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La radio che trasmette la voce dei ribelli contro l’oppressione del governo marocchino

Creato il 20 aprile 2010 da Madyur

Ale otto di sera Hassan, Hamid e Asslamhum caricano coperte su un pick up arrugginito , prendono al volo narghilè e si addentrano verso il deserto. E’ buio pesto lungo il Saquia el Hamra , rocce di tufo che si perdono all’orizzonte, improvvise oasi di montagna , i torrenti scavati nella pietra e dune di sabbia alte come onde del mare. Superato il canyon , a pochi Km dal porto industriale, si sale fino a una porta di cemento sommersa dai cespugli.

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E’ un atmosfera da una mille e una notte : le tende berbere piantate tra le palme , uomini dall’età indefinita che pascolano i cammelli , il capo avvolto nel chèche , l’immancabile velo nero dei saharawi. Non sono guerriglieri del Fronte Polisario , l’organizzazione che da 35 anni si batte per l’indipendenza del Marocco , ma pastori e contadini che nutrono una speranza : quella che il popolo un giorno possa vivere in condizioni migliori , libero dalla sovranità di Rabat. “Il deserto è di chi lo abita , no9n di chi impone la sua forza” spiega il capo della tribù.

Nel suo villaggio al centro della tenda, il capo tribù raccoglie rametti di acacia per rinnovare il fuoco e preparare il tè. Hassan smanetta un pezzo di ferro, che in nessuna immaginazione si può parlare di antenna. E invece , magicamente, subito dopo si sente uno speaker che si materializza da una scatoletta di legno attaccata a due altoparlanti.

E’ radio Rasd , l’emittente della Repubblica Araba Democratica Saharawi, bandita da tutte le frequenze marocchine ma trasmessa sui 1550 KHz delle onde medie e sui 6300 KHz delle onde corte “Non sono frequenze regolari , è ovvio – dice Hamid – questa è la radio pirata del deserto”. Prima si poteva ascoltare su internet , ma adesso il Marocco ha censurato tutti i siti pro-Saharawi.

“La Rasd trasmette in arabo e spagnolo. A volte al microfono si alternano i guerriglieri del Fronte che per informare il loro popolo scelgono il dialetto hassanya , quello che i saharawi parlano da secoli , da quando qui approdarono i Maquil fuggiti dallo Yemen” spiega il capo villaggio. La gente preferisce lasciare le loro case e ascoltare le frequenze della Radio nel deserto.

La Rasd, come tutte le emittenti che si rispettano , alterna l’informazione ai dischi. E tra una notizia e l’altra , manda in onda i pezzi dei gruppi più popolari tra i saharawi.”Sono gruppi ribelli come i Tinariwen , i migliori “ spiega Aslamhum. E’ una band del Mali e la loro musica si chiama Tishomauren e mescola blues, rock , chaabi marocchino e ritmi tradizionali Tuareg. “Ora li puoi sentire a Tindouf, Algeria, dove vivono 200 mila saharawi, molto vecchi, donne e bambini, in condizioni disastrose”racconta Hamid.

I loro testi sono un mix di nostalgia e propaganda , storie d’amore e di famiglie divise dalla guerra , di tortura e giustizia sommaria per chi si batte per il deserto. Ai più anziani piace Ummkaltum , una cantante melodica araba.

All’alba il segnale è distorto , cambiano le frequenze . “Sanno che le autorità marocchine li ascoltano devono stare attenti. Ma poi , come ogni sera, si trasformano in pirati dell’etere. E noi torneremo qui a sentire l’unica voce del Sahara libero”.

http://pensierimadyur.blogspot.com/2008/02/il-popolo-saharawi.html

madyur


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