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La Parola Ai Giurati (1957)

Creato il 10 marzo 2014 da Vomitoergorum @Old_Glory
La Parola Ai Giurati (1957)
Regia: Sidney Lumet Anno: 1957 Titolo originale: 12 Angry Men Voto: 7/10 Pagina di IMDB (8.9) Pagina di I Check Movies Acquista su Amazon
Non cadiamo nell'errore di giudicare l'imputato colpevole od innocente. Non è roba per noi, è solo materiale per la giuria. Non sapremo mai se il ragazzo abbia ucciso realmente o no suo padre, ma fino a quando resta il ragionevole dubbio, non può essere giudicato colpevole. Giusto o sbagliato è così e Lumet con la sua pellicola d'esordio ci racconta uno dei migliori legal thriller mai realizzati. Quasi ogni singola scena è ambientata e realizzata in una calda ed opprimente stanza di tribunale, abitata dai dodici giurati che dovranno confrontarsi per raggiungere un verdetto sul caso di parricidio. Lo spettatore non conosce i fatti se non tramite i dialoghi di questi uomini. Non siamo stati presenti durante il processo, e neanche durante il compimento del fatto. La certezza pare inequivocabile, solo un piccolo dubbio. Basta questo ad aprire una breccia che vedrà quella arrabbiata dozzina fare i conti con la propria coscienza e la propria esperienza. Tutto appunto in una stanza, tutto in bianco e nero, tutto senza che ci sia un briciolo di azione o un minimo colpo di scena. La trama è dettata esclusivamente da dialoghi e ed in quadrature in primo piano che colpiscono un volto dietro l'altro. Ognuno ha i suoi perchè, ognuno ha le sue certezze, che spiega di fronte ad un pubblico sempre più vacillante nelle intenzioni. Henry Fonda, nonostante tutto, vota per la non colpevolezza, sicuro di non essere sicuro. Già perchè prima di condannare un ragazzo, spiega, vorrebbe almeno discuterne un po'. Eppure ogni prova raccolta e menzionata sembra andare in unica direzione. E guardate, forse, e lo dico sollevando un ragionevole dubbio sulla morale e sulla trama del film, il ragazzo ha veramente ucciso il padre. Ma chi può averne la certezza stando a come è andato il processo? La giuria, non può condannare senza averne una certezza piena, inconfutabile. Ecco, quindi la pellicola è un insieme di riflessioni su questo aspetto del sistema legale americano, ma soprattutto sulla psicologia di ogni personaggio, che si distingue dall'altro. La bellezza del film, più che nella trama è proprio nel modo di presentare questi dodici sconosciuti: ci insegna a riconoscerli da piccoli gesti prima, da frasi detti, da comportamenti tenuti. E dodici sono tanti credetemi, ma non ce n'è uno uguale all'altro. Chi prima chi dopo si mette a nudo, dal più debole e pacato, al più arrogante e prepotente. Tutti passano sotto l'occhio indagatore della telecamera che non è certo avara di primi piani che colgono le espressioni, forse oggi troppo marcate e teatrali, dei protagonisti. Sarà anche vecchiotto e fuori moda, ma è davvero un gran bel vedere.

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