esempio straordinario, che si può, dopo 17 anni di uso e 8 di abuso dell’oppio, rinunciare a tale sostanza. Che essi possano, aggiungo, trarre maggior energia dai loro tentativi e ottenere alla fine lo stesso successo”. Baudelaire (da Paradisi artificiali) sulla conclusione del libro Confessioni di in mangiatore d’oppio di De Quinsey.


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