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La piccola fiammiferaia (Un’interpretazione psicologica)

Da Psytornello @psytornello

piccola fiammiferaia

Quale messaggio vuol trasmetterci la favola della piccola fiammiferaia? Qual è la morale? 

La protagonista di questa storia vive tra persone che non si curano di lei, che non mostrano alcuna attenzione alle sue necessità, né alle sue potenzialità (rappresentate dai fiammiferi). Il calore dovrebbe essere l’obiettivo principale della piccola fiammiferaia, lei invece cerca di vendere i fiammiferi, la sua fonte di calore, e con il passare del tempo si congela. 
Una donna che si circonda di persone che non sostengono la sua arte, la sua vita, è destinata a vivere un’esistenza parziale che raffredda pericolosamente la sua psiche, i suoi pensieri, la speranza…Se una donna, come la piccola fiammiferaia, non ha amici, si congela per l’angoscia, e a volte anche per la collera. E se ha degli amici, può accadere che le offrano uno sterile conforto, senza aprirle gli occhi sulla situazione in cui si trova, senza darle nutrimento.
La differenza tra conforto e nutrimento è questa: se avete una pianta che mostra segni di sofferenza perché posta in un luogo molto buio ma voi le dite parole dolci senza trovarle una sistemazione più adeguata, questo è conforto. Se la portate alla luce, le date acqua e poi le parlate, questo è nutrimento.

La donna congelata, tende a elaborare continui sogni ad occhi aperti sul “come sarebbe se”, un po’ come la bimba della favola che immagina situazioni fantastiche accendendo ad uno ad uno i suoi fiammiferi. Ma queste fantasie sono letali: “Un bel giorno…” e “Se solo avessi…” e “Lui cambierà”, “Quando mi sentirò più sicura”…e così via. 
La piccola fiammiferaia si dedica a un commercio insensato, poiché vende l’unica cosa che potrebbe tenerla al caldo. Vaga per le strade e prega i passanti di comprarle i fiammiferi: offre la luce a poco prezzo. Prega che qualcuno acquisti un grandissimo valore in cambio di una modestissima ricompensa (un penny). Ma vendere un valore in cambio di poco produce un solo terribile effetto: un’ulteriore perdita di energia. La protagonista della nostra fiaba decide di accendere i fiammiferi, usa le sue risorse per fantasticare invece che per agire. Usa la sua energia per qualcosa di effimero. E questo è quello che succede quando, affascinati da mille sogni, non ci preoccupiamo di agire per realizzarli.
Nel racconto, la nonna affettuosa e gentile rappresenta la morfina finale perché trascina la bambina nel sonno della morte. Nel suo senso più negativo è il sonno della compiacenza e del torpore, del “Va tutto bene, ce la faccio a sopportare“, il sonno della fantasia malevola, in cui speriamo che ogni pena magicamente sparirà. Ovviamente, è molto meglio guarire dalla dipendenza dalla fantasia che restare in attesa, desiderando e sperando di essere risollevate dalla morte.

Dunque, se vi rendete conto di trovarvi tra persone che non si curano di voi, che non vi sostengono davvero, che non vi fanno “fiorire”, allontanatevi, ribellatevi, non cedete alla rassegnazione. Non sprecate i vostri fiammiferi crogiolandovi nella fantasia che qualcosa di buono prima o poi accadrà, non vestite gli stracci della piccola fiammiferaia ma portate le vostre risorse là dove possono essere accolte e sostenute. Toglietevi dal gelo e muovetevi verso il sole, verso le persone calde che possono far fiorire la vostra vita creativa. 

Fonte:  Clarissa Pinkola Estés – Donne che corrono coi lupi – Milano, 2013 Frassinelli

 


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