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La prima regola per stare meglio

Da Wummina @womenusersman
La prima regola per stare meglio è smettere di stare male.
La prima regola per smettere di stare male è non cercare a tutti i costi di stare peggio.
La prima regola per non cercare di stare peggio è concentrarsi su ciò che fa bene.
Che poi, ciò che fa star bene, arrivi da un nuovo progetto professionale, da un cambio di residenza, auto, colore dei capelli (il verde mi donerebbe) o da niente di tutto questo (ma magari da un banale cambio di prospettiva), non conta.
Ciò che conta è sorridere.
È sorriderSI.
È amare il momento. Abbracciare un tramonto. O un meraviglioso scorcio sull'A4 all'alba.
Godere di un Chris Isaak passato per caso alla radio, e godere perché le note di Chris Isaak se lo meritano (e - come dice un amico che mi è molto molto molto vicino- quando sei felice, le parole puoi anche far finta di non sentirle).
È raccogliere la valigia che sta per cadere, mentre scendi dal treno e sei di corsa, e vedere l'apperò sulla faccia del proprietario rom della medesima.
È rimanere bloccato in un ascensore con undici furibondi compagni di sventura e stemperare i 49 minuti di attesa, chiacchierando e raccontando e ascoltando aneddoti.
È seminare buonumore e non lagne.
È giocare e ridere fino alle lacrime.
È leggere fino a notte fonda per sapere chi sia il terribile macellaio di Houston. È spegnere tutti gli IPhone, gli iPad, i Blackberry e i pc per trenta minuti di idromassaggio. A lume di candela.
È prendersi cura di chi ti ama ed esserci davvero.
È aprire, senza alcun ospite, quella spettacolare bottiglia di Chablis per niente affatto petit, e sorseggiarsela davanti al camino acceso, tutto il resto fuori.
È la manutenzione ordinaria in mutande davanti agli specchi, fatta con tolleranza e buona musica.
È contare fino a dieci, cento, mille, ottantatremilacinquecentodiciassette, prima di rispondere per le rime a qualcuno che ti sta dicendo una baggianata tanto grande da meritarsi non solo una rima, ma una baciata carpiata in endecasillabi senza la vocale A. Da far l'Eco a Queneau nel fior fiore (ovviamente, blu) della forma.
È non rispondere più a chi ti scrive solo per infilarti - tronfio as usual- la solita lama, ormai spuntata come quella di Enrico V (che forse era un ottavo) all'ultima delle sue pagine, o ci prova.
È aprirsi al Bello, donarsi al Buono, regalarsi (interi) all'Intelligente, al Comprensivo, Divertente, Saggio (come Gandalf) e Forte (come TigerMan).
È sapere che se il passato è passato e del doman non v'è certezza, è oggi, è adesso, subito, immediatamente, il momento giusto per essere felici.

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