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La resurrezione dei discepoli (3° Domenica di Pasqua)

Creato il 13 aprile 2013 da Ambrogio Ponzi @lucecolore
14 aprile 2013 
La resurrezione dei discepoli (3° Domenica di Pasqua) 
3° DOMENICA DI PASQUA  ANNO C

Antifona d'Ingresso Sal 65,1-2
Acclamate al Signore da tutta la terra,
cantate un inno al suo nome,
rendetegli gloria, elevate la lode. Alleluia.


CollettaPadre misericordioso, accresci in noi la luce della fede,
perché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo il tuo Figlio, che continua a manifestarsi ai suoi discepoli, e donaci il tuo Spirito, per proclamare davanti a tutti che Gesù è il Signore. Egli è Dio, e vive e regna con te….

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura At 5, 27b-32. 40b-41

Di questi fatti siamo testimoni noi lo Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli.

In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono».
Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù.
Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. - Parola di Dio Salmo Responsoriale Dal Salmo 29

Rit. : Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. - Rit.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. - Rit.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. - Rit.

Seconda Lettura Ap 5, 11-14

L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza.

Dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni Apostolo.
Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce:
«L’Agnello, che è stato immolato,
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza e forza,
onore, gloria e benedizione».
Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano:
«A Colui che siede sul trono e all’Agnello
lode, onore, gloria e potenza,
nei secoli dei secoli».
E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione.
- Parola di Dio
Vangelo Gv 21, 1-19[ Forma Breve Gv 21, 1-14 ]

Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce.

Dal vangelo secondo Giovanni
[ In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. ] Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore
La resurrezione dei discepoli (3° Domenica di Pasqua)
RIFLESSIONI
Sapendo che Giovanni è particolarmente attento al messaggio trasmesso dagli avvenimenti, oggi seguiremo il racconto punto per punto per meglio comprenderlo. 1- “ Beato chi crede ” “ Beati quelli che credono ” La beatitudine consiste nella natura della fede, che è lo sguardo che va oltre i confini stretti della nostra razionalità. La fede rappresenta un’apertura di orizzonte su di noi e sulla nostra dimensione, e la dilata. La fede è un atto umano che va oltre l’umano, ma attinge ad un orizzonte di valori da scoprire e da vivere. La beatitudine della fede consiste nel dare alle nostre domande di uomini le risposte di Dio. La fede non è prima di tutto adesione a delle idee o a delle teorie, ma è l’incontro con una persona che è Gesù e con tutte le consegue di vita che porta con sé e offre a noi. Siamo beati perché troviamo un amico, un super-amico, mosso dal desiderio di realizzare il Regno di Dio nell’uomo. Queste brevi osservazioni ci fanno sentire le difficoltà che possono esserci. Questo orizzonte non è immediatamente alla nostra portata, ma sollecita un cammino. Beati quelli che credono, perché avranno percorso un cammino accompagnati, guidati e anticipati da Gesù. La Resurrezione è da vedersi in questo orizzonte del Regno che viene, che Gesù è venuto a realizzare e a mostrare nella sua bellezza e difficoltà. Il Risorto è mosso dal movimento della fede. Il cuore della fede è la resurrezione. Cerchiamo di considerare con attenzione questo fatto: Gesù ci viene incontro con la Resurrezione, con la croce. La difficoltà di credere è il rischio di non cogliere, di non capire quanto la croce sia necessaria per un cammino di liberazione. Beato chi crede. Beato chi ha il dono di credere. Beato chi ha il dono di aderire alla via di Gesù. Un’attenzione che suggerisco è quella di non fermarci esclusivamente su Gesù Risorto, ma di cogliere la sua Resurrezione nella nostra resurrezione. Già oggi partecipiamo alla sua Resurrezione: non dobbiamo attendere un futuro lontano, ma c’è un presente in atto dove la Resurrezione fa sentire la sua luce e la sua forza nel cristiano e il cristiano vero, autentico, umile, piccolo non deve aspettare la fine del mondo. Già oggi si compie inizialmente, ma realmente questo cammino: uscire dalla chiusura della morte e del peccato per una vita libera, per la verità, per l’amore, per la comunione. Ciascuno di noi deve cercare di capire se vive questa connessione tra Gesù e se stesso. Quando noi facciamo questa esperienza, in misura anche piccola, avvertiamo la verità e la voglia di vivere. Questa esperienza fa, del cristiano, una persona gioiosa, perché dà a ciascuno una sensazione di gioia e di pace che nasce dalla certezza di essere nella verità, di essere dentro un’esperienza di comunione; di non essere seguaci di un’idea per partito preso. La fede nel Risorto è l’incontro con Lui e con i fratelli, anche se non sempre simpatici o cordiali. La beatitudine della fede è legata all’esperienza di questa liberazione già in atto, già partecipata, condivisa.
2- La fede è un’esperienza che va oltre la condizione umana e ci espone alle crisi e alle difficoltà. Non possiamo pensare alla fede come ad una zona tranquilla dove non ci siano difficoltà: sono difficoltà con Dio per comprendere il suo mistero; difficoltà con i fratelli, con le persone, con le situazioni, con gli avvenimenti.
  • Ora prendiamo in considerazione il brano del Vangelo frase per frase.
Il Vangelo è un insieme di luce e di buio. In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.” I discepoli sono quelli che Gesù ha chiamato e messo insieme, e che in parte vivevano con Lui. “Disse loro Simon Pietro: 'Io vado a pescare'.” Andare a pescare vuol dire tornare indietro. A suo tempo i discepoli avevano lasciato la casa per seguire Gesù e ora ritornano al loro mestiere. La morte di Gesù è paralizzante, e la comunità è esposta alla frantumazione. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.” La barca è la figura simbolica della chiesa; quindi è un ritornare. Questo movimento tra il sì e il no indica l’incertezza dell’esperienza. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. ” Due fatti negativi: non prendono niente e non si accorgono della presenza di Gesù in mezzo a loro. I discepoli sono nel buio. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». Non hanno da mangiare. La realtà è un fallimento. Notate bene: Gesù dà l’ordine di gettare le reti a degli esperti pescatori e insegna loro a pescare. Bisogna capire che l’uomo nei confronti del Signore, quando lo incontra in maniera vera, mette in moto un cammino e lo comprende in maniera altalenante. La fede a volte sembra oscurarsi e l’intervento del Signore rilancia l’esperienza. Ora potere continuare voi personalmente a rileggere il brano, seguendo questo movimento oscillante tra luce e tenebre, tra successo e fallimento, tra pesca abbondante e pesca a vuoto. Stiamo parlando della Resurrezione degli Apostoli, ma anche della nostra Resurrezione. Quando andiamo in crisi si oscura l’orizzonte, poi succede qualcosa che ci rinnova l’invito, che ci rimette in strada e ci permette di riappropriarci della nostra fede. I fattori che vengono evocati dal Vangelo sono: il banchetto e lo stare insieme nell’orizzonte della missione. Il Signore richiama alla fede e alla comunione per raggiungere tutti, perché tutti gli uomini possano avere la gioia di scoprire che la vita ha senso, che la sofferenza ha senso e ha valore, se vissuta con cuore aperto e docile.
  • Un’ultima considerazione.
Tra gli apostoli avviene un fatto molto educativo. A volte Pietro non capisce niente e Giovanni ha l’intuizione giusta; poi succede il contrario: Gesù chiama Pietro e lo incarica di tenere le chiavi del Regno; e Giovanni ritorna nel silenzio. Questo ci insegna una legge fondamentale: nessuno ha tutto e sempre, ma solo una parte che ha bisogno dell’altra parte. Questo vale per il singolo, per la famiglia, per i gruppi, per le parrocchie, per la chiesa, per il mondo. La proposta che emerge dall’orizzonte della Resurrezione è il reciproco bisogno di aiuto, di integrazione, di scambio, perché il conflitto venga superato dall’armonia delle parti. La Resurrezione, in quanto celebra la vittoria sulla morte, celebra anche la vittoria sul peccato e la possibilità di un’armonia reale nel mondo. Bisogna che ci rendiamo conto che i piccoli orizzonti restano aperti e sono preziosi. Anche la pace con l’avversario, l’accoglienza di un emarginato è indice di resurrezione, è spazio di resurrezione, è opera di resurrezione. La Resurrezione opera il superamento degli ostacoli e delle delusioni.
  • Questa miniera va esplorata, vissuta.
Chiediamoci cosa fare in famiglia per la fede, perché la vita familiare sia un momento di gioia, di pace. Ciascuno giochi questi parole, ispirate dal Vangelo, nella propria esistenza.

RIFLESSIONE
Il Vangelo è un racconto di resurrezione dei discepoli, in cui il passaggio dalla notte al mattino, dunque dalle tenebre alla luce, si accompagna al passaggio dall’ignoranza alla conoscenza di Gesù; dalla sterilità alla pesca abbondante, dal non avere nulla da mangiare al partecipare al pasto imbandito da Gesù. La presenza del Risorto produce questi mutamenti e ricrea la comunità, che era ridotta ad uno sparuto gruppo di gente smarrita.
La fede non è mai un dato acquisito per sempre, ma sempre un evento, un divenire che può conoscere progressi, ma anche regressioni. Anche profonde esperienze di fede possono essere vanificate e non lasciare traccia. Ma l’esperienza della loro sterilità e impotenza, la dolorosa presa di coscienza del loro “nulla”, conduce i discepoli ad aprirsi alla vista dell’Altro, uno Sconosciuto, che appare sulle rive del lago.
( Bose, Eucarestia e Parola)

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