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La pittura di Stefania Rizzo

Creato il 13 maggio 2011 da Cultura Salentina

di Nicola Cesari

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"La quiete della campagna"

Il linguaggio pittorico di Stefania Rizzo ha qualcosa d’inconfondibile, ossia una forte componente poetica che lo rende immediatamente riconoscibile. La produzione artistica della giovane pittrice, infatti, è caratterizzata da questa intensa e discreta valenza poetica, evidentemente collegata alla sensibilità e alla cultura dell’autrice. Un quid rilevante, che spesso i linguaggi figurativi contemporanei hanno subordinato a favore della tecnica o della tecnologia applicata all’arte.

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"Torre Palane"

Verosimilmente la pittrice – pur appartenendo cronologicamente al contemporaneo – si colloca entro una specie di “riserva” artistica, dove il riferimento alla tradizione (anche figurativa) è costante. Nella sua produzione emerge la persistenza di una pittura “romantica” (il termine è da riferirsi al genere artistico), legata agli elementi della Natura, soprattutto al paesaggio come emblema del sublime e dello stato d’animo. Le fonti a cui Rizzo fa riferimento sono molteplici, ma certamente non può prescindere dal colore visionario di William Turner, uno dei più importanti rappresentanti della pittura romantica europea. Tutto questo è già presente nei dipinti riguardanti le architetture urbane, dove l’artista riesce a cogliere ed evidenziarne la poetica dei vicoli, testimoni di un passato sempre comunque presente nel percorso esistenziale della gente del Sud.

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"Portale Orlandini"

Il paesaggio per la pittrice è costante fonte d’ispirazione, tanto da caratterizzare un’importante fase della sua produzione. Anche in questo “genere” l’elemento poetico è di vitale importanza. I suoi Paesaggi escono fuori dalle solite rappresentazioni “veristiche” di campagne o marine, ma sembrano respirare e trasudare vita. Attraverso il colore, mezzo espressivo ben impiegato dall’artista, il valore poetico emerge e coinvolge lo spettatore. Il colore è fortemente evocativo, e trasforma la raffigurazione in paesaggi interiori, che collegano non solo gli occhi ma anche l’anima di chi li osserva. Caratteristiche già messe in evidenza da Antonio D’Aversa che ha scritto: ”Nei paesaggi rurali e marini matura la consapevolezza del colore attraverso un sentire emotivo. I paesaggi sono accarezzati da una luce solare, metafora di una sua luminosità interiore”.

In Masseria Matine al tramonto (olio su antica tavola) le forme sono ridotte all’essenziale, la presenza umana è pari a zero; solo la costruzione collocata in profondità (realizzata con una prospettiva tonale), con accanto quel pino solitario che riporta alla mente il Pino sul mare di Carlo Carrà, ci fa percepire l’elemento umano. Lo spazio è silenzioso, amplificato dalla solitudine delle forme e dagli accostamenti cromatici. Il rosso del tramonto invade la scena e trasfigura la realtà rappresentata.

Questo processo è enfatizzato – come già accennato- dagli accostamenti cromatici, soprattutto dall’impiego di colori primari e dei relativi complementari, rosso e verde, ad esempio.

La pittrice quindi dimostra quanto la tecnica, se accompagnata da un’intensa vena lirica, possa diventare un eccezionale strumento espressivo. Questa simbiosi fra tecnica e contenuto poetico è riscontrabile anche nella tela Sarmennula, nella quale gli elementi che ricordano l’uomo (in questo caso una torre d’avvistamento quadrangolare) convivono pacificamente con gli elementi naturali come rocce e mare: su tutto regna sovrano il silenzio, il vero legante che unisce l’uomo alla natura.

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"I percorsi della luna"

E sempre il silenzio, questa volta siderale, è il protagonista delle opere collocate all’interno della serie Al chiaror di lune. Questa produzione conduce la pittrice ad un’intensa ricerca all’interno di spazi non “terrestri”.Lo spazio cosmico diventa lo scenario delle composizioni in cui l’artista porta agli estremi la sua poetica della riflessione e della memoria. La solitudine che si respira in queste opere, come Trittico (olio su tavola), conduce lo spettatore a porsi dinanzi al mistero dell’esistenza. I corpi celesti, raffigurati come muti oracoli, osservano impassibili dinamiche degli uomini, che come automi si dirigono verso mete sconosciute. I toni freddi accentuano quest’atmosfera irreale, di straniamento, conducendo alla sospensione del tempo, come si può vedere in Al chiaror di Lune IX (acrilico su tavola), in cui un albero di ulivo (la Natura, sotto forma di albero, è sempre presente), come in un sogno, si trova misteriosamente trasportato sulla superficie di un pianeta sconosciuto, con due figurine filiformi (simili agli uomini di Giacometti) che si seguono, inconsapevolmente, a distanza. In Elemento primigenio I (olio su tela) la pennellata si fa più robusta, aggressiva; il colore è più pastoso, tanto da avvicinare l’artista ad esiti quasi informali, se non fosse per la presenza dell’albero (un vero e proprio stilema) collocato sulla linea d’orizzonte di questa materia ancestrale (ricca di forze distruttrici/generatrici), e l’elemento spaziale della sfera, antico simbolo di perfezione.

La spinta lirica dell’autrice trova ulteriore completamento nella terza fase dedicata ai Notturni. Questo momento pittorico potrebbe considerarsi la sintesi delle altre due fasi. Infatti, questa sembra essere la summa della poetica figurativa della pittrice. Nei Notturni troviamo gli elementi iconografici che la Rizzo ha già analizzato nelle precedenti opere (l’architettura rurale delle masserie e delle torri di osservazione, l’albero simbolo della Natura e le superfici cosmiche) e quelli cromatici delle due fasi legati a tonalità calde e fredde. Quello che risulta maggiormente indagato è l’aspetto onirico del paesaggio, coperto da una coltre di silenzio.

In realtà, osservando questa produzione, si ha l’impressione di vivere ad occhi aperti in un sogno. Gli oggetti presenti sembrano non avere una precisa collocazione spazio-temporale ma paiono come

sospesi, come se fossero in uno stato di letargo millenario, in attesa di un accadimento (probabilmente non umano) capace di ridestarli. In questa ultima produzione di paesaggi notturni l’uomo in quanto tale è annullato: egli non abita più sul pianeta Terra ma si muove per inerzia in altri sistemi spaziali.

(N. Cesari, “Cromatismo e valore poetico in perfetta simbiosi nella pittura di Stefania Rizzo”, 2010)

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"Trittico. Al chiaror di lune"


Stefania Rizzo
2004200520062006200620092009 – 2009 2010 – 2011

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