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La parabola dei talenti e lo sviluppo personale

Da Roby

Spesso le parabole o le storie raccontate dai maestri antichi e/o religiosi contengono vere e proprie chicche di sviluppo e crescita personale.

Ad esempio la famosa parabola dei talenti raccontata nel Vangelo di Matteo.

“Allo stesso modo un un uomo in procinto di partire chiamò i propri servi e affidò loro i suoi beni:

a uno diede cinque talenti, a un altro due e a un altro uno;

a ciascuno secondo le proprio capacità e partì.

Senza perdere tempo quello che aveva ricevuto cinque talenti andò a trafficarli e ne guadagnò altri cinque.

Allo stesso modo quello che aveva ricevuto due talenti ne guadagnò altri due.

Ma quello che ne aveva ricevuo uno solo andò a scavare una fossa e vi nascose il denaro del suo padrone.

Dopo molto tempo viene il padrone di quei servi e li chiama a rendiconto.

Si presentò quello che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque:

Ecco, ne ho guadagnati altri cinque.

Gli disse il padrone:

Bravo servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco; ti darò potere su molto.

La stessa cosa capitò con il servo a cui il padrone aveva lasciato due talenti.

Anche a lui il padrone disse:

Bravo servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco; ti darò potere su molto.

Infine si presentò anche quello chwe aveva ricevuo un solo talento.

Signore, sapevo che eri un uomo severo, che mieti dove non hai seminato, e raccogli dove non hai sparso,

per questo hoa vuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sottoterra.

Ecco, prendi ciò che è tuo.

Il padrone gli rispose:

Servo malvagio e infingardo, sapevi che io mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso.

per questo avresti dovuto affidare il denro ai banchieri in modo che al mio ritorno avrei potuto ritirare il mio con l’interesse.

Perciò toglietegli il talento e datelo a chi ne ha dieci.

Infatti a chi ha sarà dato e sarà nell’abbondanza e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.

E il servo infingardo gettatelo nelle tenebre.

là vi sarà pianto e stridore di denti”.

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E’ una storia alla fine semplice semplice e, ripeto,

contiene chicche interessanti di sviluppo personale.

1- Innanzitutto la base di partenza è diversa per ognuno di noi.

Chi è nato con cinque talenti, chi è nato con un talento.

Quindi c’è chi è nell’abbondanza, e c’è chi è nella scarsità.

E’ come se Gesù dichiarasse esplicitamente l’ingiustizia della vita.

Allo stesso modo però individua la non importanza della questione.

A chi ha cinque talenti sarà richiesto per cinque e chi ha uno sarà richiesto per uno.

Ognuno però dovrebbe sviluppare il 100% di ciò per cui è stato dotato.

2- Allo stesso modo ci viene data una lezione di vita di una certa rilevanza.

E cioè il fatto di dover in qualche modo trattare gli altri, gli esseri umani a seconda del loro punto di partenza.

Credo sia corretto andare a pretendere il 5 da chi è predisposto per il 5 e l’1 da chi è predisposto per l’1.

Anche l’1, pur essendo da un punto di vista esterno un risultato non eccelso,

per colui che l’ha ottenuto partendo dall’1, rappresenta sempre un ottimo risultato.

3- Altro aspetto interessante della parabola dei talenti è dato dal fatto che gli stessi talenti sono affidati a noi; siamo noi che dobbiamo curarli.

Siamo noi che dobbiamo amministrare la nostra ricchezza.

E la ricchezza è qualcosa che va molto al di là dell’aspetto materiale.

Ad esempio se io sono bravo a cantare o a parlare o a scrivere e ho questi talenti, ecco che posso fare due scelte:

- o seppellisco i miei talenti e li lascio marcire sottoterra per paura

- o cerco di sviluppare questi miei talenti favorendo il miglioramento e la crescita per tutti.

4- Mi ha impressionato al risposta di Gesù al terzo servo: “Tu malvagio servo pigro..”

Rispetto ai nostri clichè sembrerebbe una risposta eccessivamente dura e fuori luogo ma se esaminiamo il significato che vuol dare Gesu’ si può comprendere come l’invito sia quello di non essere pigri, di non trattenere per sè il talento e la capacità senza svilupparli e senza condividerle con gli altri.

Quasi che la pigrizia sia malvagità.

E arriviamo a uno dei concetti base non solo della parabola ma di tanta parte degli insegnamenti dei maestri dell’umanità.

5- Qual’è il premio per i due servi fedeli?

Gesù non lo afferma chiaramente.

Di certo non sembra essere quello di tenere i soldi.

Quasi che i servi ( e quindi noi con i nostri talenti) non lavorassero per se stessi ma investissero su di sè per gli altri.

La loro ricompensa sembra essere quella di condividere la gioia e la felicità con il loro padrone.

Ergo la felicità non viene dall’investire sui propri talenti  per il raggiungimento della propria felicità o del proprio successo.

Sembra venire dal servire gli altri.

Ognuno di noi ha sicuramente provato la felicità che si prova quando ci si concentra a creare qualcosa di buono  e bello per gli altri.

Quasi che il dare gioia agli altri comporti un dare gioia anche a stessi.

6- E, per finire questa disamina,

cosa comporta  e cosa richiede il creare la ricchezza dai propri talenti?

Richiede semplicemente di andar oltre le proprie paure e le proprie diffidenze.

Se abbiamo paura, se sospettiamo in continuazione, i nostri talenti vengono seppelliti.

A prima vista sembra che la paura, la diffidenza, il non muoversi ci risparmi dalla sofferenza e dal dolore.

L’indicazione che ci viene data invece è che, per creare ricchezza e felicità per gli altri e quindi per noi stessi è necessario andare oltre la paura.

La scelta, in ultima analisi, spetta come sempre a noi.

Creare ricchezza e felicità per gli altri sviluppando i propri talenti,  e il premio sarà la felicità,

oppure porre sottoterra i talenti e provare così  “pianto e stridore di denti“…

…in senso metaforico naturalmente.

La parabola dei talenti e lo sviluppo personale
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