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La paura, l'horror e... Paranormal Activity (Parte 3)

Creato il 02 maggio 2014 da Frank_romantico @Combinazione_C
La paura, l'horror e... Paranormal Activity (Parte 3)
CORSI E RICORSI
Come ho già scritto parlando di cinema horror, questo genere è caratterizzato da corsi e ricorsi che si susseguono in base ad una fondamentale domanda da parte del pubblico. In pratica il ritorno di un dato sottogenere (se così vogliamo chiamarlo) viene influenzato dalla rischiesta dello stesso pubblico e dall'approvazione che esso sembra concedergli. Facciamo un esempio: nel 1978 nei cinema statunitensi arrivò Halloween - La notte delle streghe, di John Carpenter. Il successo di questo film fu tale da dar vita ad un franchising enorme (otto sequel, un prequel/remake, il sequel del remake e il prossimo Halloween 3D) ma, soprattutto, da imporre questo titolo come primo slasher della storia nell'immaginario collettivo. Erroneamente ma non troppo, perché effettivamente, da un punto di vista commerciale, lo slasher nacque con Halloween. Sulla falsariga di questo film, infatti, due anni dopo uscì una pellicola ugualmente importante dal punto di vista storico quando concettualmente distante dal lavoro di Carpenter: Venerdì 13. Un film che ribalta i presupposti sovversivi del proprio modello per diventare sempre più eversivo mano a mano che il franchising andava avanti. Sempre nel 1980 esce Terror Train, che fa leva sul concetto di final girl interpretata dall'ormai famosa (nell'ambito, almeno) Jamie Lee Curtis e che ripropone il solito meccanismo del gruppo di ragazzi lussuriosi fatti a pezzi uno ad uno dal killer mascherato di turno. 
Ma ce ne sarebbero un'infinità di film da citare.
La paura, l'horror e... Paranormal Activity (Parte 3)
Nel 1984 Wes Craven decide di cavalcare l'onda del successo di questo "ramo" del genere horror è gira Nightmare - Dal profondo della notte. Uno slasher movie che è anche altro, costruito su quelli che ormai erano punti fermi (e riconosciuti come tali) del genere ma che, attraverso una sintassi riconoscibilissima, cercò di proporre qualcosa di nuovo. E forse fu proprio quello l'inizio di un declino che lentamente portò lo spettatore a perdere interesse nei confronti di quei film con un killer mascherato. L'elemento sovrannaturale che c'è in Nightmare cominciò a conturbare di più, divenne sempre più forte, più richiesto, più neccessario. Il cinema horror cominciò a girare su se stesso, si arrivò ai primi anni '90 passando per sequel su sequel che cambiarono la fisionomia di personaggi resi ormai immortali (Michael Myers, Jason, Freddy) e si passò per i vari Hellraiser, La Bambola Assassina, Candyman. Lo slasher (ma l'horror tutto) sembrò essere arrivato al punto del collasso. Il genere fu dichiarato morto, cominciarono a leggerne le esequie. Corso e ricorso storico anche questo. Ed allora l'unica cosa che rimase da fare, al cinema horror, fu il cominciare a riflettere su se stesso.
Così, nel 1996, arriva Scream. Wes Craven gira un nuovo slasher vecchio stampo, propone una nuova maschera, un nuovo killer, una nuova icona. Ma con il vero scopo di riflettere su tutto quel che era stato fatto da vent'anni a questa parte. Un film che da vita ad un nuovo ciclo, a nuovi film fotocopia, a nuovi sequel. Ancora una volta si passa dal "sovversivo" all'"eversivo", ma il tutto viene rielaborato, rivisto e riproposto per venire incontro al pubblico di quegli anni. Nasce il teen horror e sappiamo tutti quanti danni abbia fatto, tra film belli e brutti, senza far di tutta l'erba un fascio. 
La paura, l'horror e... Paranormal Activity (Parte 3)
Quindi l'horror, quando non sa da che parte andare, inizia a riflettere su se stesso. Anche a prendersi in giro, perché no. Scream nel '96, il sottovalutato Cabin Fever di Eli Roth (ma in realtà dietro c'è lo zampino di David Lynch), quelle due perle incomprese che sono Grindhouse - A prova di morte di Quentin Tarantino e Planet Terror di Bob Rodriguez per arrivare a Quella Casa nel Bosco di Drew Goddard. Regist(r)i diversi, metodi diversi, scopi diversi ma sempre lì si va a finire. Si va a finire in un'indagine che però rischia di nutrirsi di se stessa e rimanere lì, imcompresa. Perché non è più il cinema in se ad interessare il pubblico, attratto ormai da tutto quel luna-park che gli è stato costruito attorno.  
Certo, la mia lettura è americanocentrica: in Europa la strada intrapresa è stata un'altra, in Oriente ci sono stati altri modi di concepire culturalmente l'horror ma alla fine, se parliamo di mercato, quello statunitense resta il più ampio. E proprio per questo gli americani, quando non hanno saputo più da che parte andare, si sono rivolti ai mercati stranieri importando nuove idee (il torture porn, per dirne una), registi, scrittori e dando il via alla moda del remake. Imponendo il proprio gusto. Ma sempre di corsi e ricorsi si tratta e tutta questa riflessione la estendo ai vari e innumerevoli sottogeneri: se non è lo slasher è il filone delle case infestate, se non sono i fantasmi è il survivor o gli zombie o lo splatter o il rape and revenge. Oppure possono essere tutte queste cose insieme. E alla fine non si tratta più di semplici film ma di vecchi/nuovi modi di far soldi. Non si tratta più di trovare idee nuove o nuovi talenti ma di sfruttare le mode e le paure di un pubblico con cui funziona la solita minestra riscaldata, non importa più chi sia (stato)  a cucinarla. E dal cinema inteso come tale si passa ad altro, a giocattoloni che con il cinema hanno poco a che fare. Si passa a piatti precotti da mangiare e digerire per poi ricominciare da capo. E il bello è che al peggio non c'è mai limite.
(continua...)
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