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La preda perfetta, più thriller che noir – La recensione

Creato il 20 settembre 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Antonio Valerio Spera

Summary:

Un inizio scoppiettante ci restituisce immediatamente un Liam Neeson duro e “action”. La preda perfetta – A Walk Among the Tombstones, infatti, con il prologo tutto sangue e sparatorie ambientato nella New York d’inizio anni Novanta sembra infatti voler rassicurare il pubblico: l’attore irlandese non è tornato ai ruoli drammatici e intimisti dell’inizio della sua carriera ma continua sulla scia di quei personaggi che ne hanno segnato la sua seconda vita cinematografica. Da Io ti salverò (2008), Liam Neeson è diventato inaspettatamente uno dei padroni della scena action-thriller americana e non dà segni di insofferenza nei confronti di questa sua nuova carriera.

Certamente, però, il nuovo film di Scott Frank, già regista di Sguardo nel vuoto e sceneggiatore di pellicole come Minority Report, Out of Sight e Wolverine – L’immortale, prova a muovere leggermente l’immagine del suo protagonista. Non solo uomo pronto a tutto, deciso a vendicarsi o a non fermarsi di fronte ad alcuna difficoltà, perfettamente a suo agio in confronti violenti e inseguimenti, ma anche uomo solo, depresso, malinconico, con un passato complicato e un senso di colpa struggente.

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Matt Scudder è infatti un detective privato solitario, ex poliziotto appena uscito dal tunnel dell’alcolismo, che decide di accettare un’indagine forse più grande di lui e delle sue potenzialità: quella su due folli assassini che colpiscono il mondo del traffico di droga facendo a pezzi le mogli di tutti gli spacciatori della Grande Mela. Un classico personaggio da film noir, che richiama figure come Marlowe o altri investigatori dell’immaginario letterario-cinematografico. Ma il limite maggiore del film risiede proprio in questo suo aspetto: La preda perfetta funziona molto di più come thriller che come noir.

Nonostante un ottimo Neeson, accompagnato da un cast che non sfigura – da un convincente Dan Stevens a un divertente Brian “Astro” Bradley -, e una regia che non lascia tempi morti, Frank non riesce a trovare il giusto equilibrio tra la suspense narrativa e l’atmosfera che pervade il racconto, giungendo ad un risultato finale che lascia prevalere la prima sulla seconda. La malinconia solitaria del suo protagonista anziché elemento portante della storia si presenta più che altro come ingrediente di contorno, e la scena cupa, piovosa e chiaroscurale si staglia come semplice e vuoto sfondo delle vicende. I personaggi rimangono così figure senza profondità e l’accattivante atmosfera si mostra più che altro come un mezzo per sfoggiare una bella fotografia.

Tratto dal romanzo Un’altra notte a Brooklyn di Lawrence Block e prodotto da Danny De Vito, La preda perfetta tiene e appassiona nel racconto della detection e soprattutto nella rappresentazione dello showdown finale ma, costruendosi su una sceneggiatura a tratti superficiale e principalmente finalizzata allo spettacolo, lascia solo l’immagine di un buon cinema commerciale e niente di più.

A cura di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net 


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