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La recensione di Sole a catinelle, qualità a pecorelle

Creato il 02 novembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

2 novembre 2013 

Recensione – Sole a catinelle (qualità a pecorelle)

Non pensate di scamparla: il nuovo film di Checco Zalone esce in oltre 1200 copie. Il che vuol dire che sarà ovunque, ma proprio ovunque, a partire da oggi. Per la gioia di tutti i fan del comico pugliese e di tutti coloro che hanno amato gli altri due suoi film, compreso l’ultimo, Che bella giornata, che lo ha incoronato re degli incassi con una cifra da capogiro pari a 45 milioni di euro.

Decine di migliaia di italiani si sono già assicurati un posto per vedere il nuovo Sole a catinelle, un titolo che già ne svela l’atmosfera: ottimismo, ottimismo, ottimismo. E’ la parola-tormentone del protagonista, ex imprenditore riciclato venditore di aspirapolveri a domicilio, che per colpa di una scommessa sbagliata si ritroverà in vacanza in Molise con suo figlio. Ne capiteranno di tutti i colori, secondo un facile schema da commedia degli equivoci, che punta più sulla battuta facile che sulla sceneggiatura sofisticata.

E arriviamo alla domanda che si pone chiunque voglia andare a vedere questo film: si ride? Dura rispondere. Zalone si muove tra buonismo e farsa sociale, interpreta ora un “superpapà” sui generis, ora un ometto qualunquista e maschilista, e così dipinge l’italiano medio(cre) che sogna l’arricchimento a tutti i costi a scapito dell’impoverimento d’animo. Nel mezzo, una pioggia di gag: da quelle scontate fino alle più divertenti (la zia tirchia in fin di vita preoccupata per il costo della corrente, il bambino dal mutismo selettivo che si scopre logorroico).

Gallery Film Sole a catinelle

La scorrettezza c’è, la voglia di prendere in giro i grandi temi d’attualità anche (la crisi, la malattia, l’eutanasia, l’evasione fiscale), manca forse una solida sceneggiatura. Quella che il comico si scrive addosso insieme al sodale regista Gennaro Nunziante non basta. Certo, come detto vanta almeno un paio di sketch esilaranti, ma il resto lascia molto a desiderare.

Bravissimo il bambino Robert Dancs, nei panni del figlio superdotato intellettualmente, e le interpreti femminili Miriam Dalmazio ed Aurore Erguy. Zalone è Zalone, lo conosciamo: di una simpatia senza pari, ma meno convincente rispetto ai tempi di Cado dalle nubi, quando aveva una verve comica spontanea, imprevedibile e scevra da logiche di successo/mercato – quando, in altre parole, Checco era inconsapevole del suo essere “bankable”.

Ultima nota, la volgarità: d’accordo, siamo il paese dei “Dai cazzo” e di solite idiozie, e soprattutto di una scena politica ben più volgare del nostro panorama cinematografico. Ma in questo film a stancare non è l’uso continuo di parolacce, bensì “una comicità scontata e una certa goffagine nell’affrontare certi temi” (per usare la definizione di ‘volgarità’ dello stesso Gennaro Nunziante). Detto questo, nessuno dubita minimamente che Zalone ripeta incassi stellari.

di Claudia Catalli per Oggialcinema.net

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