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E' già Ieri. -2011-
Ci voleva un regista come Pedro Almodovar per un film come La pelle che abito.
E non perché trama e sceneggiatura siano nelle sue corde, ma proprio perché queste si distanziano anni luce dalla sua filmografia. Presentato all’ultimo Festival di Cannes ha incantato pubblico e addetti ai lavori proprio per la diversità rispetto alle commedie a cui il regista spagnolo ci aveva abituato.
Torna nel ruolo di protagonista il vecchio pupillo Antonio Banderas nei panni questa volta di un chirurgo tanto freddo quanto caparbio. Ricco e apprezzato dai colleghi, tiene nella sua villa/clinica la giovane e bellissima Vera, sua schiava e cavia nell’esperimento di creare una nuova pelle resistente e innovativa. L’ossessione per la sua “ospite” (spiata in ogni suo movimento) e l’accanimento nel suo lavoro nascondono però i traumi di una vita spezzata: una moglie fedifraga suicidatasi dopo un incidente che l’aveva completamente ustionata, una figlia che ha seguito le orme della madre a causa di uno stupro. E allora chi è Vera? Cosa la tiene prigioniera e perché la domestica Marilia è preoccupata della sua somiglianza con la defunta moglie? Nel suo passato sta la chiave di tutto il film.
Attraverso un elegante flashback che ci porta indietro di sei anni vengono infatti risolte tutte queste domande, e la verità che viene a galla è sorprendente ed agghiacciante.Tratto dal romanzo francese Tarantola di Thierry Jonquet, La pelle che abito è un film forte che prende allo stomaco, ma non per scene forti e truculente (anzi, quelle più estreme riguardano gli abbondanti momenti di sesso) ma per l’analisi psicologica che si fa dei suoi protagonisti, abbandonati, spietati e incuranti di etica professionale e umana. E anche se il film non è un’opera originale del regista spagnolo c’è da sottolineare come proprio gli elementi che questi ha cambiato rispetto al romanzo sono quelli più forti e significativi, tra cui il finale, straordinario e angosciante allo stesso tempo che lascia sospeso il pubblico.Recitato splendidamente, con una fotografia che omaggia in modo superbo la storia dell’arte, Almodovar compone un film che ridefinisce la sua filmografia e che lo innalza nell’olimpo dei grandi. Perché, ammettiamolo, fosse stato di uno sconosciuto qualunque questo film non avrebbe meritato così tanto ma la bravura e la maestria di Pedro hanno saputo trasformare un’assurda pazzia in una elegante diversità.
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