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La pittura metafisica, viaggio oltre la realtà

Creato il 21 dicembre 2015 da Artesplorando @artesplorando

La pittura metafisica, viaggio oltre la realtà

Giorgio de Chirico, le muse inquietanti

Come molti di voi forse sapranno, a Palazzo Diamanti di Ferrara è in mostra in questi mesi Giorgio de Chirico, in occasione del centenario che vide l'arrivo del pittore nella città estense.
De Chirico raggiunge Ferrara insieme al fratello Alberto, in arte Alberto Savinio e vi fa la conoscenza di un altro artista, il futurista Carlo Carrà.
Da questo fortunato incontro tra un uomo e una città prenderà vita la cosiddetta pittura metafisica che saprà esercitare una profonda influenza sia sulla coeva arte italiana, sia su movimenti internazionali come il dadaismo, il surrealismo e la Nuova Oggettività.
Ma cos'è la pittura metafisica?
II termine è stato scelto dagli stessi artisti, Carrà e De Chirico, per indicare un momento della propria ricerca pittorica, e un atteggiamento critico nei confronti dell’arte contemporanea.
Lo si è in seguito esteso a indicare una pittura di evocazione letteraria e di suggestione d’ambientazione figurativa, dapprima presso artisti vicini ai due maestri (Morandi, De Pisis, Sironi e Martini); poi ha connotato un trattamento magico, scenografico, degli oggetti che dalla ricerca di De Chirico si stacca per avviarsi al surrealismo divulgato in Francia.
Se ci si attiene alla formulazione originaria, tralasciando le successive metaforizzazioni, va notato come accanto a un'abbondante produzione pittorica, si ha un'impegnativa attività critica e culturale: De Chirico collabora a Valori Plastici II Primato; Carrà, oltre a dare a varie riviste contributi diversi raccoglie in un volume le proprie idee (Pittura metafisica), Savinio collabora a periodici italiani e stranieri. Va aggiunta l’elaborazione di prose vicine al clima che i pittori raffigurano nelle loro tele: a parte poesie e prose di Carrà e De Chirico, Savinio in Hermaphrodito, 1918, e l’eccellente Mercoledì 14 novembre 1917 di De Pisis, 1918.
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Il termine metafisica riguarda un modo di presentare la scena dipinta che va oltre l'immediata percezione del soggetto. L'arte metafisica deve portare chi la guarda a più profonde e interiori suggestioni, a quel senso di mistero che starebbe oltre il senso apparente degli oggetti e delle presenze. Siamo alla definizione di quella rappresentazione che sceglie la suggestione dello spettatore più che l’emozione del pittore. Queste formulazioni sono proposte in polemica contro la continuità dell’arte moderna dall’impressionismo in poi: alla linea impressionismo-cubismo-futurismo Carrà rimprovera, ad esempio, una forma materialistica di descrizione dell’oggetto che non oltrepassa in alcun modo la rappresentazione convenzionale.
Anche se la metafisica non è un vero e proprio movimento nella convenzione delle avanguardie (con un leader, una poetica intorno a cui vi sia solidarietà d' intenti) rappresenta una volontà di opzione artistica più generale e propone un atteggiamento definito, tanto da attrarre più persone nella sua orbita. Valga, come esempio, la necessità di una nuova educazione e cultura e mestiere dell’artista, segnale di quella autocoscienza del ruolo e della professionalità che trova conferma in Europa nei vari intenti di classicismo, e ritorni all’ordine.

De Chirico

De Chirico ha alle spalle un apprendistato complesso, fra antimpressionismo di cultura tedesca e forti suggestioni di classicismo europeo, da Claude Lorrain ai romantici, con un’attenzione speciale alle suggestioni dei reperti museali (calchi d’arte greca, riferimenti alla Firenze fra Quattro e Cinquecento, Klinger e Böcklin, e relative evocazioni colte). Ha lavorato a Monaco, a Firenze, poi a Parigi. A Ferrara, per motivi legati alla guerra, incontra Carrà, pure lui soldato, e avvia una stagione di atteggiamento metafisico.

Carrà

Diversa è l’esperienza di Carrà, reduce da una lunga, complessa e problematica presenza sulla scena militante, con i futuristi, tra cui è autore di punta. Rispetto a tale militanza Carrà è critico: il non aver dato valore alle ragioni plastiche proprie della pittura, porta, secondo lui, quest'arte a una rischiosa autonegazione, esponendola alle tentazioni dell’immediata registrazione delle accelerazioni della vita moderna. Carrà si muove su altre suggestioni: le cose ordinarie non sanno più rivelare il proprio segreto significato.

La pittura metafisica, viaggio oltre la realtà

Carlo Carrà, la camera incantata

In termini più generali: tocca alla figurazione pittorica mostrare come le grandi leggi costruttive del mondo e della sua conoscenza possano identificarsi nel racconto che il pittore propone. Carrà cerca il dato formale, la forza plastica, l’immagine del ritmo e del rigore. Come i più quotidiani fra gli oggetti possano esser parte di più complessi cerimoniali e rivelino grandi armonie formali. Questo è il mistero e lo stupore che gli interni, i personaggi e le cose dipinti da Carrà, sono chiamati a offrire. In questo travaglio costruttivo Carrà rilegge Giotto assieme a Fontanesi ed al romanticismo italiano, Paolo Uccello accanto a DerainPicasso e Henri Rousseau.
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Savinio in veste di interprete di tutte queste premesse spiega che l'arte è il raggiungimento della forma più adatta alla realizzazione di un pensiero e di una volontà. E non è privo di significato che opere di De Chirico come Le muse inquietanti non solo aderiscano a questa premessa ma se ne facciano, allegoricamente, figurazione. Vastità, solitudine e silenzio in queste e altre tele sospendono il racconto, architetture e personaggi vi imprimono una presenza senza spiegazioni immediate. Presto entra in gioco il manichino, cioè una figura che non porta psicologia o referenze umane, e che via via, oggetto di atelier pittorico, raffigurerà la stessa pittura.
La fortuna di queste differenti suggestioni metafisiche di De Chirico e Carrà è notevole in Italia e fuori, Germania e Francia: il racconto suggestivo per assenza di una relazione psicologica immediata piacerà alle forze che van componendo il surrealismo; l’oggettività di citazioni di oggetti che possono esser anche maschere o travestimenti della contemporaneità eccitano in Max Ernst o in Grosz certe messinscene urbane stravolte e alienate cui la Nuova Oggettività tedesca dedica energie.
Proprio negli anni della Prima Guerra Mondiale, accadde così questo incontro tra artisti sullo sfondo di una splendida città rinascimentale che avrebbe portato ad un periodo tra i più stimolanti della storia dell'arte. Mentre l'Europa diventava il principale teatro di due conflitti tra i più terribili della storia dell'uomo.

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