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La Primavera araba: un modo usato per attaccare Berlusconi ma che oggi rischia di ucciderci.

Creato il 17 febbraio 2015 da Lorenzo Zuppini @lorenzozuppini
La Primavera araba: un modo usato per attaccare Berlusconi ma che oggi rischia di ucciderci.Perché prima del 2011 la Libia era in ottimi rapporti con l'Italia, addirittura concedeva appalti per miliardi di euri alle nostre imprese, e teneva sotto controllo il flusso migratorio che dalle sue coste finiva sulle nostre? Il motivo è estremamente semplice, si chiama Silvio Berlusconi, detto Cavaliere e Caimano, per tutti coloro che lo glorificano per i suoi successi imprenditoriali o lo considerano un predatore sempre per via di questi ultimi. Io sono più propenso a considerarlo un genio, e la pace intercorrente tra la Libia e l'Occidente prima del 2011 ne è la prova.
Ricordiamoci che nel novembre di quell'anno il governo venne fatto cadere da un complotto internazionale svelato poi da Alan Friedman, da un componente dell'allora governo Obama, ma anche anticipato da varie personalità quali Brunetta e gli editorialisti del Giornale. A livello europeo ed oltre il governo Berlusconi era ritenuto un pericolo, era ritenuto inaffidabile, sia per i comportamenti dell'ex premier, sia per la caparbietà con cui quest'ultimo si ostinava a difendere la propria vita privata, quindi a non accettare i diktat dei vari moralisti nazionali e non. Più che giusto, dico io, perché un governo unto dalla maggioranza del popolo sovrano non può esser fatto cadere per delle insinuazioni del tutto fuorvianti e prive di senso. La sentenza d'Appello del caso Ruby che ha assolto il Cavaliere parla chiaro: quei comportamenti che avrebbero dovuto far sciogliere le camere non costituiscono reati, che ne sia d'accordo o no Marco "Manetta" Travaglio. Ma nel 2011 gli antiberlusconiani speculavano sulle intercettazioni effettuate dalla Boccassini, definivano il governo italiano indegno e quando si trattò di decidere se far iniziare o no la Primavera araba, del parere di Berlusconi non fregò a nessuno, tantomeno dei rapporti privilegiati che legavano il nostro paese con quello del Colonnello Gheddafi. Invidia, egoismo. Così Sarkozy, spalleggiato da Obama, fece volare i caccia francesi nel cielo libico prima ancora che la decisione venisse presa dall'Onu: egli voleva semplicemente tagliare i fili che legavano Italia e Libia così da poterli ricreare a proprio vantaggio, prendendo quindi il nostro posto nell'assegnazione di appalti e nella fornitura di gas e petrolio. Non so se sia riuscito nel suo proposito, so solo che adesso Nicolas Sarkozy è stato inghiottito dalla storia della piccola politica, quella fatta di pregiudizi e risatine. Adesso però l'Europa si trova a dover fronteggiare il terrorismo islamico che ha preso possesso della Libia anche grazie alle scelte dissennate dell'ex presidente francese e dell'attuale americano. Il nostro governo non è esattamente il migliore per affrontare situazioni di questo tipo, ma non perché sia composto da idioti, semplicemente perché i suoi componenti sono giovani e privi d'esperienza, primo tra tutti il Renzi. Quest'ultimo, sempre impegnato nel fare proclami esaltanti, si è infilato nelle maglie del pacifismo e del filoislamismo a causa della recente elezione del Presidente della Repubblica: se avesse dato attenzione al centrodestra oggi potrebbe schierarsi apertamente a favore della guerra contro l'Isis, ma avendo invece dato ascolto all'ala estremista della sinistra oggi può solo negare l'evidenza, far rimanere ben aperte le frontiere e sputare sull'unica soluzione a questo problema: un massiccio attacco alle forze terroristiche nel Medio Oriente.
Matteo Renzi è vittima della sua giovane età, che è indice di inesperienza ma anche d'arroganza, infatti se egli fosse stato più saggio si sarebbe tenuto stretto Berlusconi, così da poter godere della sua decennale esperienza di politica estera e nella risoluzione di controversie internazionali.
Spero, per il bene di tutti, che qualcuno rottami il Renzi al più presto.

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