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La radioattività di una centrale nucleare? Non è maggiore di quella di una matita o dell’acqua minerale

Creato il 04 gennaio 2011 da Lorenzo_gigliotto

In questi giorni di festa ho visto spesso in tv lo spot del Forum Nucleare Italiano. Lo trovo pieno di spunti interessanti e utile per un dibattito serio sull’energia nucleare (era ora!). Ad esempio, sul discorso salute: all’inizio dello spot il giocatore contrario afferma di “preoccuparsi per il futuro dei suoi figli”, paura condivisa, almeno stando all’opinione prevalente. Lo spettro di Chernobyl è ancora presente: per la maggior parte delle persone nucleare equivale a scorie, radioattività e tumori.

Mi sono chiesto: quanto si sa effettivamente degli effetti delle radiazioni e quanto invece è frutto di “voci”? Da appassionato di nucleare mi sono informato e ho fatto una sorprendente scoperta: la radioattività è sempre esistita ed è presente ovunque intorno a noi. C’è in ogni angolo della Terra, anche se in quantità diverse: in India o Brasile, per esempio, la radioattività di base è dieci volte superiore a quella media italiana.

Ma non solo: basta dare un’occhiata alla radioattività emessa da alcune sostanze comuni per tirare un sospiro di sollievo sui pericoli delle centrali nucleari. Qualche esempio: la radiotossicità dei rilasci di una centrale nucleare è trascurabile anche rispetto al contributo di una normale acqua minerale italiana ed è inferiore al limite consentito per legge per le normali acque potabili. La legislazione italiana afferma che le acque potabili devono avere un contenuto in tritio che non deve superare i 100Bq/l ed una dose totale inferiore ai 0.2mSv/y. L’acqua di Flamanville, dove sorgerà una centrale, possiede una radioattività inferiore a quella limite per una acqua potabile: 33.5Bq/l o 1nCi/l per litro d’acqua (rientra nella categoria di acqua debolmente radioattiva).

Ma non finisce qui: un frutto come la banana contiene l’isotopo del Potassio-40, emettitore di radiazioni beta. Una banana media contiene circa 520 pico-curies di radioattività, al punto da essere utilizzata come unità di misura non ufficiale della radioattività.

Perché questo discorso? Per convincerci finalmente che una centrale non è più rischiosa di tanti altri oggetti quotidiani e che la radioattività non è un “oggetto misterioso”, ma fa parte della nostra vita quotidiana. Ci conviviamo senza pericoli e continueremo a farlo.



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