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La ricerca della parola giusta

Da Anima Di Carta
La ricerca della parola giustaFinalmente abbiamo finito di scrivere la nostra storia. Bella sensazione, eh?
Superata la fase di euforia iniziale, però, verrà il momento di migliorare ciò che abbiamo scritto, di renderlo leggibile e possibilmente portarlo a un livello superiore. E dunque, liberi da preoccupazioni riguardo a trama, personaggi e così via, possiamo dedicarci a revisionare ogni pagina. In particolare, durante le fasi successive alla prima stesura, oltre a rivedere tutto il testo passandolo sotto la lente nel modo più critico possibile, sarà anche necessario controllare di aver usato le espressioni più adeguate per ciò che intendevamo dire.
Per quanto mi riguarda, le fasi della scrittura non sono mai regolari e nette. Di solito i vari passi si sovrappongono e mi capita, mentre sono ancora impegnata con la prima stesura (quella che si fa di getto), di mettermi a revisionare quello che ho scritto e di farmi prendere dalla smania di cercare le parole "giuste" nelle varie frasi. Ma dedicare a questa operazione la massima attenzione è di certo la cosa migliore.
Scegliere le parole più adatte
La differenza tra la parola giusta e la parola quasi giusta è la differenza tra il fulmine e la lucciola disse Mark Twain. Di fatto, però, quando ci dedichiamo alla storia non ci soffermiamo troppo sulle singole parole. Presi dalla foga di scrivere, utilizziamo i termini così come affiorano, seguendo l'onda dell'ispirazione, unicamente concentrati sul flusso dei pensieri, sui "contenuti" più che sulla "forma". Ed è giusto così, perché riflettere sulle parole arresterebbe il processo creativo. In seguito dobbiamo però valutare meglio alcuni termini e sostituirli con altri più adatti, limando e raffinando qua e là, con l'obiettivo di massimizzare l'impatto sul lettore.
Anche se durante la prima stesura ci siamo impegnati a scelgliere le parole in base al significato che ci è sembrato più adatto, può capitare che per  abitudine, pigrizia o fretta abbiamo trascurato di cercare più a fondo, sia nel lessico che conosciamo che nel dizionario.
Molte sono le domande che dovremo farci, a questo proposito, per capire se il termine che abbiamo usato in un passaggio è il più appropriato.
  • Esprime con chiarezza e in modo inequivocabile ciò che voglio comunicare?
  • E' un termine preciso, esatto, specifico?
  • E' adatto al contesto?
  • E' in linea con lo stile del narratore o con persona che sta parlando in quel momento, se si tratta di un dialogo?

Quali sono le parole più importanti?
Non tutte le parole meritano naturalmente una cura simile. Passarle al vaglio e cesellarle una per una sarebbe impossibile, lunghissimo, estenuante e anche inutile. Meglio concentrarci sulle parole che hanno un maggiore peso nella frase, quelle che catturano l'attenzione più delle altre o quelle che sono più determinanti a livello di contenuto. Soprattutto nei passaggi più importanti della nostra storia, poi, dovremo prestare la maggiore attenzione alle parole, scegliendole in modo che evochino e trasmettano ciò che ci siamo proposti.
Attenzione alle parole preferite
Avete notato come tendiamo a usare sempre le stesse espressioni quando scriviamo? Io ho osservato che esagero nell'usare la parola "sguardo" o il verbo "percepire". Abbiamo una riserva di parole che ci piace inserire, più o meno consciamente. Anche  molti autori di un certo livello hanno i loro termini privilegiati, ma è bene fare attenzione a non abusarne (nell'insieme del testo) e sostituirle con dei sinonimi o, meglio ancora, con altre che esprimano in modo più preciso ciò che volevamo dire.
Evitare le ripetizioni
Una delle prime cose che vengono insegnate a proposito della scrittura di un testo (non necessariamente un romanzo) è quella di evitare di ripetere lo stesso termine nell'arco di una frase o di un paragrafo. Se lo abbiamo fatto, presi dalla fretta, non dobbiamo far altro che sostituirli con sinonimi o parafrasi. Ma stiamo attenti ad affidarci troppo ai sinonimi dei programmi di videoscrittura o a usare termini troppo forbiti e contorti.
Evitare le banalità e i cliché
Anche le parole abusate o troppo generiche vanno individuate e sostituite, così come quelle troppo colloquiali (a meno che non siano adeguate al personaggio che parla o al tipo di narratore). Ci sono parole che usiamo così spesso nella vita di tutti i giorni che non ci dicono più niente, quando le troviamo scritte.
Non essere pretenziosi
Scegliere con cura le parole non significa che dobbiamo cadere nell'eccesso opposto ed essere a tutti i costi ricercati o contorti, non dobbiamo andare a pescare parole arcaiche o pompose: la semplicità è sempre apprezzata dai lettori, che di certo non amano andare a consultare il dizionario mentre leggono. Noi scrittori, al contrario, dovremmo sforzarci ampliare il nostro vocabolario, arricchirlo, in modo da scegliere l'espressione più calzante tra un'ampia gamma di sfumature.
Usare termini tecnici
Le cose vanno sempre chiamate con il loro nome, quindi se esiste un termine specifico va cercato e usato. Ciò è tanto più valido se la storia che stiamo scrivendo si svolge in un ambito preciso o se il protagonista è un esperto in un determinato campo. Questa necessità di precisione si deve in qualche modo conciliare però con quella di rendere comprensibile a tutti il testo, quindi è meglio non abusare di questa terminologia.
Scegliere le parole per il loro "suono"
Nella poesia l'uso delle parole non si limita al semplice significato, ma tiene conto anche alla loro sonorità, delle sensazioni che esse sono in grado di suscitare. Nella prosa ciò accade più di rado, ma è una possibilità di cui dovremo tenere conto, per esempio in alcune descrizioni che riteniamo importanti, attraverso le quali vogliamo lasciare sul lettore una specifica impressione, quando vogliamo "suggerire" piuttosto che mostrare chiaramente.
Uso non convenzionale dei termini
Se volessimo portare a un livello più alto la nostra scrittura, potremmo provare a introdurre qualche parola al di fuori del suo contesto, per un impatto ancora maggiore. Non è facile e si rischia di cadere nel ridicolo o nell'esagerare e rendere il testo pesante da leggere.
Un esempio semplice che ho letto di recente è questo: "Il fiume scorreva ben educato...". Di certo non si dice che un fiume è educato o maleducato, eppure questo uso non convenzionale rende bene l'idea di un corso d'acqua che scorre in modo pacato e regolare.
E voi quanto tempoe cura dedicate alle parole? Vi soffermate a sceglierle o preferite un tipo di scrittura più spontanea?
Anima di carta

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