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La radio

Da Bangorn @MarcoBangoSiena

Un amico ieri, sulla sua bacheca di Facebook, si è lasciato andare a un commento, dopo aver subito il bombardamento radiofonico di un brano, ripetuto all’infinito in questi giorni dalle emittenti.
Calcolate che di mestiere, lui gira per tutto il giorno in vari negozi, essi siano tabaccherie, cartolerie, edicole, centri commerciali ecc…
Immaginate quindi che l’esposizione alle radio commerciali sia a livelli oltre la soglia.

Tempi diversi mi sa

Tempi diversi mi sa

A parte gli scherzi, ritrovandomi nella sua stessa situazione lavorativa, non posso che comprenderlo. E qui non si tratta solo del gusto personale e del fatto che le canzoni che passano non entrerebbero mai nel mio lettore o nell’autoradio, si tratta della monotonia delle programmazioni. Ci sono canzoni di cui non è necessario comprare il singolo: basta entrare in qualsiasi locale pubblico e attendere due secondi. La radio ci accontenterà.
Il suo discorso iniziale indicava, oltre al fastidio di dover subire continuamente qualcosa, anche dal fatto che se gli spazi sono ad appannaggio di 3 brani (dai, facciamo 4?) quali spazi ci sono per altre cose?

Questo è un altro tipo di radio

Questo è un altro tipo di radio

Eppure ci fu un tempo in cui la radio trasmetteva anche altro, dava spazio a diverse iniziative. C’erano anche i gialli radiofonici. Ora è una rotazione continua di sponsor, battute più o meno gradevoli e le solite 3 canzoni. Non esagero, sennò non mi spiegherei il perché ovunque vada durante il giorno, mi riesca a beccare sempre quelle 3. Siamo oltre alla casistica, credo.
Sull’argomento radio nei luoghi pubblici potrei aprire un’altra parentesi, ma sinceramente non mi va. Semplicemente ci fanno ascoltare solo quello che dobbiamo ascoltare.

P.S. simpatici poi certi conduttori radiofonici di emittenti commerciali, che invece di essere neutri e apolitici nel loro ruolo pubblico, fanno politica faziosa.


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