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La pianificazione familiare è un diritto umano

Da Femminileplurale

Traduciamo questo articolo perché – nonostante l’approccio economicista di alcuni passaggi ci irriti – secondo noi mostra anche come alcune condizioni delle donne fino a poco tempo fa socialmente accettate siano ora oggetto di un nuovo esame a livello internazionale. La salute sessuale e riproduttiva, l’accesso sia informativo che pratico ai metodi contraccettivi, la libertà di scegliere quando e quanti figli avere sono oggi considerati diritti umani (rights-based approach) e, in particolare, diritti delle donne. Questo è il collegamento all‘articolo originale. Buona lettura.

La pianificazione familiare è un diritto umano

Investimenti supplementari per la pianificazione familiare farebbero risparmiare ai paesi in via di sviluppo più di 11 miliardi di dollari all’anno.

Secondo il nuovo rapporto dell’UNFPA, l’accesso alla pianificazione familiare è un diritto umano fondamentale che rende disponibili enormi risorse per lo sviluppo economico. 222 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo non hanno a disposizione gli strumenti necessari per accedere alla possibilità di pianificazione familiare. Sono necessari ancora 4.1 miliardi di dollari per soddisfare le necessità attuali e per quelle delle future generazioni.

LONDRA – Secondo il rapporto “The State of World Population 2012”, pubblicato dall’UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) rendere disponibili nei paesi in via di sviluppo i mezzi per la pianificazione familiare ridurrebbe i costi delle cure legate alla maternità e a quelle neonatali di circa 11.3 miliardi di dollari.

Aumentare le possibilità di accesso alla pianificazione familiare si è dimostrato un importante investimento economico. Un terzo della crescita delle economie asiatiche emergenti (le cosiddette “tiger economies”) viene attribuito proprio ad un cambiamento demografico tale che il numero degli adulti produttivi è diventato superiore di quello di coloro che dipendono dal loro supporto economico. Questo cambiamento è, secondo il Rapporto, una conseguenza della pianificazione familiare e ha portato a un aumento della produttività, guidando così lo sviluppo economico della regione.

Uno studio recente prevede che se nei prossimi vent’anni il tasso di natalità in Nigeria scendesse a un figlio per donna, l’economia del paese crescerebbe di almeno 30 miliardi di dollari.

E i benefici non sono solo economici. Il Rapporto mostra anche come i costi derivanti dall’assenza di pianificazione familiare includano povertà, esclusione, malasanità e disuguaglianza di genere. Non tenere in considerazione la necessità dei giovani e degli adolescenti per ciò che riguarda la loro salute sessuale e riproduttiva ha contribuito, in Malawi, all’aumento delle gravidanze indesiderate e della diffusione del virus dell’HIV. Negli Stati Uniti, il Rapporto mostra come per le minorenni che diventano madri, la possibilità di ottenere il diploma si riduca fino al 10%.

La pianificazione familiare porta dei benefici inestimabili per le donne, per le famiglie e per le comunità di tutto il mondo. Permettendo alle persone di scegliere quando e quanti figlie avere, la pianificazione familiare ha permesso alle donne, e ai loro bambini, di vivere vite più sane e più lunghe. Guardando al futuro, il Rapporto stima che se altre 120 milioni di persone avessero accesso alla pianificazione familiare, la cifra dei bambini morti entro il loro primo anno di vita diminuirebbe, a livello globale, di circa 3 milioni.

La pianificazione familiare è un diritto umano

In Uganda la pianificazione familiare è una priorità. Al momento ci sono 34 milioni di cittadini, ma il paese ha un tasso di crescita demografica tra i più veloci al mondo. In media ogni donna partorisce sei bambini. [fonte: State of World Population 2012, http://unfpa.org/swp]

«La pianificazione familiare ha molteplici effetti positivi sullo sviluppo – afferma il direttore esecutivo dell’UNFPA Babatunde Osotimehin – Non solo la possibilità di decidere quando e quanti figli avere allevia la povertà, ma è anche uno dei mezzi più immediati per il rafforzamento [empowering] delle donne. Infatti le donne che usano metodi contraccettivi sono in generale più sane, più istruite, più emancipate nella vita domestica come in quella della loro comunità, e anche più produttive da un punto di vista economico. La maggiore partecipazione delle donne alla forza lavoro incrementa le economie nazionali».

Il rapporto “The State of World Population 2012” afferma che i governi, la società civile, gli enti sanitari e le comunità hanno la responsabilità di tutelare il diritto alla pianificazione familiare di tutte le donne, incluse quelle giovani e/o nubili.

Ciononostante, il Rapporto rileva anche che le risorse finanziarie destinate alla pianificazione familiare sono diminuite, e che l’uso dei contraccettivi è rimasto pressoché invariato. Nel 2010, sono stati devoluti 500 milioni di dollari in meno rispetto a quanto si erano impegnati a stanziare i governi promotori per contribuire alla salute sessuale e riproduttiva nei paesi in via di sviluppo. Da un punto di vista globale, negli ultimi anni la diffusione dei metodi contraccettivi è aumentata solo dello 0,1 per cento l’anno.

Ma c’è comunque qualche segno di progresso. Lo scorso luglio, al “London Summit on Family Planning” vari paesi promotori e fondazioni si sono impegnati a stanziare 2,6 miliardi di dollari per far sì che entro il 2020 la pianificazione familiare sia resa accessibile a 120 milioni di donne nei paesi in via di sviluppo – paesi che a loro volta hanno assunto l’impegno di incrementare il loro sostegno.

Ma secondo il Rapporto sarebbe necessario un contributo aggiuntivo di 4,1 miliardi di dollari ogni anno per soddisfare il bisogno di pianificazione familiare dei 222 milioni di donne che potrebbero usufruire della pianificazione familiare ma che al momento non hanno gli strumenti per accedervi. Questo investimento salverebbe delle vite attraverso la prevenzione di gravidanze indesiderate e di aborti eseguiti in contesti non sicuri.

Tuttavia, l’aspetto economico è solo una parte della soluzione. Per garantire che il diritto di ogni persona alla pianificazione familiare possa realizzarsi, il report richiede che i governi e i leaders politici:

  • Assumano o rinforzino un approccio alla pianificazione familiare intesa come diritto;
  • Insistano sulla pianificazione familiare quale obiettivo dell’agenda di sviluppo globale sostenibile che seguirà i Millenium Development Goals nel 2015;
  • Garantiscano l’uguaglianza focalizzandosi sui gruppi specifici che ne sono esclusi;
  • Aumentino i fondi da investire completamente nella pianificazione familiare.

«La pianificazione familiare non è un privilegio, bensì un diritto. Ma troppe donne – e troppi uomini – si vedono negato questo diritto umano» afferma il Dottor Osotimehin. «L’impegno preso a Londra lo scorso luglio di aumentare l’accesso alla pianificazione familiare migliorerà le vite di milioni di persone e aiuterà a prevenire ogni anno 200.000 donne morte per cause legate al parto. Via via che ci avviciniamo alla data del raggiungimento dei Millenium Development Goals, io richiedo che tutti i leaders politici di approfittare dell’impulso, derivante dal funding gap, e di rendere la pianificazione familiare volontaria una priorità dello sviluppo».

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Fonti correlate:

State of World Population Report 2012

State of World Population Report 2012 Resource Kit


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