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La pausa di riflessione

Creato il 04 febbraio 2016 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Io e Sandi ci siamo presi una pausa di riflessione. Lui dice che mi dà tempo fino a lunedì, mi lascia liberi venerdì e sabato. Io gli ho detto che vedremo e che mi farò viva io, ciao arrivederci.

Come è facile intuire guidare non sta andando bene. Sin dalla prima guida ho sempre alternato lezioni in cui no la patente non la prenderò mai ad altre in cui sì dai quasi quasi inizio a guardare i prezzi delle fiesta usate. Questo equilibrio, precario, mi consentiva di andare avanti: non sono una persona ottimista, non lo sono mai stata, non lo sarò mai, non sono nemmeno una persona entusiasta della vita e delle nuove sfide, non sono tenace, forte, combattiva, mai stata, mai sarò. Questo equilibrio è il massimo a cui posso ambire, con il carattere che mi ritrovo a quasi 31 anni.

L’equilibrio si è rotto. Da qualche guida è tutto un no la patente non la prenderò mai. Gli effetti sono prevedibili. Non ascolto, “guido” a caso (o per meglio dire, lascio che lui guidi mentre io mollo tutto quanto) e non vedo l’ora che i 60 minuti di supplizio finiscano. Ieri gli ho proprio detto che volevo andare a casa, come una bambina di 5 anni. Mi ci sono dovuta portare a casa, con il suo aiuto ovviamente, altrimenti sarei finita in un fosso. Non avrei mai pensato di sentirmi così, mai. Avevo previsto lo stato d’animo della prima guida, anche della seconda, quadrava tutto quanto. Ma poi, ingenuamente, ero convinta che le cose sarebbero lentamente cambiate, migliorate. Invece mi ritrovo alla diciassettesima guida (DICIASSETTESIMA) a piangere prima per l’ansia e dopo per il senso di fallimento. E’ già un mezzo miracolo che non abbia ancora pianto durante, ma ci sono andata vicino un paio di volte. A parte lo stato d’animo, mi ritrovo alla DICIASSETTESIMA guida a non essere ancora minimamente autonoma (fosse per me andrei sempre in prima), a non saper scalare, a non saper tenere il volante scambiando correttamente le mani, non becco una linea di Stop che sia una, oggi stavo per andare contromano. Lui mi dice le cose, me le ripete, ma io non ci sono, non ci sono e basta. Ieri gliel’ho anche detto, ho smesso di ascoltare un quarto d’ora fa, oggi non è andata meglio. Sandi dice che sono rinunciataria, che non devo reagire così, che sono altri i problemi, che le guide con lui sono l’occasione per provare e che se sbaglio tanto c’è lui, ma mollare no, mollare non ha senso. Ha ragione. Ma io mi chiedo: mollare non ha senso, ma ha senso andare avanti se devo continuare a sentirmi così? In corriera incontro alcuni, più giovani chiaramente, sono sempre tutti più giovani, che stanno prendendo la patente, li sento parlare. Non è che facciano i salti di gioia, ma non ne parlano nemmeno con la morte nel cuore.

C’è anche il discorso economico da tenere in considerazione. Le guide costano e a me sembra di stare buttando soldi. Fossero gratis il fallimento mi sembrerebbe più sopportabile. Oggi ne parlo con Anacleto e decideremo assieme. L’ho già scritto vero che mai avrei pensato di sentirmi così? Ecco, lo ripeto. Non so voi come facciate, non lo so davvero. In questo momento qualsiasi attività umana mi sembra più semplice del guidare. Imparare a suonare il violino è più facile che guidare. Fare un trapianto di rene. Progettare una lampadina miniaturizzata con un filamento di grafene. Scopare con Fassbender. Io vi ammiro, voi che guidate, bravi. Cioè bravi, non c’è altro da dire. Non so come facciate, probabilmente non lo capirò mai, sicuramente non ho la forma mentis giusta per affrontare la strada e la macchina, ma bravi. Davvero bravi.



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