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A scapito di ogni dubbio, difficilmente si può credere e affermare che nell’antichità sul soglio pontificio si sia seduta una donna travestita da uomo; un’impostura ardua da rendere reale e che può materializzarsi solo attraverso la fiction. E così è per un film, sotto molti aspetti interessante, coma “La papessa” del regista tedesco Sönke Wortmann e tratto dal best seller “Pope Joan” (1996) dell’americana Donna Woolfok Cross.
Intanto cominciamo col dire che il film uscito all’inizio dell’estate in concomitanza ad un altro film di genere come “Agorà” in cui si narrano le vicende della pagana Ipazia matematica, astronoma e filosofa greca a fronte di certi pochi edificanti modelli femminili in voga, mette in evidenza l'esempio di un'eroina la cui ascesa, passa attraverso un sofferto impegno di conoscenza e autodisciplina. C’è poi tutta la materialità del basso medioevo (i cavadenti, lo sporco, le mosche sulla carne, la lebbra en plein air), che rendono verosimile la storia di Giovanna e fomentano se ce ne fosse bisogno la diatriba fra gli storici; fra chi afferma che ci sono prove inconfutabili sull’esistenza della teutonica della bassa Sassonia fattasi papa con il nome di Johannes Anglicus e chi pensa che questa storia altro non è che una riconosciuta allegoria antipapale propagandata nei secoli dai protestanti a scopo denigratorio nei confronti della chiesa romana. Comunque sia (vera o fasulla) quella riportata alla luce dalla scrittrice americana ha colpito la fantasia di alcuni registi tanto che un primo film (piuttosto scialbo poiché raccontava la storia da una angolazione prettamente amorosa) fu girato nel 1972 senza grande successo mentre quello odierno grazie ad una sceneggiatura scritta con intenti nobilitanti che racconta l'odissea di Giovanna, povera contadinella nata in uno sperduto villaggio rurale del Nord Europa, diventa il percorso esistenziale di una donna che solo l'ardente passione di sapere non disgiunta dalla fede costringe a imboccare la strada della mistificazione e poi del martirio, riceve consensi e applausi.
In breve la storia racconta della reale esistenza della papessa fin dalla sua nascita, con infanzia e adolescenza da autodidatta e padre despota in mezzo ai bui boschi della bassa Germania; istruzione ostinatamente cercata alla corte di un vescovo; fuga dalla guerra e rifugio in un monastero dove imparerà l'arte della medicina; arrivo a Roma con relativa cura del moribondo papa Sergio; casuale ascesa al trono di Pietro e relativa combutta per detronizzarla. Ma più che la storia di questa ascesa improbabile, ritengo che il film sia altamente istruttivo nonché un doveroso omaggio alla donna in generale. Difatti Johanna è semplicemente una donna in fuga che si taglia i capelli fino alla chierica, si schiaccia i seni, si mascolinizza cancellando tracce di mestruazioni ben prima di diventare papa romano. Emancipazione individuale ben più di rivoluzionarietà socio-politica.
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