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La Repubblica di Weimar. Prima parte: dalla nascita alla crisi della Ruhr

Creato il 25 giugno 2013 da Diego Gavini

La Repubblica Tedesca nata sulle ceneri del secondo Reich e degli effetti devastanti della Grande Guerra, più nota come Repubblica di Weimar (dal nome della città dove si tenne l’Assemblea Costituente), avrebbe conosciuto una vita breve e segnata per la sua quasi totalità da un’incessante spirale di instabilità socio-politico-economica e di violenza politica. Tentativi di colpi di stato, omicidi politici, gravi o gravissime crisi economiche e una costante fragilità istituzionale avrebbero segnato l’esperienza poco più che decennale di Weimar, facendo passare quasi in secondo piano una stagione che allo stesso tempo segnò punte di democrazia (basti pensare al suffragio universale), di conquiste sociali (fra le altre la giornata lavorativa di otto ore)  e di vitalità artistica (dal Bauhaus al cinema espressionista, passando per le sperimentazioni musicali e delle arti figurative) decisamente avanzate.

La nascita della Repubblica: dall’insurrezione spartachista alla Costituzione di Weimar

L’abdicazione di Guglielmo II in una situazione tedesca sostanzialmente rivoluzionaria, lasciava il Paese in una sorta di vuoto istituzionale attraversato da tensioni e lacerazioni prodotte dall’esito della sconfitta bellica. Da un punto di vista tecnico le redini del governo, organizzato in un Consiglio dei Commissari del Popolo, erano tenute dal socialdemocratico Elber. Ma il potere effettivo era detenuto dai consigli degli operai e dei soldati che si erano instaurati nelle varie città. Eppure, la situazione era ben diversa, nonostante le somiglianze con i fatti russi che avrebbero portato alla Rivoluzione d’ottobre. In particolare:

  • mancava una mobilitazione delle masse rurali
  • all’interno dell’ampio e variegato schieramento di sinistra, la maggioranza era costituita dalle forze socialdemocratiche
  • la situazione internazionale era sfavorevole per eventuali sbocchi rivoluzionari: gli eserciti vincitori erano infatti in grado di intervenire per sedare eventuali derive
  • benché ancora mal organizzate, erano presenti le formazioni paramilitari di estrema destra legate ai vertici militari del Paese, tradizionale blocco di potere della Germania

La spaccatura interna al mondo della sinistra porta al primo, e certamente fra i più noti, tentativo insurrezionale della Germania postbellica: l’insurrezione spartachista. Lanciata dall’ala più radicale, gli spartachisti guidati da Rosa Luxemburg, l’insurrezione inizia fra il 5-6 gennaio a Berlino come risultato del tentativo di anticipare le elezioni per l’Assemblea Costituente. Le elezioni sono indette da Ebert, apoggiato dalle forze moderate in seno al governo provvisorio e segnano la frattura all’interno della sinistra: da un lato la volontà dei socialdemocratici di seguire la strada di una repubblica parlamentare, dall’altro il tentativo di instaurare un regime socialista.
L’insurrezione, appoggiata al di sotto delle aspettative dalle masse operaie, segna un momento fondamentale nella storia di Weimar: la repressione è affidata infatti a corpi franchi, ovvero formazioni paramilitari di destra, che spengono l’insurrezione nel sangue. Il 15 gennaio i Freikorps uccidono anche i leader del movimento, fra cui la Luxemburg.
Da lì a pochi giorni (19 gennaio) si svolgono le elezioni per l’Assemblea Costituente: l’Spd risulta il primo partito con il 38%. Risultato però insufficiente ad un governo monocolore, da cui la necessità di costruire una coalizione con le formazioni cattoliche e democratiche. Conseguenza dell’accordo è l’elezione di Ebert alla presidenza della Repubblica.
Ad agosto viene anche promulgata la Costituzione di Weimar, frutto di un compromesso fra le spinte parlamentariste e quelle presidenzialiste proprie della forte tradizione militare del Paese.
Fra le caratteristiche istituzionali più importanti sancite dalla Costituzione:

  • La nascita di una Repubblica Federale fondata sul bicameralismo: un Reichstag eletto con sistema proporzionale e un Reichsrat composto da delegati dei Lander;
  • La responsabilità del Governo di fronte al Parlamento
  • L’elezione diretta del Presidente della Repubblica

Particolarmente importante sarebbe però risultato, nel corso dei successivi anni, l’articolo 48 della Costituzione, che ben rifletteva le tendenze presidenzialiste che le forze più democratiche dovettero accettare. L’articolo sanciva che “Il presidente può prendere può prendere le misure necessarie al ristabilimento dell’ordine e della sicurezza pubblica”  sospendo una serie di prerogative proprie del Parlamento.

La Repubblica di Weimar. Prima parte: dalla nascita alla crisi della Ruhr
Rosa Luxemburg
La Repubblica di Weimar. Prima parte: dalla nascita alla crisi della Ruhr
Gustav Stresemann
La Repubblica di Weimar. Prima parte: dalla nascita alla crisi della Ruhr
Il Rentenmark


1921-1923: gli anni dell’instabilità

L’approvazione della Costituzione non risultò sufficiente a rasserenare il clima tedesco. A creare un nuovo, potente motivo di tensione furono i trattati di Versailles e la pesante umiliazione inflitta alla neonata Repubblica. A farne le spese fu in primo luogo l’Spd, che alle elezioni del 1920 crollò al 21% dei consensi: nasceva un nuovo governo spostato a destra e retto dall’alleanza fra i cattolici e il Partito Tedesco del Popolo, formazione conservatrice.
Nella primavera del ’21 fu anche deciso l’ammontare delle riparazioni belliche. La commissione interalleata stabilì una cifra assolutamente fuori da ogni logica: 132 miliardi di marchi-oro. Per la Repubblica Tedesca fu un ulteriore duro colpo: dopo l’armistizio (da ricordare che fu firmato dal governo provvisorio dopo l’abdicazione di Guglielmo II) il pagamento delle rate, unito all’accettazione dei trattati di Versailles, contribuì in maniera molto forte a determinare l’associazione, in larghi strati della popolazione, fra Repubblica e sconfitta/umiliazione, da cui l’ennesimo motivo di delegittimazione per le istituzioni democratiche.
Ad accompagnare questo processo fu un clima di violenza politica che le istituzioni repubblicane riuscirono a stento a contenere. Tentativi di colpo di Stato si sommarono a omicidi politici che oggi definiremmo “eccellenti”. Fra i vari: l’uccisione del ministro delle Finanze cattolico Matthias Erzberger (1921) e quello di Walther Rathenau, ministro degli Esteri e uomo di punta dell’industria tedesca (1922).
Non estraneo a questo clima fu il quasi-collasso economico cui giunse il Paese: le difficoltà economiche “naturali” in un Paese uscito da un simile sforzo bellico e disastrato da un punto di vista istituzionale, furono esasperate dal pagamento delle riparazioni che innescarono una spirale inflazionistica.

La crisi della Ruhr

Quasi che le difficoltà interne vissute dalla Repubblica di Weimar non fossero sufficienti, a rendere la gestione dell’economia e della politica ancora più complessa, si aggiunse un forte motivo di tensione internazionale che diede vita alla famosa “crisi della Ruhr”.
A provocarla fu la decisione franco-belga di inviare, sfruttando i dettami degli accordi raggiunti, alcune truppe a presidiare la regione industriale più ricca della Germania: la Ruhr. Il pretesto fu il mancato pagamento di alcune riparazioni in natura, ma il vero obiettivo era intimidire e mandare un segnale molto chiaro al governo tedesco: non si sarebbe accettato qualunque tentativo di sottrarsi al pagamento delle riparazioni.
La risposta del governo (guidato al momento da Wilhem Cuno alla guida di una coalizione di centro-destra), ulteriormente umiliato da questa azione, fu la chiamata alla resistenza passiva: i lavoratori furono incoraggiati a sospendere i lavori e a sabotare l’occupazione straniera.
Il blocco produttivo della Ruhr, che si protrasse per otto mesi, diede il colpo definitivo alla vacillante economia tedesca: si generò un processo di iperinflazione spaventoso e senza precedenti. Il marco sostanzialmente perse ogni valore e divenne carta straccia (giusto per farsi un’idea, basti pensare che a novembre occorrevano 4000 miliardi di marchi per cambiare un dollaro).
Per reagire alla spirale che stava portando il Paese al collasso, nell’agosto del ’23 si diede vita ad una grande coalizione fra i partiti cosiddetti costituzionali, guidata da Stresemann. Il nuovo cancelliere reagì con vigore: pose fine alla resistenza passiva a settembre, e il mese successivo sospendeva la validità del marco lanciando una nuova moneta, il Rentenmark. La nuova moneta non era più garantita dalle riserve auree ma dal patrimonio agricolo-industriale della Germania (in sostanza lo Stato ipotecava tutti i suoi beni). Per dare forza alla nuova valuta Stresemann diede poi vita ad una forte stretta deflazionistica basata principalmente sui tagli alla spesa pubblica e l’aumento delle tasse.
Il cancelliere dovette fronteggiare anche un ulteriore acutizzarsi dei tentativi eversivi: a ottobre fu sventato un tentativo insurrezionale di marca comunista ad Amburgo, a novembre fu invece bloccato un golpe preparato dal neonato Partito nazionalsocialista di un ancora quasi sconosciuto Adolf Hitler. In questo clima, sfruttando lo stato d’emergenza che gli conferiva ampi poteri, Stresemann ne approfittò anche per sciogliere i governi della Sassonia e della Turingia guidati da amministrazioni socialcomuniste.
A novembre il cancelliere cadde a dimostrazione della costante instabilità dei governi di Weimar. Stresemann rimase comunque da lì in poi un assoluto protagonista della vita politica della Repubblica Tedesca coprendo ininterrottamente, fino alla sua morte nel ’29, la carica di ministro degli Esteri che gli permise di dare vita ad una fase di stabilizzazione e di reinserimento della Germania nel consesso internazionale. Fase che gli permise, in primo luogo di portare, a partire dal ’24, la Repubblica di Weimar fuori dal collasso innescato dalla crisi della Ruhr.

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