Una volta, peraltro non molto tempo fa, il caffè con panna era roba per gente lubrica e voluttuosa, lo sconveniente cedimento a un'epicurea tentazione alimentare che, sebbene oggettivamente non avesse nulla di male, tranne forse un picco glicemico transitorio e il rischio - peraltro non trascurabile - di qualche movimento peristaltico incontrollato dovuto ai tradimenti occasionali della panna montata, era considerato socialmente come qualcosa di lascivo, qualcosa che attirava sguardi sbiechi, un catalizzatore di sensi di colpa, dunque da praticare con assoluta moderazione e possibilmente anche con una certa discrezione. Poi giunse una catena di caffetterie dalla vista lunga e presentò ufficialmente al mondo la sua linea di caffè con panna: semplice, con crema di nocciole, con mandorle, con amaretti, con amarene, con marron glaceés, con frutti di bosco, con foglioline di menta, con scaglie di cioccolato ecc. in una costellazione di morbide lusinghe gustative a basso (anzi bassissimo) costo, capaci di far crollare a ripetizione anche gli spiriti più tenaci e morigerati. Non ci vuole molto a capire che l'istituzionalizzazione di una seduzione è sufficiente, col tempo, a modificarne la percezione dell'aspetto morale.
Che il sesso stia subendo ormai da anni lo stesso trattamento non è certo un'intuizione marziana. I media lo apparecchiano in tutte le possibili varianti del Vātsyāyana Kāma Sūtra, come forma suprema di esca pubblicitaria, in termini di avvicinamento asintotico all'orlo del capezzolo, di inquadrature che imitano prospettive da sala parto, di pezzi di gnocca che quanto a silicone sfidano le guarnizioni idrauliche più problematiche, peraltro dotate dell'utilità e dell'espressività di una carta moschicida appesa al soffitto. Ed è inutile dire che le mosche siete voi. Ma non c'è solo questo. Perché non si possono dimenticare tutti i contorni pruriginosi che emergono quotidianamente dalle tristi vicende (più o meno private) dell'attuale Premier & C., e che più o meno ogni giorno vengono servite su un piatto d'argento, ancora calde e fragranti, a beneficio dell'insaziabile morbosità della gente, condite da particolari piccanti sempre più ricchi, sempre più indulgenti nel linguaggio e nelle immagini, insomma sempre più pelose, mentre i media si fregano le mani di fronte a tutto questo ben-di-dio su cui possono affondare i loro canini sempre bisognosi di nuovi scoop, sempre più esclusivi e straordinari.
Se dunque lo sdoganamento del caffè con panna può aver portato nel medio-lungo periodo (sicuramente) a un leggero aumento del colesterolo sociale medio, (probabilmente) a una maggiore incidenza del diabete e (forse) a un lieve incremento nelle vendite di carta igienica, con una partecipazione sempre più frequente di società produttrici di carta igienica in società produttrici di panna da montare, che cosa accadrà mai con il sesso? Se l'imperativo categorico è alzare sempre la posta, crescere pensando di non avere limiti, grattare con le unghie il fondo del barile pensando che il barile sia senza fondo (ma le unghie prima o poi si consumano), vivere schiavi dell'aumento dei fatturati, appendere la qualità delle esistenze alle derivate dei grafici dei guadagni, giacché quello che dopo un po' diventa normale perde giocoforza tutte le sue attrattive, quali scenari sociali possiamo mai immaginare che si realizzino rispetto al sesso entro una decina (o ventina) d'anni da oggi? Se in termini economici qualcuno paventa una recessione come la più grande sciagura possibile a fronte di un'incapacità (intrinseca) del sistema di tenere i suoi grafici sempre in salita, potete giurare che al sesso accadrà qualcosa di molto simile. Solo che in questo caso non la chiameranno recessione, la chiameranno impotenza.
Magazine Sesso
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